Mosca, 8-9 maggio – Il presidente Vladimir Putin si prepara ad accogliere leader da tutto il mondo per celebrare l’80º anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, o Giorno della Vittoria, una ricorrenza di profondo significato per la Russia. Tra gli ospiti, il più atteso è stato senza dubbio il presidente cinese Xi Jinping, con cui si sono svolti importanti colloqui in merito all’amicizia strategica che lega i due paesi.
Un’amicizia “di ferro”
La visita del presidente Xi, la terza nel paese dall’inizio della guerra in Ucraina, sottolinea l’importanza dell’amicizia strategica che lega i due paesi nell’attuale contesto geopolitico. A livello globale, il Cremlino mira a dimostrare al mondo occidentale di non essere isolato, esibendo il sostegno di alleati potenti. Russia e Cina si presentano come i pilastri di un nuovo ordine mondiale, alternativo a quello dominato dall’egemonia statunitense. Il leader cinese è stato accolto da una cerimonia in pompa magna prima che i due presidenti si ritirassero al Cremlino per discutere il partenariato che li unisce.
Durante la conferenza stampa successiva all’incontro, Vladimir Putin e Xi Jinping hanno ribadito l’unità che lega Russia e Cina, facendo leva su riferimenti storici per rafforzare la loro alleanza. Putin ha sottolineato come i due paesi si siano storicamente schierati contro il nazismo, dichiarando che Mosca e Pechino “proteggono la memoria degli eventi degli anni di guerra e contrastano le manifestazioni moderne di neonazismo e militarismo”. Una narrazione che il presidente russo utilizza fin dall’inizio del conflitto in Ucraina, presentandolo come una lotta contro nuovi “nazisti”; tale interpretazione è stata respinta da Kiev e dai suoi alleati come una distorsione grottesca della realtà, accusando Mosca di condurre un’invasione in stile imperialista.
Da parte sua, Xi Jinping ha voluto ribadire con fermezza che l’amicizia “d’acciaio” tra Cina e Russia non ha carattere provvisorio e non teme interferenze esterne. Ha inoltre rivendicato la loro legittimità come potenze globali, richiamando la loro appartenenza alle principali istituzioni internazionali. Una dimostrazione di unità che arriva in un momento di profonde tensioni globali, alimentate dalla politica estera americana improntata sull’America First e dalla guerra in Ucraina, che ha reso Pechino una vera e propria àncora economica per Mosca. Nonostante la proclamata neutralità di Pechino sul conflitto, i legami tra le due potenze si sono rafforzati, con Xi e Putin che si presentano al mondo come leader di un nuovo blocco geopolitico alternativo all’ordine dominato dagli Stati Uniti.
Molte le questioni al vaglio
Nel corso dell’incontro, hanno firmato quasi trenta documenti di cooperazione bilaterale, con il chiaro intento di portare la loro amicizia strategica “in una nuova era”. Tra i principali accordi spicca il progetto del gasdotto Power of Siberia 2, destinato a collegare la Russia alla Cina. Questa infrastruttura ha un ruolo chiave per garantire a Mosca un canale stabile di esportazione energetica verso il mercato cinese. Inoltre, Putin e Xi hanno concordato di incrementare il volume degli scambi bilaterali fino a 245 miliardi di dollari entro il 2030, puntando su settori ad alta tecnologia, e-commerce innovativo e forniture reciproche di risorse naturali e prodotti agricoli.
Nel quadro della cooperazione internazionale, Putin e Xi hanno riaffermato il loro sostegno a una soluzione diplomatica per il conflitto siriano e al processo di pace in Medio Oriente. Hanno inoltre espresso preoccupazione per il crescente rischio di conflitto nucleare, denunciando le politiche di deterrenza e la proliferazione di alleanze militari nelle vicinanze di Stati dotati di armi atomiche.
Infine, Russia e Cina si sono schierate contro l’uso di sanzioni unilaterali, dazi e barriere commerciali, che hanno definito strumenti di competizione sleale e dannosi per l’economia globale. Mosca e Pechino hanno inoltre criticato l’espansione delle alleanze militari guidate dagli Stati Uniti e denunciato la militarizzazione dello spazio, ritenuta un fattore di destabilizzazione. Certamente, la firma di questi documenti non solo consolida i legami economici e diplomatici tra i due paesi, ma invia anche un messaggio chiaro al mondo: Russia e Cina si presentano come un blocco compatto, deciso a contrastare l’egemonia occidentale e a promuovere un nuovo ordine internazionale.
Un incontro che lascia molte incertezze
In occasione delle celebrazioni del Giorno della Vittoria, il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato una tregua unilaterale di tre giorni nel conflitto in Ucraina, la quale ha rifiutato di aderire, definendola una manovra propagandistica. A sua volta, il presidente ucraino Zelensky ha proposto invece una sospensione delle ostilità di 30 giorni, che non è stata accettata dal Cremlino. Eppure, nonostante la promessa di una tregua breve, giovedì mattina l’aeronautica ucraina ha denunciato lanci di bombe teleguidate russe sulla regione di Sumy, confermando i timori di Kiev che il cessate il fuoco fosse solo di facciata. Mentre le ostilità continuano, la tensione tra Russia e Ucraina non accenna a diminuire, aggravata dall’incapacità diplomatica di raggiungere una soluzione duratura.
Nel frattempo, l’incontro tra Putin e Xi Jinping al Cremlino ha rafforzato un’alleanza che rischia di avere ripercussioni ben oltre l’Europa orientale. Con Mosca e Pechino unite nel contestare l’ordine internazionale guidato dagli Stati Uniti cresce l’inquietudine a Taiwan, dove l’amicizia “d’acciaio” tra i due leader è vista come un segnale preoccupante. I leader occidentali temono che la stretta collaborazione tra Cina e Russia possa incoraggiare Pechino a intensificare le sue pressioni sull’isola, seguendo un modello simile a quello visto in Ucraina. I due leader hanno inoltre concordato di incontrarsi nuovamente a Pechino in settembre per celebrare un altro anniversario, gli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, rendendo omaggio alle truppe sovietiche e cinesi che combatterono insieme contro il militarismo giapponese. Una commemorazione che, ancora una volta, sottolinea la retorica storica e simbolica che unisce i due Paesi.