Slovacchia Polonia

Il governo russo congeda i suoi ambasciatori in Slovacchia e in Polonia

Il contestato Sergey Andreyev traslocherà da Varsavia a Bratislava, mentre il futuro della rappresentanza russa in Polonia é ancora incerto.

Il cambio della guardia in Slovacchia

Lo scorso 8 ottobre gli slovacchi hanno appreso dal quotidiano Domov-SME che, dopo cinque anni di servizio, l’incarico dell’ambasciatore russo Igor Bratcikov stava volgendo al termine. Se l’avvicendamento non ha nulla di anomalo di per sè, soprattutto in un mondo professionale caratterizzato da trasferimenti e rotazioni costanti, ciò che colpisce, e che svela in parte l’orientamento di Bratcikov durante il suo mandato, è la fonte della notizia. Il primo a renderla pubblica infatti è stato Matus Alexa, leader dell’associazione Brat za Brata, formalmente estranea al circuito politico-diplomatico ufficiale.

Brat za brata (dallo slovacco “Fratello per fratello”) riunisce da oltre un decennio appassionati di motociclismo e di storia militare, e tra le sue attività principali figurano il recupero e la valorizzazione dei monumenti commemorativi sparsi sul territorio nazionale, in particolare quelli dedicati ai caduti cecoslovacchi e ai soldati dell’Armata rossa. Da qui sono maturate le tendenze filo-russe dell’associazione anche su questioni di più stretta attualità, e la sintonia con l’ambasciatore di Mosca. Questa divenuta ancora più esplicita dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, come testimoniano la polemica del 2022 sul danneggiamento del cimitero di guerra zarista di Ladomirova, e la più recente onorificenza inviata ad Alexa da Vladimir Putin in persona.

La stampa slovacca ha reso noto che, dopo il congedo di Bratcikov, la rappresentanza verrà gestita provvisoriamente dal consigliere Konstantin Nefyodov. Le indiscrezioni sul nuovo ambasciatore invece vanno tutte nella direzione di Sergey Andreyev, diplomatico di grande esperienza formato negli anni Ottanta presso il ministero degli Esteri sovietico, e inviato poi del governo russo in Portogallo, Angola, Norvegia e, dal 2014, in Polonia, dove è rimasto eccezionalmente in carica per undici anni.

Lo strano caso polacco

In attesa che Andreyev prenda servizio nel suo nuovo ufficio di Bratislava, con il nulla osta del governo di Robert Fico, la maggior parte dei media lo sta presentando con toni poco lusinghieri a causa di alcuni episodi che hanno segnato la sua esperienza precedente. Giunto in Polonia dopo i fatti di Euromaidan e il referendum per l’autodeterminazione della Crimea, quindi all’inizio delle tensioni tra Mosca e Varsavia, Andreyev ha sempre preso posizioni nette in favore di Putin e del suo operato, senza mai rappresentare un fattore di distensione.

Nel 2015 commentò la profanazione di alcune tombe sovietiche della Seconda Guerra Mondiale nel villaggio di Milejczyce, definendo l’invasione del 1939 come la conseguenza delle scelte sbagliate del governo polacco. Nel maggio 2022, dopo aver appoggiato esplicitamente l’invasione dell’Ucraina, venne ricoperto di vernice rossa da alcuni manifestanti durante una commemorazione militare. Anche più di recente, in occasione dei primi sconfinamenti aerei russi, Andreyev ha mantenuto il suo atteggiamento di malcelata ostilità: nel marzo 2024 ignorò la convocazione del ministero degli Esteri polacco giudicandola pretestuosa e non sostenuta da prove evidenti.

Lo scorso luglio l’agenzia russa Ria Novosti ha comunicato che l’incarico di Sergey Andreyev si sarebbe concluso alla fine dell’estate. La notizia, diffusa rapidamente dai media polacchi e non solo, è stata seguita a pochi giorni di distanza da un piccolo giallo. Sui portali governativi di Mosca infatti era apparso il nome del nuovo ambasciatore: si trattava di Georgy Mikhno, un alto funzionario del ministero degli Esteri designato per “sovrintendere alle nuove sfide e minacce”. Poche ore dopo però l’annuncio è stato rimosso, senza spiegazioni nè dichiarazioni d’intenti da parte del Cremlino. Il futuro dell’ambasciata russa in Polonia rimane tuttora in sospeso.

Il precedente dei paesi Baltici

Lo stallo tra Mosca e Varsavia è coinciso con una fase molto delicata delle relazioni internazionali. A questa hanno contribuito la crisi dei droni di Putin nei cieli europei (alcuni abbattuti proprio nello spazio aereo polacco), la recrudescenza del conflitto in Ucraina, l’intensificazione delle sanzioni economiche, e l’imponente esercitazione militare congiunta russo-bielorussa Zapad 2025.

Il lungo silenzio seguito al congedo di Andreyev potrebbe portare quindi all’esito peggiore, cioè al declassamento dei rapporti bilaterali da ufficiali a ufficiosi, con un incaricato d’affari chiamato a sostituire la figura dell’ambasciatore. Un’operazione già compiuta da tempo in Estonia, Lettonia e Lituania, paesi da sempre sostenitori della linea dura contro Mosca. Lo stesso passo compiuto dalla Polonia avrebbe però un peso specifico diverso sia sulle contingenze belliche, sia sulla convivenza a lungo termine in Europa.

Immagine tratta dal quotidiano Domov-SME

Chi è Enrico Brutti

Si è laureato in Storia all'Università degli studi di Padova

Leggi anche

Il reporter polacco Wojciech Górecki ha presentato al pubblico “Pianeta Caucaso” (Keller, 2024) e “Abcasia” (Keller, 2025) in dialogo con Cesare Figari Barberis, in occasione di Slavika Festival, evento dedicato alle culture slave tenutosi a Torino tra il 14 e il 16 di marzo 2025.

A Torino Wojciech Górecki racconta il suo Caucaso

Il reporter polacco Wojciech Górecki ha presentato al pubblico “Pianeta Caucaso” (Keller, 2024) e “Abcasia” (Keller, 2025)

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com