RUSSIA: Mosca al voto, ma senza opposizione

Domenica 8 settembre si terranno le elezioni amministrative in alcune regioni, repubbliche e città della Federazione russa. Si eleggono anche i nuovi membri della Duma di Mosca, il parlamento cittadino unicamerale composto da 45 membri. Il comune di Mosca, guidato attualmente dal partito di governo “Russia Unita”, sembra però non essere pronto ad accettare l’opposizione.

Un clima di protesta

228 sono i candidati ufficialmente registrati e autorizzati a partecipare alla corsa elettorale, ma l’atmosfera che si respira nella capitale è tutt’altro che tranquilla. L’intera campagna si è, infatti, svolta sulla base di proteste di massaper elezioni pulite”, scatenatesi soprattutto in seguito all’esclusione dei maggiori candidati d’opposizione al partito del presidente russo Vladimir Putin “Russia Unita”.

Le forze dell’ordine hanno reagito duramente contro i manifestanti, arrestandone 1388 (di cui 76 minorenni) nella sola giornata del 27 luglio. Sono stati anche aperti dei procedimenti penali contro alcuni manifestanti da parte del Comitato investigativo – procedimenti già ribattezzati dai media russi come “Moskovskoe delo”, il caso Mosca. Le accuse sono di organizzazione e partecipazione a manifestazioni non autorizzate.

Le proteste per la mancata registrazione dei candidati dell’opposizione alla corsa parlamentare continuano a invadere le strade di Mosca ormai da metà luglio. L’ultima manifestazione non autorizzata è avvenuta lo scorso 31 agosto: i partecipanti richiedevano il rilascio dei manifestanti arrestati in massa lo scorso 27 luglio e la fine della violenta repressione delle precedenti proteste.

Sabato scorso, infatti, diverse migliaia di persone si sono radunate intorno al monumento di Griboedov e sono riuscite a raggiungere Piazza Puškin chiedendo non solo “elezioni pulite”, ma anche il rilascio dei candidati dell’opposizione e dei prigionieri politici arrestati nel corso degli ultimi mesi. L’invito delle forze dell’ordine ai manifestanti è stato quello di disperdersi e di abbandonare l’ennesima manifestazione non autorizzata, questa volta senza arresti o violenze.

Tuttavia, lunedì 2 settembre la polizia di Mosca ha aperto un procedimento amministrativo ai sensi dell’articolo 20.2 del Codice amministrativo della Federazione russa (per violazione delle regole per lo svolgimento di manifestazioni) mettendo in stato di fermo il giornalista Il’ja Azar di Novaja Gazeta, l’avvocata Ljubov’ Sobol’ del Fondo per la lotta alla corruzione (FBK) e il suo collaboratore Nikolaj Ljaškin, i quali sono stati comunque rilasciati diverse ore dopo. Sobol’, sostenitrice di Aleksej Naval’nyj, è tra i candidati dell’opposizione che non sono stati ammessi alla corsa parlamentare.

Delle comunali senza opposizione

La lista finale dei 228 candidati che ambiscono a diventare deputati alla Duma è ormai definitiva.

La presentazione delle candidature si è chiusa il 5 luglio. Sono risultati 56 i candidati non ammessi alla corsa e solo uno di loro è riuscito a presentare ricorso al tribunale di Mosca e a tornare in gara: Sergej Mitrochin, l’ex-segretario (2008-2015) del partito d’opposizione “Jabloko”.

I candidati possono partecipare come membri di un partito o in maniera indipendente. Se il candidato è un candidato indipendente o se il partito che lo ha nominato non è rappresentato nella Duma, deve raccogliere le firme degli elettori. Per la nomina alla Duma della città di Mosca è necessario presentare circa cinquemila firme nel distretto (sono 45) della capitale dove si intende candidarsi (il 3% dei votanti del distretto).

La commissione elettorale ha respinto le firme della maggior parte dei candidati all’opposizione, escludendoli quindi dalla corsa elettorale. Proprio questo ha scatenato le proteste di quest’estate.

Stando ai risultati di un recente sondaggio effettuato dal Levada Center, due terzi degli intervistati ha sentito parlare delle manifestazioni per “elezioni pulite” alla Duma. Molti sono convinti che le proteste siano iniziate a causa dell’insoddisfazione della situazione generale nel paese (41%) e lo stesso numero di intervistati ritiene che la polizia e le forze dell’ordine abbiano usato ingiustificatamente la forza per arrestare i manifestanti. Inoltre, il 27% si è dichiarato pronto a partecipare alle proteste.

L’equilibrio precario di “Russia Unita”

Le elezioni comunali di Mosca si terranno senza la partecipazione ufficiale di “Russia Unita”, il partito di Vladimir Putin. Il partito non ha nominato alcun candidato, almeno formalmente: de jure, infatti, si sono presentati come “indipendenti” ben 43 volti politici molto vicini, de facto, a “Russia Unita”. Il motivo principale per cui i candidati non saranno associati al marchio del “partito al potere” pare essere la sua caduta nei sondaggi, soprattutto nella capitale, e la sconfitta subita da alcuni rappresentanti del partito alle elezioni in altre regioni e alle elezioni comunali di Mosca del settembre 2017, secondo quanto riferito da alcune fonti della testata Meduza. Solo il 22% dei moscoviti voterebbe infatti per un candidato di “Russia Unita”, mentre il 37% degli intervistati prediligerebbe un candidato indipendente.

Nonostante il comune di Mosca sia oggi dominato da deputati del partito di Vladimir Putin, la competizione e l’opposizione fa ancora paura alle autorità, che temono di perdere il loro potere. Secondo quanto dichiarato dall’agenzia RBK, sulla base dei risultati del partito “Russia Unita”, il Cremlino potrebbe pensare di apportare delle modifiche al sistema elettorale della Duma (soprattutto se il partito di governo dovesse prendere meno del 40% dei voti): non è da escludersi un aumento della quota di collegi uninominali fino al 75%.

 

Immagine: Jurij Injakin

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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