SERBIA: La vittoria di Vucic vista dalla stampa internazionale

di Alessandro Tebini

La stampa ha giocato un ruolo fondamentale nella recente campagna elettorale in Serbia. Il presidente Vučić è riuscito a trionfare anche catalizzando su di sé l’attenzione dei media nazionali. Come hanno raccontato questo successo elettorale alcuni tra i principali quotidiani nel mondo?

Il britannico Guardian si sofferma sul passato di Aleksandar Vučić: ministro della comunicazione sotto Slobodan Milosevic, organizza la censura e la propaganda durante il conflitto in Kosovo nel 1999. Dall’estrema destra, nel 2008 si unisce a Nikolić nel Partito Progressista (SNS), diventando primo ministro dal 2014. In un’intervista di poco tempo fa, Vučić ha affermato che “solo le scimmie non cambiano”, giustificando così la sua trasformazione in liberale europeista. Il quotidiano riporta inoltre i fondamentali endorsement internazionali incassati da Vučić,tra cui quelli di Putin e della Merkel.

Proprio nel paese di Angela Merkel la stampa segue con una certa attenzione le vicende balcaniche. L’edizione on-line dell’autorevole Frankfurter Allgemeine dedica ampio spazio alle elezioni serbe. Il quotidiano di Francoforte riassume la parabola politica di Vučić e la sua popolarità crescente agli occhi delle grandi potenze, fondata su brillanti risultati in campo economico, la riduzione della disoccupazione e alcuni grandi progetti come la controversa “Belgrado sull’acqua”. Non viene tuttavia trascurata la monopolizzazione dei media serbi da parte di Vučić e la preoccupazione che in cambio di una presunta stabilità, le potenze straniere concedano un po’ troppe libertà al Presidente.

Anche Süddeutsche Zeitung non è tenera con Vučić: il quotidiano bavarese si concentra sulla palese disparità di visibilità dei vari candidati in campagna elettorale, considerando che Vučić sarebbe stato citato dai media 120 volte tanto quanto tutti i suoi avversari messi insieme. Anche qui si osserva come Vučić abbia ricevuto endorsement ubiquitari, da Mosca a Washington passando per Berlino e Bruxelles, dimostrando l’abilità del Presidente nel presentarsi come uomo per tutte le stagioni.

Osservazioni piuttosto critiche giungono anche dall’altra sponda dell’Atlantico: il New York Times riprendendo le parole dello stesso Vučić osserva come “stabilità” sia il suo mantra: presentandosi come leader forte, ha attratto a se le simpatie di molti. Secondo il quotidiano statunitense,complice il progressivo disinteresse dell’Unione Europea per l’area balcanica,molte potenze sarebbero disposte a chiudere gli occhi sul rispetto di fondamentali diritti civili, in cambio della garanzia di stabilità.

E in Italia? La maggior parte dei media ha pressoché ignorato la vicenda, riportando al più il semplice risultato elettorale. Repubblica.it invece si è lanciata in un’appassionata ode alla vittoria di Vučić, il “giovane premier europeista, riformatore e liberal-conservatore”, presentato come una sorta di illuminato araldo del cambiamento e della pace nei Balcani.

Il tema ricorrente di questa breve rassegna stampa è la parola stabilità. La stabilità è ciò che oggi tutti vanno cercando e a molti non sembra vero aver finalmente trovato un altro “uomo forte” con cui interloquire proprio nel cuore della “polveriera balcanica”.

In che modo l’uomo forte eserciti stabilmente il suo potere, non importa. Le modalità tuttavia importano ai serbi, come dimostrano le manifestazioni pacifiche contro il risultato elettorale di questi giorni. Anche in considerazione del recente passato della Serbia, le preoccupazioni per una possibile deriva autoritaria di Belgrado non sono del tutto infondate. Vučić potrebbe presto possedere un potere smisurato e recenti episodi non lasciano intravedere niente di buono.

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