Viaggio a Joškar-Ola, nella Repubblica russa dei Mari

Joškar-Ola è la capitale della Repubblica dei Mari (o Repubblica Marij El), a 13 ore di treno e 750 km a est da Mosca. Tra i suoi vanti, quello di essere l’unica città russa che inizia con la lettera Й (J, la cosiddetta “i breve”) – lo status di “città” in Russia spetta infatti solo ai centri urbani che contano almeno 12 mila abitanti (e un terzo dei paesi russi non arriva a questa cifra); Joškar-Ola ne conta quasi 250.000. Un tale vanto quello della lettera Й da meritarsi un monumento a nord del centro storico. Tuttavia, non è questa l’unica opera memorabile della cittadina, né l’unico vanto.

Benché in italiano il nome di questa repubblica richiami visioni fiabesche e avventurose, il territorio di Marij El si estende in un bassopiano ricco di foreste lungo il fiume Volga. I mari di cui si parla sono infatti una popolazione ugro-finnica (oggi circa 500mila persone) di antichissima storia, lingua, cultura, mitologia, che viveva nell’area prima dell’avvento dei russi. In città alcuni musei – in particolare, il museo nazionale Evseev e la galleria d’arte – ne celebrano in maniera etnografica costumi e tradizioni, ma sono soprattutto i negozi di souvenir a ribadire la componente ugro-finnica della città, che altrimenti passerebbe piuttosto inosservata. I mari nella capitale oggi si confondono, mentre nelle campagne è possibile davvero entrare in contatto con quella che è l’ultima popolazione pagana d’occidente. Per quanto riguarda la capitale, è soprattutto il suo particolare nome a ricordarci che siamo in terra mari; in lingua locale Joškar-Ola vuol dire letteralmente “città rossa” (e quindi bella, secondo il significato antico della parola).

Storicamente, tuttavia, la città come la conosciamo oggi non nasce con i mari, ma con la conquista russa dell’area da parte di Ivan il Terribile a metà del Cinquecento. Qui venne costruita la prima fortezza che dette poi il primo nome alla città, Tsarevokokšajsk, mantenuto fino alla rivoluzione del 1917. Nell’Ottocento questo fu luogo di esilio per gli oppositori politici; chi partecipò alla rivolta polacca del 1863, ad esempio, finì proprio qui a Tsarevokokšajsk a scontare la pena.

Tra i memorabilia dell’epoca sovietica, nel centro città si fanno notare ancora oggi alcune statue di Lenin, il Parco della Cultura (Park Kul’tury), il Parco della Vittoria (Park Pobedy), alcuni imponenti edifici e i classici nomi delle vie (dalla prospettiva Lenin a via Sovietica).

Eppure, solo una decina d’anni fa il turista si sarebbe imbattuto in una città completamente diversa.

Nel 2003 infatti la Repubblica dei Mari decise di inaugurare un particolare programma di sviluppo sociale ed economico per la sua capitale (il nome del progetto era appunto “Capitale”, Stolitsa). All’interno del piano rientrava il completo restyling del centro della città, con il restauro e la costruzione di nuovi edifici. È così che Joškar-Ola è divenuta il tripudio del post-moderno.

Iniziamo dal lungo-fiume. Qui la città ha scelto di rifarsi in look seguendo lo stile fiammingo, rinominando pertanto i due viali che costeggiano il fiume “lungo-fiume Amsterdam” e “lungo-fiume Bruges” Il palazzo sede del ZAGS (l’ufficio comunale degli stati civili, dove si firmano gli atti di matrimonio) non solo ora vanta una location ideale per le foto dei novelli sposi, ma di fronte è stata posta una scultura dedicata a Grace Kelly e Ranieri III.

Completano la panoramica a nord la scuola di belle arti, il teatro delle marionette, una giovane imperatrice Elisabetta a cavallo e l’orologio dei 12 apostoli con le statuine semoventi allo scoccare dell’ora.

Un altro interessante orologio è quello della galleria d’arte, anch’esso con musica e figure in movimento. L’edificio della galleria, a due passi dal monumento a Vladimir Lenin, tuttavia non è fiammingo, ma si rifà al rinascimento italiano.

Italiano è anche il giardino presso la cattedrale dell’Annunciazione, anche quest’ultima di nuova fattura (2016, ancora in fase di rifinitura negli interni) e costruita su modello della Chiesa sul Sangue versato di Pietroburgo.

 

 

Nel giardino italiano, al centro, domina una statua dedicata a Lorenzo de Medici.

Non poteva mancare, come ogni città russa che si rispetti, il Cremlino di Joškar-Ola: costruito nel 2009, porta il vanto di più “giovane” cremlino al mondo.

 

 

Tuttavia, il vero simbolo della città è il gatto: in centro, accanto alla galleria e all’università, è stata posta una statua in suo onore. Il felino attende sornione su una panchina gli scatti dei turisti o l’arrivo di qualche studente che, secondo l’uso scaramantico, corra a chiedergli un incoraggiamento per il buon esito di un esame. L’associazione tra la città e il gatto deriva dall’espressione colloquiale russa “ioškin kot!” (ёшкин кот!), un equivalente di “corbezzoli!”, che a livello fonico ricorda il nome della città, o meglio il suo nomignolo “Joška”. Nonostante le due parole abbiano grafie diverse (una utilizza la lettera “Ё”, l’altra il digramma “ЙО”), il gatto è divenuto il simbolo di questa città a dir poco fiabesca. Tanto fiabesca che ospita una statua a Evgenij Onegin, il protagonista dell’opera di Puškin, e un museo a cielo aperto delle fiabe popolari russe, dove sono raccolte diverse riproduzioni dei personaggi del folklore russo.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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