Pannella nemico del popolo, tutti all'assalto del forno

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La rivolta delle grucce. Un popolo medievale, forte del gregge e pavido quando di fronte a una scelta che impegni in prima persona, sempre pronto al compromesso, alla furbizia, per poi piangere la propria miseria dopo aver rubato la farina dal forno. Questo si evince dai sette minuti di video in cui si assiste a uno spettacolo poco dignitoso per chi vi ha preso parte: da un lato il politico, al secolo Marco Pannella. Dall’altra il popolo inferocito. Oggetto di insulti e sputi, Pannella si aggira tra la folla del corteo romano – senza scorta. I passanti lo accusano per il recente comportamento del suo partito, entrato in Parlamento durante il voto di fiducia (non votata) al governo Berlusconi mentre le altre forze di opposizione sceglievano di restare fuori dalla Camera quale atto simbolico – e carico di valore storico – di dissenso.

L’accusa di “collaborazionismo” con Berlusconi non è però fondamentale: lo sputo, le manate, qualche (lieve) spintone, sono per il politico in quanto tale: “Daje ar politico” indistintamente. Un politico lì c’era, e allora via col carosello. Con il rito carnascialesco del rovesciamento, del povero che diventa ricco, dell’ultimo che diventa primo, almeno per un giorno o per un attimo.

Il partito radicale, come è noto, calca la scena politica nazionale dal 1955. Dal 1989 non partecipa più ad alcuna tornata elettorale, assume una dimensione transnazionale demandando alle liste Bonino e Pannella – i due leader storici del movimento – tale compito.  Le battaglie radicali, alcune delle quali vinte, le conoscono tutti: divorzio, aborto (per cui la Bonino si è fatta il carcere), laicità dello Stato, obiezione di coscienza, antiproibizionismo in materia  di droghe, disarmo, diritti e dignità per le persone omosessuali, contro il finanziamento pubblico ai partiti e alla partitocrazia.

Leader istrionico, talvolta macchiettistico, Pannella è sempre stato in prima linea in queste battaglie, tra scioperi della fame e referendum, pur tra mille contraddizioni appoggiando (e appoggiandosi) ora a destra, ora a sinistra. Questo lungo elenco non vuole essere un panegirico del politico in questione ma un memento.  Gli italiani sono infatti un popolo smemorato che presto si dimentica di sé, delle proprie colpe, dei propri meriti. Così ecco che Pannella, che pure non sarà un padreterno ma almeno non è sfuggito a processi, non ha corrotto giudici, non ha baciato falci né martelli né fasci littori, diventa “er politico”: il nemico numero uno. Poiché nemica è, per molti oggi, la politica stessa. Non da oggi, in verità: proprio il disprezzo verso la politica ha consentito al rampante imprenditore delle televisioni di prendere il potere vent’anni or sono.

Domani il gregge, che prima è stato berlusconiano, non sarà mai stato berlusconiano. Così come si è dimenticato della storia politica radicale e del vecchio, prolisso, ridondante, Pannella che certo ha commesso l’imprudenza di andare tra la folla, ma almeno lo ha fatto da  normale cittadino, senza gorilla intorno. Finita la rivolta delle grucce domani il gregge – dimentico del giorno da leoni – s’assopirà di nuovo davanti al Commissario Cordier.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. anch’io ho inveito contro i radicali causa un’informazione errata.
    quando ho visto il video mi ha fatto un pò schifo ma tutto sommato ho pensato che se lo meritava.
    adesso che so che ho avuto torto mi dispace moltissimo, in genere non do mai retta alle voci ma stavolta ci sono cascata.
    mi dispiace.

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