KOSOVO: Traffico d’organi, il Parlamento europeo approva la risoluzione Marty

“Lei indica Hashim Tachi come padrino della rete mafiosa kosovara. Pensa di avere le prove per portarlo in tribunale?” chiede Audrey Tilve, giornalista di Euronews, a Dick Marty, l’uomo che con il suo rapporto ha finalmente portato alla luce quanto già da tempo si sospettava: il traffico d’organi gestito dall’Uck per finanziare la guerra contro la Serbia di Milosevic. “Da ormai quindici anni il signor Thaci è citato in tutti i rapporti della polizia e dei servizi segreti. Bisognerebbe chiederci perché fino a a ora non ci sia mai stata una vera indagine, perché si tollerano i dubbi. Non è solo una questione giuridica o penale: ci sono degli impegni politici da rispettare che non si possono eludere”.

L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha infatti approvato a maggioranza la risoluzione di Dick Marty. La risoluzione è stata adottata con 169 voti a favore e 8 contrari, 14 gli astenuti. L’assemblea ha invitato la comunità internazionale affinché venga fatta piena luce sui crimini commessi in Kosovo prima, durante e dopo la guerra, con particolare attenzione al traffico di organi, che vedrebbe coinvolto l’attuale primo ministro Hashim Thaci. “Avrei potuto evitare di fare nomi, ma il rispetto per le vittime e le loro famiglie impone di dire la verità“, ha detto Dick Marty durante la votazione. Nel rapporto compaiono centinai di nomi, tra i quali anche quello dell’attuale premier kosovaro. Infatti, secondo il rapporto di Marty, persone vicine a Thaci, il così detto Gruppo di Drenica, si è macchiato di crimini orrendi, tanto di criminalità comune, quanto di crimini di guerra.

Ma è lo stesso Marty a chiedere più chiarezza, anche attorno al suo rapporto. “Se leggete il mio rapporto vedrete che non ho mai scritto che il premier kosovaro Hashim Thaci sia direttamente implicato in un traffico di organi, ma che sono implicate persone a lui vicine. E’ dunque difficile che non ne abbia mai sentito parlare”. L’inchiesta di Dick Marty, durata due anni, ha portato al rapporto del Consiglio d’Europa ed è stata preceduta dalle indagini di Carla del Ponte, già procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia dal 1999 al 2007 che, prima di essere “promossa” ad ambasciatrice della Svizzera in Argentina, ha scritto il libro: “La caccia. Io e i criminali di guerra” nel quale fa riferimento a Tachi quale leader di una cupola mafiosa dedita al traffico di droga e organi umani.

L’inchiesta di Dick Marty nasce però a seguito di un procedimento giudiziario iniziato da un tribunale distrettuale di Pristina, per un presunto caso di traffico di organi scoperto dalla polizia nel 2008, e arriva al Parlamento Europeo poco dopo le elezioni kosovare: le prime da quando è stata dichiarata l’indipendenza dalla Serbia nel 2008, che hanno consentito a Hasim Tachi di assumere il governo della nazione. L’organizzazione criminale della quale avrebbe fatto parte il primo ministro, secondo Dick Marty, opererebbe da oltre dieci anni, da quando i fedelissimi di Drenica, il gruppo che faceva capo a Thaci, divenne la fazione dominante all’interno dell’Uck.

A seguito di quanto emerso dalla relazione Marty, c’è da chiedersi perché mai si sia legittimata in Kosovo una classe dirigente corrotta e legata a doppio filo con la mafia, lasciando che a governare il paese potesse essere un uomo coinvolto nel traffico di armi, di droga e di organi umani.

La delegazione albanese, nel corso del dibattimento, ha provato a minimizzare l’importanza della relazione di Marty, attuando inoltre proteste dinanzi al Parlamento europeo. Il governo di Tirana non ha ancora rilasciato dichiarazioni a riguardo, evidentemente impegnata a gestire la grave crisi politica che attraversa il Paese delle due aquile.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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