UCRAINA: Zachar Prilepin, il caporione del Donbass che fa lezione di russo

Da SUMY, UCRAINA Alcuni lo conoscono bene, molti ne hanno sentito parlare, altri non sanno chi è. Ma Zachar Prilepin, scrittore e opinionista russo, sa come far parlare di sé. Noto per le sue attività letterarie quanto per le sue battaglie politiche, nostalgico dell’epoca sovietica e della Russia tradizionale, è un militante convinto a capo di un battaglione di ribelli filorussi nei territori occupati del Donbass, ora anche in tivù con le sue “Lezioni di russo”.

Uno scrittore politicamente impegnato

Sguardo cupo, agghiacciante, cranio rasato e spalle e torace ben forgiati. Questo intellettuale dall’aspetto un po’ inquietante, è uno degli scrittori più noti della Russia contemporanea. Veterano della guerra in Cecenia, dove ha prestato servizio nel corpo antiterroristico dell’OMON (Otrjad Mobilnii Osobovo Naznačenija – Unità Speciale Mobile della Polizia), Zachar Prilepin è autore e redattore per la Novaja Gazeta, periodico indipendente per cui scriveva anche Anna Politkovskaja, nonché scrittore di successo e attivista politico.

Le sue opere, tradotte in più di undici lingue – tra cui l’italiano – si sono aggiudicate diversi premi letterari in patria, tra cui il Super Nacional’nyj Bestseller nel 2011 e il Kniga Goda nel 2014. “Uno scrittore eccellente”, afferma Emmanuel Carrère, l’autore francese della famosa biografia su Eduard Limonov, “Prilepin è molto vicino a Limonov politicamente parlando, tuttavia dal punto di vista letterario sono alquanto diversi”. Zachar ha, infatti, una scrittura umana e toccante, nonostante i temi trattati: la guerra in Cecenia (“Patologie”), la periferia russa (“San’kja”), il primo gulag bolscevico nelle isole Solovki (“Il Monastero”).

Fin dalle sue prime apparizioni come opinionista e militante, Prilepin ha fatto discutere per le sue accese posizioni nazionaliste, molto vicine a quelle del partito neo-bolscevico Drugaja Rossija (L’Altra Russia) di Eduard Limonov, con cui cerca senza successo una coalizione nel 2007, quando diventa co-fondatore del movimento nazional-democratico Narod (Popolo), tra i cui membri c’è anche Aleksej Navalny.

Le sue idee nazional-democratiche lo hanno portato inizialmente a criticare la politica del presidente Vladimir Putin, tanto che nel 2010 egli firma l’appello “Putin deve andarsene”, affermando che “Putin è il sistema e l’intero sistema deve essere cambiato. È necessario uno spazio politico aperto. Innanzitutto, il paese deve uscire dallo stato di congelamento politico in cui si ritrova. E per questo c’è bisogno di un parlamento libero e di una stampa indipendente”.

Quando la patria chiama…

Nel 2014, in seguito all’annessione russa della Crimea, Prilepin comincia a riflettere sull’atteggiamento del potere russo moderno, cambiando completamente le sue opinioni. Se cinque anni prima era d’accordo con lo slogan “Putin deve andarsene”, le sue idee vengono stravolte dagli eventi di Maidan e dallo scoppio della guerra in Ucraina. Si schiera, perciò, a favore della politica putiniana sulla questione ucraina, appoggiando l’annessione della Crimea e la lotta per l’autodeterminazione dei territori del Donbass.

Fin da subito, Prilepin partecipa al conflitto armato nell’Ucraina orientale, prima inviando convogli di aiuti umanitari (raccogliendo più di 3 milioni di rubli nel 2014) e poi arruolandosi definitivamente. Si unisce ai filorussi nell’Ucraina dell’Est e diventa comandante di uno dei battaglioni che combattono contro l’esercito regolare ucraino, oltre che consigliere del presidente della Repubblica Popolare di Donec’k, Aleksander Zacharčenko. “L’obiettivo di questa battaglia è di arrivare a Kiev e di far tornare questa città russa a casa, così com’è successo con la Crimea. E con Kiev tutta l’Ucraina”, dichiara il famoso scrittore sul suo sito.

La partecipazione di Zachar al conflitto armato non interferisce con la sua attività letteraria, sebbene talvolta crei tensioni tra la cerchia di intellettuali con cui ha a che fare. Nel 2015, a un festival letterario in Germania, gli scrittori ucraini Yuriy Andruchovyč e Serhiy Žadan si sono rifiutati di partecipare al dibattito con Prilepin in quanto “discutere con uno degli scrittori russi che sostengono la Novorossija e che scrive testi eroici sulla guerra in Donbass è completamente inutile”.

Lezioni di russo

Gli impegni di Prilepin non si fermano a quelli letterari e militari, che gli fanno già fare la spola tra la DNR e Mosca. Da diversi anni è presente anche in televisione, e non semplicemente come invitato: note le trasmissioni Sol’ (“Sale”) del 2015 e Čaj s Zacharom (“Un té con Zachar”) del 2016. Il nuovo progetto settimanale, in onda su NTV dallo scorso novembre, si chiama “Lezioni di russo” (Uroki russkogo) ed è un incrocio tra i generi del blog video di rete e un programma televisivo di spessore, in cui lo scrittore analizza i temi più rilevanti e socialmente significativi della settimana, mettendo in risalto i suoi pensieri politici ormai conformi a quelli espressi dal Cremlino.

Nelle sue lezioni, che contengono tutte paragrafetti di stacco legati alla lingua russa, gli argomenti spaziano dal centenario della rivoluzione ai troll di internet, passando per le elezioni politiche (che si terranno tra pochi mesi), la guerra nel Donbas e le sanzioni.

La candidatura di Ksenja Sobčak, che si candida “contro tutti”, viene presentata con un certo sarcasmo dallo scrittore e il titolo di una delle lezioni lo esprime chiaramente: “Attacco con i tacchi a spillo” (Ataka na špilkach). La politica è una cosa seria, in fondo, e Zachar si chiede che genere di programma elettorale potrebbe presentare Ksenja, magari insieme all’amica Katja Gordon, se non una nuova edizione di “Dom-2” che da reality diventa realtà. L’opinione di Limonov, che compare velocemente nella puntata, esprime il concetto senza giri di parole: “Per me è una stupida, una stupida forte”.

Sul ritratto di Vladimir Putin, a cui è dedicata la quinta lezione, rimane vago, dichiarando di non capirlo fino in fondo e di porsi di continuo la domanda “Who is Mister Putin?”. Tuttavia di una cosa è certo: in Russia non c’è niente e nessuno che abbia potuto impedire a Putin di dirigere il Paese, è intoccabile. E dubita sul successo dei candidati alle prossime elezioni.

La figura di Zachar è nota non solo agli appassionati di letteratura e le sue lezioni (8 finora) non lasciano il pubblico indifferente, confermando la nota citazione di Evgenij Evtušenko secondo cui “un poeta in Russia è più che un poeta” e ridando valore al ruolo dell’intelligencija nella società russa moderna.

Buona parte degli intellettuali russi sostiene oggi Vladimir Putin, soprattutto in seguito agli eventi del 2014. Prilepin e Limonov ne sono i due esempi lampanti: radicalmente schierati contro il presidente per anni, il loro patriottismo e le loro idee nazionaliste hanno trovato un perché nella recente politica diretta da Vladimir, che garantisce loro una visione imperiale della futura Russia. Il sogno dello stesso Prilepin, che spera un giorno di veder risorgere la sua patria attraverso una rivoluzione e un nuovo potere, coltivati da un’aristocrazia metafisica che rinunci alla matrice liberale e all’idea che l’individuo viene prima della società perché il liberalismo in Russia non funziona. La vecchia diatriba tra slavofilismo e occidentalismo sembra riaffiorare in Prilepin più che mai.

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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