Pendarovski

MACEDONIA: Pendarovski nuovo presidente, un voto a favore dell’accordo con la Grecia?

Il 5 maggio si è svolto in Macedonia del Nord il ballottaggio per le elezioni presidenziali. Sebbene il Presidente della Repubblica svolga un ruolo marginale, il voto ha assunto un significativo peso politico perché è stato il primo test elettorale dopo la conclusione dell’iter per il cambio di nome previsto dall’accordo di Prespa.
L’elezione ha visto vincitore il candidato del partito di governo dell’Unione Socialdemocratica di Macedonia (SDSM), Stevo Pendarovski, con il 51,6% dei voti contro il 44,7% della candidata del principale partito di opposizione VMRO—DPMNE, Gordana Siljanovska-Davkova.

I candidati

La consultazione è stata erroneamente presentata da molti media internazionali come uno scontro tra europeisti e anti-europeisti. In realtà la differenza più significativa tra i due candidati non era legata al percorso europeo del paese, sostenuto anche dal partito d’opposizione nonostante una maggiore attenzione posta agli interessi nazionali, ma ha riguardato il giudizio sul cambio di nome e l’approccio alla questione etnica relativa ad una più ampia inclusione della componente albanese, due politiche chiave del governo socialdemocratico di Zoran Zaev.

Pendarovski, candidato sostenuto dallo stesso Zaev, ha fortemente difeso quanto stabilito dall’accordo con la Grecia, considerato come il primo passo necessario per l’integrazione euro-atlantica, così come la convinzione di voler creare una società multietnica con il riconoscimento di maggiori diritti per gli albanesi. Siljanovska-Davkova, invece, proponeva una valutazione sul cambio di nome in linea con quella del suo partito, dunque estremamente critica: l’accordo, secondo lei, avrebbe sì accelerato il processo di integrazione, ma a costo di mettere in pericolo la già debole coesione interna del paese.

Il voto

La vittoria del candidato sostenuto dal governo potrebbe essere letta come un’approvazione di fatto dell’accordo da parte dei cittadini macedoni. Per avere un quadro più chiaro, però, è bene analizzare il dato dell’affluenza. Nonostante al ballottaggio la partecipazione sia stata più alta rispetto al primo turno, meno della metà della popolazione ha partecipato alla tornata elettorale, il 46,7%. Questo sottolinea una profonda disaffezione dei cittadini verso il sistema politico, caratterizzato negli ultimi anni da continui scandali. Il tentativo da parte dei candidati di concentrare la campagna elettorale sulla questione del nome non ha favorito l’affluenza, segno che forse le preoccupazioni dei cittadini sono rivolte più alle difficoltà economiche in cui versano che ad un tema dato ormai per concluso con l’approvazione definitiva delle modifiche costituzionali.

Analizzando più nello specifico i risultati si può notare come Pendarovski, rispetto al primo turno, abbia ampliato il suo bacino elettorale passando da circa 320mila voti ad oltre 430mila. Una crescita ben più ampia di quella della sua rivale. Questa differenza è in parte imputabile al voto della componente albanese, che al primo turno poteva contare sul candidato indipendente Blerim Reka. Nelle regioni del nord-ovest a maggioranza albanese, l’affluenza è stata però di gran lunga più bassa rispetto alla media nazionale, non superando mai il 30%. La bassissima partecipazione degli albanesi non è certo una novità: era già successo proprio nel referendum di settembre sul nome del paese, così come nelle altre tornate elettorali. Se nelle elezioni politiche il dato è mitigato dalla presenza dei partiti albanesi, che riescono a mobilitare quella parte dell’elettorato, in una contesa come quella presidenziale, in cui si sfidano due candidati macedoni, tanti albanesi non si sentono per nulla rappresentati.

La scarsa partecipazione albanese aiuta a capire le alte percentuali raggiunte da Pendarovski in questa parte del paese. Nella regione di Lipkovo, ad esempio, dove gli albanesi sono più dell’80% della popolazione, il candidato socialdemocratico ha vinto con il 95,4% dei voti. A Zelinho e Bogovinje ha superato addirittura il 96,5%. Questo dimostra che quei pochi albanesi che hanno votato lo hanno fatto per il candidato sostenitore di una loro maggiore inclusione, appoggiato tra l’altro dal primo partito albanese, l’Unione Democratica per l’Integrazione(DUI).

Le reazioni

Al termine della tornata elettorale, le reazioni hanno inquadrato la vittoria di Pendarovski come conferma della linea del governo Zaev. Il neo-presidente ha parlato di “decisione matura e saggia del nostro popolo che si è lasciato alle spalle il passato oscuro” promettendo che si batterà “per un paese euro-atlantico, democratico e prospero”. Il Commissario europeo per la politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento, Johannes Hanh, con un tweet ha ribadito il supporto dell’Unione europea per la prospettiva di adesione della Macedonia del Nord. Congratulazioni sono giunte anche dal Consiglio dell’Ue che con una lettera ha incoraggiato il nuovo presidente a perseguire il percorso di riforme, potendo contare sull’assoluto sostegno all’accordo di Prespa visto come un risultato politico straordinario che costituisce un esempio di riconciliazione nella regione.

Con questa vittoria elettorale, per quanto “mutilata” dalla bassa partecipazione, l’SDSM vede confermata la propria linea sulla vicenda del cambio di nome e sulla politica di apertura verso la componente albanese. Dall’altro lato, l’opposizione guidata dal VMRO-DPMNE non sembra riuscire a intercettare il malcontento e offrire una valida alternativa ai socialdemocratici. Nei prossimi mesi il governo sarà chiamato a dare risposte più convincenti sul versante economico e, forse, solo allora si potranno valutare con più precisione la sua tenuta e gli equilibri tra maggioranza e opposizione.

Foto: DW

Chi è Marco Siragusa

Nato a Palermo nel 1989, ha svolto un dottorato all'Università di Napoli "L'Orientale" con un progetto sulla transizione serba dalla fine della Jugoslavia socialista al processo di adesione all'UE.

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