SERBIA: Il premier Vucic eletto presidente della repubblica

Da BELGRADO – Aleksandar Vučić è il nuovo Presidente della Repubblica di Serbia. Stando alle stime preliminari della Commissione elettorale, l’attuale capo del governo ha ottenuto il 55% delle preferenze, vincendo dunque al primo turno, senza bisogno di dover andare al ballottaggio. Il principale sfidante, l’ex ombudsman Saša Janković, si è fermato al 16%; mentre il candidato-parodìa Luka Maksimovic alias “Beli” segue in terza posizione con il 9,4% dei voti.

Contrariamente alle aspettative, l’affluenza è rimasta bassa: si è recato a votare il 54% degli aventi diritto, ovvero quasi sette milioni di cittadini, tra i quali rientrano oltre centomila elettori in Kosovo. Si tratta di un dato che conferma la partecipazione che si registrò in occasione delle elezioni parlamentari anticipate dell’aprile 2016.

Il Centro per le libere elezioni e la democrazia (CeSID), think tank di Belgrado, ha fatto sapere già qualche ora dopo la chiusura dei seggi e dopo i primi voti scrutinati che non si sono registrate irregolarità presso nessuno degli oltre ottomila seggi. Al momento dei primi scrutini, la commissione ha anche comunicato che, stando ai risultati preliminari, l’opzione del ballottaggio è sembrata subito inverosimile.

Le prime reazioni

Nella nottata Aleksandar Vučić si è rivolto ai giornalisti dicendo che si tratta di “una vittoria trasparente come una lacrima”, dal momento che egli ha ottenuto più del 12% di tutti gli altri candidati messi assieme, il che “dimostra in quale direzione voglia andare la Serbia”, ha aggiunto l’ex primo ministro. 

L’ex ombudsman Saša Janković, invece, ha annunciato “la vittoria della Serbia”, dicendosi orgoglioso della propria campagna elettorale e di tutti coloro che l’hanno sostenuto, aggiungendo che si tratta solo dell’inizio; mentre Luka Maksimović, vero nome di Ljubiša Preletačević “Beli” – l’outsider ai limiti della parodia che ha riscosso molta popolarità nelle ultime due settimane di campagna elettorale – ha commentato secondo il suo stile ironico di esser “deluso per non aver vinto al primo turno”.

Dal suo profilo facebook, Vuk Jeremić, ex ministro degli esteri e presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si è attestato al 5,8% delle preferenze, ha dichiarato “Grazie Serbia, abbiamo fatto il primo passo”; mentre dalla sede dei radicali di Šešelj, che si è fermato appena al 4,4%, si sono limitati a riconoscere la vittoria dell’ormai ex primo ministro.

Verso una deriva autoritaria?

Aleksandar Vučić ce l’ha fatta anche questa volta a ottenere quello che voleva, come quando indisse le elezioni parlamentari anticipate nell’aprile 2016. Adesso invece ha raggiunto il vertice dello stato.

Uno stato che sembra sempre più dipendente alle sue volontà e soggetto al suo controllo. L’opposizione, le cui divisioni interne sono parte delle ragioni del successo di Vučić, accusano il leader dei progresssisti di manipolare le istituzioni statali a proprio interesse, chiudendo per esempio i lavori del parlamento in occasione della campagna elettorale, che di per sé è stata la più corta della storia del paese, appena un mese.

Inoltre ha destato molto clamore tra la popolazione che giovedì scorso, ultimo giorno di campagna prima del silenzio elettorale, il partito progressista serbo avesse comprato per intero le prime pagine dei sette quotidiani nazionali più letti del paese, in cui sono comparsi logo e motto di Vučić.

Al momento, non si sa ancora chi verrà nominato presidente del consiglio, carica che lo stesso Vučić ha voluto mantenere fino a ieri, dal momento che nessuna legge lo obbligava a dimettersi in quanto candidato presidenziale, ma è stato fatto più volte il nome di Ana Brnabić, già ministro dell’amministrazione pubblica.

Chiunque diventerà il presidente del consiglio, è ormai certo che per i prossimi quattro anni continuerà a governare un solo partito, mentre tutto il potere sarà ancor più concentrato nelle mani di una sola persona.

Foto: Corax

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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