RUSSIA: Mondiali 2018, non di solo calcio

Dal 14 giugno al 15 luglio 2018, la Federazione Russa ospiterà la prossima edizione del Campionato mondiale di calcio. L’evento, che si svolgerà in dodici stadi in undici città del paese (Mosca, Kaliningrad, San Pietroburgo, Volgograd, Kazan’, Nižnyj Novgorod, Samara, Saransk, Rostov sul Don, Soči e Ekaterinburg), sarà uno dei Mondiali più costosi della storia. Secondo i numeri ufficiali, saranno spesi in totale 678 miliardi di rubli (pari a oltre 9 miliardi di euro) – di cui oltre la metà provenienti dalle casse statali.

Al di là dei costi esorbitanti, i Mondiali 2018 non saranno un semplice evento sportivo. Considerati il clima di tensione in cui si trova la Russia sul piano delle relazioni internazionali e la situazione critica per le libertà fondamentali all’interno del paese, i Mondiali 2018 sembrano essere la cornice ideale per controversie e rivendicazioni politiche – tanto da meritarsi un’apposita pagina su Wikipedia. Cerchiamo di analizzarne qualcuna.

Tensioni internazionali e inviti al boicottaggio

Attualmente, le relazioni della Russia con i paesi europei e gli Stati Uniti non potrebbero essere più tese. L’apice della tensione si è toccato nel marzo scorso, quando l’avvelenamento in Inghilterra dell’ex agente dei servizi segreti russi Sergej Skripal e di sua figlia Julija ha generato uno scandalo internazionale e una crisi diplomatica, con oltre 100 diplomatici russi espulsi dai paesi UE e dagli USA.

Per questo, la premier britannica Theresa May e i suoi ministri boicotteranno i Mondiali. Il loro esempio è stato seguito da un gruppo di 46 europarlamentari, che ha lanciato un appello in cui si citano “i bombardamenti indiscriminati di scuole, ospedali e civili in Siria, la violenta invasione militare in Ucraina, i sistematici attacchi informatici, le campagne di disinformazione, le ingerenze elettorali” come argomenti a sostegno del boicottaggio.

Sebbene sia ormai diventata una tecnica ricorrente, il boicottaggio internazionale di importanti manifestazioni sportive ospitate dalla Russia ha un’efficacia alquanto discutibile. Basti pensare all’inconcludente boicottaggio dei Giochi olimpici invernali di Soči nel 2014, che non intaccò l’immagine di Vladimir Putin né il successo dell’evento, e che non lascia presagire risultati più concreti per questi Mondiali.

Diritti umani e FIFA

Proprio a Soči quattro anni fa, la legge “anti-propaganda LGBT”, da poco adottata, era stata il bersaglio principale delle contestazioni domestiche e internazionali. Se le discriminazioni restano attuali, numerose altre questioni relative ai diritti umani, civili e sociali in Russia si fanno particolarmente critiche con l’avvicinarsi dei Mondiali 2018.

In primo luogo, quella dei prigionieri politici, tra cui spiccano i casi di Ojub Titiev, direttore dell’organizzazione Memorial in Cecenia, e del regista ucraino Oleg Sentsov. Particolarmente drammatica è la situazione di Sentsov, che dallo scorso 14 maggio (volutamente un mese esatto prima dell’inizio dei Mondiali) porta avanti uno sciopero della fame nel carcere di Labytnangi, in Siberia, per richiedere la scarcerazione dei 64 prigionieri politici ucraini detenuti in Russia.

Un altro tema caldo è quello della libertà di espressione, soprattutto in seguito alla violenta repressione, effettuata ad opera delle truppe dei cosacchi, delle manifestazioni anti-Putin dello scorso maggio. Proprio i cosacchi sono incaricati di mantenere l’ordine durante i Mondiali, come già a Soči nel 2014: squadra che vince non si cambia? Sembra inoltre che la Russia stia prendendo “precauzioni” per limitare la libertà di espressione dei media che copriranno i Mondiali: le autorità avrebbero infatti aggiunto alla lista di personae non gratae il reporter tedesco Hajo Seppelt, autore di diverse inchieste sullo scandalo doping che ha coinvolto la Russia dal 2015.

I Mondiali 2018 in Russia sono anche l’occasione per un primo test delle nuove linee guida della FIFA in materia di diritti umani. Fortemente criticata per aver designato come paesi ospitanti dei prossimi Mondiali la Russia e il Qatar, nel maggio 2017 la FIFA si è impegnata a dedicare particolare attenzione ai rischi per i diritti umani su cui le sue attività potrebbero avere un impatto. Tuttavia, nonostante le numerose questioni in cui la FIFA potrebbe far sentire la propria voce, i risultati sono stati finora deludenti. Ad esempio, nonostante le sia stato chiesto di intervenire nella scelta della Nazionale egiziana di allenarsi in Cecenia, la Federazione non si è spinta più in là di una vaga “condanna delle discriminazioni” – senza troppo disturbo per Kadyrov e il suo regime liberticida.

La FIFA non ha neanche intrapreso misure per contrastare le violazioni dei diritti dei lavoratori sui siti di costruzione dei nuovi stadi che ospiteranno le partite dei Mondiali, dove si conterebbero già 21 morti bianche.

Gli studenti contro i Mondiali

Ad invocare il sostegno della FIFA sono anche gli studenti universitari russi, sebbene le loro rivendicazioni abbiano trovato un’eco minore nei media. Gli studenti dell’Università Statale di Mosca (MGU) si oppongono infatti da un anno alla costruzione di una speciale “FIFA Fan Zone” sulle Colline dei passeri – zona panoramica con vista sul rinnovato stadio Lužniki, a soli 300 metri dal campus universitario. Gli studenti accusano le autorità di non aver consultato i residenti (contrariamente a quanto previsto dai regolamenti FIFA) né tenuto in considerazione gli inconvenienti logistici e acustici che l’importante flusso di tifosi arrecherà alla popolazione universitaria, proprio durante le sessioni di esami.

Nei giorni scorsi, tre studenti che avevano protestato contro la Fan Zone sono stati fermati dalla polizia e accusati di “vandalismo”, mentre le facoltà hanno ufficiosamente deciso di anticipare le sessioni di esami, accorciando il semestre e sospendendo le attività di laboratori e centri di ricerca durante i Mondiali.

Come se non bastasse, a Mosca e in altre città che ospiteranno i Mondiali, migliaia di studenti saranno sfrattati dagli alloggi universitari per far posto alle forze di polizia e della Guardia nazionale.

Un calcio alla politica?

I Mondiali 2018 nella Federazione Russa sembrano quindi riunire tutte le premesse per un cocktail esplosivo di calcio, politica e violenza – e non solo a causa degli hooligans.

Non ci resta che aspettare il calcio d’inizio di quello che è stato definito “il Mondiale più politicizzato della storia”, per valutare fino a che punto Vladimir Putin riuscirà a tenere la politica fuori dalla porta e a presentare un’immagine meno negativa di sé e della Russia sulla scena internazionale.

Immagine: Getty, via The Independent

Chi è Laura Luciani

Nata a Civitanova Marche, è dottoranda in scienze politiche presso la Ghent University (Belgio), con una ricerca sulle politiche dell'Unione europea per la promozione dei diritti umani e il sostegno alla società civile nel Caucaso meridionale. Oltre a questi temi, si interessa di spazio post-sovietico in generale, di femminismo e questioni di genere, e a volte di politiche linguistiche. E' stata co-autrice del programma "Kiosk" di Radio Beckwith.

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