Manifestazione europeista a Varsavia. Foto rsf.org

Polonia: Elezioni EUROPEE, testa a testa tra PiS e liberali

Anche la Polonia il prossimo 24 maggio andrà a votare il rinnovo del Parlamento europeo. Sono 51 i seggi assegnati al paese all’interno dell’assemblea, e a una settimana dal voto i sondaggi restituiscono il quadro di una situazione molto diversa rispetto alle precedenti elezioni europee. Nel 2014 infatti la tornata elettorale non era stata molto sentita dai cittadini polacchi, in particolare dagli abitanti delle zone rurali: l’affluenza si era fermata al 23,8%, mentre secondo i sondaggi più recenti tra una settimana si recherà alle urne il 55% della popolazione del paese, in linea con la percentuale delle precedenti elezioni politiche. Un dato che non deve sorprendere e che non è, come si potrebbe credere, il risultato di una crescita del sentimento di attaccamento all’Ue da parte dei cittadini polacchi quanto, piuttosto, una spia del clima politico interno al paese. Infatti questa tornata elettorale sembra essere sempre di più un test di consenso per Diritto e Giustizia (PiS), il partito nazionalista e euroscettico al governo dal 2015.

Nazionalisti e liberali ai ferri corti

Due sono le formazioni che probabilmente si contenderanno la vittoria in questa tornata elettorale. Diritto e Giustizia (PiS), partito nazionalista, conservatore ed euroscettico, si colloca nella Alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) insieme a Fratelli d’Italia e ai conservatori inglesi, ma mantiene anche rapporti cordiali con l’estrema destra spagnola di Vox e con il Ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. Il partito è stato accusato più volte di violare sistematicamente lo stato di diritto e di aver costruito in Polonia uno regime semi-autoritario: solo un anno fa l’Ue ha deferito il governo polacco alla Corte di giustizia europea, accusandolo di non riconoscere il principio di separazione dei poteri. La nuova riforma della giustizia infatti, approvata a larga maggioranza dal parlamento lo scorso luglio, subordinava di fatto il potere giudiziario a quello legislativo. Uno scontro con l’Ue che non si è mai definitivamente risolto, e che ha invece avvicinato la Polonia a paesi come l’Ungheria di Orbàn o l’Italia dell’esecutivo M5S-Lega sui temi dell’immigrazione e della critica all’Unione europea. Il partito si appoggia ai settori più conservatori della Chiesa cattolica e ha la sua base elettorale più solida soprattutto nelle zone di campagna.

L’opposizione al PiS è guidata dai cristiano democratici di Piattaforma Civica (PO), partito di centrodestra che siede fra i banchi del Partito popolare europeo (PPE). Liberisti in materia economica, conservatori in tema di diritti civili e sociali e fortemente europeisti, i centristi di Piattaforma Civica hanno messo in piedi per questa tornata elettorale una grande coalizione, chiamata in modo significativo Coalizione Europea, composta da una miriade di partiti con collocazioni diverse: dall’Alleanza della Sinistra Democratica al partito dei Verdi, fino a formazioni liberali e cristiano democratiche minori. In Polonia la Coalizione Europea è considerata un partito pigliatutto che punta a portare al voto elettori di diversa estrazione, accumunati dall’europeismo e dalla opposizione alle politiche del PiS.

Le altre formazioni in campo

Al di fuori dello scontro tra Coalizione europea e PiS, che sembra egemonizzare il dibattito politico negli ultimi giorni, si muovono altre forze nel variegato panorama elettorale. La prima di queste formazioni è Kukiz 15, il partito personale del musicista punk rock Pawel Kukiz fondato in occasioni delle presidenziali del 2015. Partito populista di destra, che conta molto sul carisma del fondatore e principale leader, porta avanti posizioni apertamente euroscettiche e nazionaliste e a livello internazionale ha stretti rapporti con il Movimento 5 Stelle. Alle elezioni politiche del 2015 Kukiz 15 prese circa l’8%, un risultato eccezionale per una formazione nuova nel panorama politico polacco. Un risultato ancora più notevole se si considera che il partito guadagnò il 42% dei consensi fra i giovani tra i 18 e i 29 anni.

Un’altra formazione a destra del PiS che avrebbe tutte le carte in regola per entrare nel parlamento europeo è la Confederazione Kornwin Braun Liroy – nazionalisti, una coalizione messa in campo da alcuni movimenti di destra e estrema destra polacchi. Formazione fortemente euroscettica e ultranazionalista, è promossa anche dal Movimento Nazionale, organizzazione neofascista al cui congresso fondativo, nel 2014, parteciparono anche il leader di Forza Nuova Roberto Fiore e molti esponenti di Jobbik, partito di estrema destra ungherese.

Infine anche a sinistra qualcosa sembra muoversi: lo scorso febbraio è nata una nuova formazione socialdemocratica da una scissione a sinistra della Alleanza della Sinistra Democratica, oggi subordinata ai cristiano democratici di Piattaforma Civica nella Coalizione Europea. Il nuovo partito, chiamato Wiosna (Primavera), è guidato da Robert Biedroń, parlamentare socialdemocratico eletto al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco. Attivista per i diritti lgbt e dichiaratamente ateo, Robert Biedroń propone una riforma del sistema sanitario, una politica più ecologica con la chiusura di tutte le miniere di carbone entro il 2025 e la fine dei sussidi statali alla Chiesa cattolica.

Un paese che si sposta a destra?

Proprio Wiosna, la formazione di Robert Biedroń, sembrerebbe la grande novità a sinistra del panorama politico polacco: dato all’8% secondo gli ultimi sondaggi, potrebbe guadagnare una pattuglia di parlamentari europei, presentandosi come l’unico partito in grado di eleggere rimanendo indipendente rispetto alle forze liberal-conservatrici e nazionaliste. Al contrario l’altra forza socialdemocratica, la coalizione Lewica Razem (Sinistra Unita), legata a livello internazionale a Diem25, il movimento di Yanis Varoufakis, sarebbe inchiodata a un misero 2% che non le permetterebbe di superare lo sbarramento.

In realtà, almeno secondo i sondaggi, la Polonia si starebbe spostando ancora più a destra rispetto alle elezioni europee del 2014: un processo in atto ormai da alcuni anni, almeno dal ritorno al governo del PiS nel 2015. Infatti anche in questa tornata elettorale siamo di fronte a un testa a testa tra Diritto e Giustizia, dato al 40%, e la Coalizione Europea, che raggiungerebbe il 37% dei voti. Una sconfitta per l’alleanza guidata da Piattaforma Civica, che nelle scorse consultazioni europee raggiungeva da sola il 44% mentre l’Alleanza della Sinistra Democratica totalizzava il 12% delle preferenze. Rispetto alle elezioni del 2014, invece, il PiS guadagnerebbe oltre dieci punti percentuali, passando dal 29% al 40%: una vittoria netta per il partito di Jarosław Kaczyński. Se questi dati dovessero essere confermati, risulterebbe chiaro la crescita di consensi nel campo euroscettico, conservatore e nazionalista. Un processo di spostamento a destra della società polacca che verrebbe rafforzato anche dal risultato di Kukiz 15, dato al 5% dei consensi, e della Confederazione Kornwin Braun Liroy, data al 5,5%: delle cifre che porterebbero il campo della destra euroscettica ad essere scelto da oltre la metà dei votanti polacchi alle prossime elezioni europee.

Foto rsf.org

Chi è Davide Longo

Nato nel 1992, vivo e lavoro a Varese. Sono laureato in Scienze Storiche all'Università degli Studi di Milano, ho studiato lingua e cultura cinese e ho trascorso un periodo di studio all'Università di HangZhou, Zhejiang, Repubblica Popolare Cinese. Oggi sono docente di Italiano e Storia nella scuola secondaria di primo grado. Appassionato di storia e politica sia dell'Estremo Oriente, sia dei Paesi dell'ex blocco orientale, per East Journal scrivo di Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria, senza disdegnare i Balcani (concepiti nel senso più ampio possibile). Ho scritto per The Vision e Il Caffé Geopolitico e sono autore di due romanzi noir: Il corpo del gatto (Leucotea, 2017) e Un nido di vespe (Fratelli Frilli, 2019).

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