In Macedonia del Nord, sette mesi dopo la tragedia alla discoteca Pulse di Kočani che ha ucciso 63 giovanissimi e ferito quasi 200 persone, continuano le indagini, tra processi per falsificazione, negligenza e violazioni della sicurezza. Mentre le famiglie delle vittime continuano a chiedere giustizia, le recenti elezioni locali potrebbero non cambiare nulla.
L’inchiesta dopo il rogo: ipotesi e arresti
Era la notte tra il 15 e il 16 marzo quando durante un’esibizione nella discoteca Pulse di Kočani, cittadina di 25 mila abitanti a un centinaio di chilometri da Skopje, divampò un incendio causato dal malfunzionamento degli effetti pirotecnici adiacenti al palco che costò la vita a 63 persone ferendone altre 193. La procura ha aperto due indagini, una sulle carenze sistemiche della struttura, l’altra sulla responsabilità della polizia e sulla relativa gestione della situazione.
Le indagini hanno rapidamente preso la pista della illecita concessione di autorizzazioni e di possibili tangenti: le investigazioni hanno portato a numerosi arresti tra gestori, dipendenti e anche funzionari pubblici locali e statali coinvolti nel rilascio di documenti e permessi.
Sviluppi giudiziari
Nei mesi successivi le autorità giudiziarie hanno ampliato l’inchiesta, allargando il focus dall’accertamento delle cause del rogo a una vasta indagine penale, con ipotesi che includono negligenza grave, falsificazione di documenti e reati connessi alla corruzione. A giugno è emerso che 34 persone e tre entità giuridiche sono state formalmente incolpate per il loro ruolo nel disastro; tra gli indagati compaiono il proprietario del locale, familiari e alcuni funzionari che avrebbero contribuito — secondo l’accusa — a far passare certificazioni o licenze irregolari. L’indagine ha inoltre portato all’arresto — stando ai resoconti giornalistici e all’atto d’accusa — di ufficiali di polizia e di membri dell’amministrazione che avrebbero sostenuto o sottoscritto autorizzazioni non conformi.
Il 5 settembre scorso è stato depositato in tribunale un nuovo atto d’accusa che incrimina il proprietario dell’agenzia di sicurezza Rubikon per “gravi reati contro la sicurezza pubblica”, accusato di non aver rispettato gli standard minimi di sicurezza, di aver messo a repentaglio la vita dei presenti e di aver causato ingenti danni materiali.
Lo stato delle indagini sette mesi dopo la tragedia
Sette mesi dopo la tragedia la situazione giudiziaria resta complessa. Oltre alla formalizzazione di capi di imputazione contro decine di persone e società coinvolte nella gestione e nell’omologazione del locale, sono state eseguite numerose misure cautelari, incluse misure detentive temporanee per alcuni sospettati ritenuti centrali nell’organizzazione delle autorizzazioni; restano aperte indagini su funzionari ministeriali e locali chiamati a rispondere per firme e certificati potenzialmente falsificati o concessi in violazione delle norme.
Sebbene alcuni siano stati completati, continuano anche gli accertamenti dei periti sul materiale incendiato, sulle modalità di propagazione del fuoco e sulle condizioni strutturali del locale; queste perizie sono cruciali per stabilire responsabilità penali per omicidio colposo plurimo e per indicare eventuali reati amministrativi e penali collegati alle certificazioni.
Reazioni pubbliche e politiche
La tragedia ha provocato forti reazioni politiche in Macedonia del Nord: il governo a suo tempo aveva promesso “tolleranza zero” verso questa corruzione omicida (che è sempre più endemica nella regione, a partire da quella serba post 1 novembre 2024). La società civile e le famiglie delle vittime chiedono processi rapidi e trasparenti oltre a riforme strutturali per impedire il ripetersi di simili disastri.
Mentre molti dei feriti dell’incidente sono ancora in fase di guarigione, si moltiplicano nel paese manifestazioni, marce di solidarietà e azioni umanitarie. Il messaggio degli ultimi sette mesi rimane invariato: giustizia immediata. Ogni sabato i parenti delle vittime organizzano una marcia silenziosa a Kočani, la “Marcia degli Angeli“, per ricordare alle istituzioni il loro impegno per la giustizia.
Le elezioni locali: cambierà qualcosa?
Ed è in un clima nervoso che lo scorso 19 ottobre si sono tenute in Macedonia del Nord le elezioni locali, importante banco di prova per le forze politiche nazionali. Nel complesso, le elezioni hanno visto una netta vittoria del partito al governo, la forza di centro-destra al governo VMRO-DPMNE, che esce dunque rafforzato, mentre i rivali socialdemocratici, che hanno governato il paese dal 2016 al 2024, continuano a perdere voti.
Per il comune di Kočani, dove a ridosso della tragedia al Pulse il sindaco della VMRO si era dimesso tra un fortissimo sdegno pubblico, si andrà al secondo turno, ma il candidato del centro-destra appare anche qui in netto vantaggio, ed è dunque possibile una riconferma della VMRO anche in questo distretto. Il caso del rogo nella discoteca è stato citato come uno degli elementi di “sfida” per l’amministrazione e per il partito di governo locale. Il fatto che Kočani sia entrata nei riflettori elettorali e mediatici in parte a causa del rogo significa che la questione è entrata nell’agenda pubblica locale: questo può aumentare la pressione sui futuri amministratori affinché rendano conto delle carenze e agiscano in fretta. In un paese (e in una regione) dove la corruzione dilaga e corrode le istituzioni, la domanda che aleggia laconica rimane sempre la stessa: cambierà qualcosa?
Foto: pbs.org
East Journal Quotidiano di politica internazionale