SERBIA: Vučić si prende anche la carica di presidente della repubblica?

Da BELGRADO – Il prossimo aprile in Serbia si terranno le elezioni per nominare il prossimo presidente della repubblica. Per quanto la campagna elettorale sia appena all’inizio, la certezza è che queste elezioni presidenziali porteranno a qualcosa di nuovo. Tutto dipenderà dalla decisione che prenderà il Partito Progressista Serbo (SNS), attualmente al governo, in merito al proprio candidato presidente.

Secondo i quotidiani serbi, il nome del candidato del SNS verrà ufficializzato nella giornata di domani, 15 febbraio, in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza della prima insurrezione contro gli ottomani (1804) e della prima costituzione del Principato serbo (1835).
Tra gli altri candidati, oltre a Vojislav Šešelj, l’ex ombudsman Saša Janković, e Vuk Jeremić, già ministro degli esteri all’epoca del governo di Vojislav Koštunica (2007-2012).

Vučić vs Nikolić

Come detto, il destino delle elezioni dipende in gran parte da quel che deciderà di fare il primo ministro Aleksandar Vučić, se candidarsi a presidente o meno. Vučić è infatti l’unico politico che gode di una popolarità tale da consentirgli di vincere al primo turno e assicurarsi la poltrona da presidente della repubblica.

Inoltre, come riporta Danas, esiste la possibilità che l’attuale presidente Tomislav Nikolić il 15 febbraio annunci la propria candidatura a prescindere dal fatto che goda o meno dell’appoggio del partito e di Vučić. Stando ad un recente sondaggio, Nikolić vincerebbe col 50,2% al primo turno, in caso di appoggio del SNS e del partito socialista, mentre come candidato indipendente avrebbe il 37% delle preferenze. All’interno del SNS il 67% dei colleghi di partito avrebbe poi dichiarato che Vučić dovrebbe sostenere la candidatura di Nikolić. Quest’ultimo ha anche smentito alcune speculazioni secondo le quali in caso non si candidasse gli verrebbe offerta la posizione di ambasciatore a Mosca e la carica di presidente del parlamento a suo figlio Radomir, già sindaco di Kragujevac.

Va detto che in Serbia non esiste una legge che impedisca all’attuale capo del governo di candidarsi a presidente della repubblica e ciò lascia pensare che in caso di vittoria di Vučić, la carica di premier possa passare a un suo politico di fiducia. Secondo alcuni esperti, il primo candidato alla successione del consiglio dei ministri sarebbe Ana Brnabić, già ministro della pubblica amministrazione e che in tale eventualità sarebbe la prima donna nella storia della Serbia a diventare primo ministro.

Šešelj crede nella vittoria

Tra gli scenari probabili non è da escludere la possibilità che Vojislav Šešelj, candidato del Partito Radicale Serbo, forte della popolarità aumentata dopo l’ assoluzione al tribunale dell’Aja dello scorso marzo, possa vincere le elezioni qualora Vučić non si candidi. In tal caso, il leader dei radicali dichiara di avere le migliori possibilità di vittoria e non esclude che insieme alle elezioni presidenziali si possano tenere, per la seconda volta in pochi mesi, anche quelle parlamentari.
Sempre secondo Šešelj, Nikolić non gode più del sostegno popolare e che quella del treno per Mitrovica è stata una sua messinscena per risollevare la propria immagine di patriota verso l’elettorato.

Le speranze degli altri candidati

Dalla eventualità della candidatura di Vučić dipenderanno anche le possibilità di Saša Janković e Vuk Jeremić. Il primo ha da poco rassegnato le dimissioni dalla carica di difensore civico lanciando la propria candidatura a presidente. La sua notorietà è legata all’affaire “Savamala”, quando nell’esercizio delle sue funzioni denunciò il non intervento delle autorità pubbliche in occasione delle demolizioni non autorizzate di alcuni edifici presso l’area interessata dal progetto megalomane di “Belgrado sull’acqua”. L’episodio risale alla notte del 25 aprile, giorno delle elezioni parlamentari, e provocò lo sdegno della popolazione che per settimane manifestò in misura sempre maggiore contro il governo e il sindaco della città, ritenuti responsabili oltre che conniventi nell’intera vicenda.

In questi ultimi mesi dunque, Janković ha compiuto una battaglia nel nome della legalità e della trasparenza, denunciando il modo di fare politica del partito di governo e dei suoi alleati.
Stando alle prime parole della sua campagna elettorale, Janković vede “una Serbia in cui le regole vengono rispettate e applicate in modo imparziale […] dove le persone ottengono un lavoro sulla base del merito e non del possesso di una tessera di partito”. I tabloid vicini al governo, in tutta risposta, lo accusano di aver approfittato della carica pubblica di ombudsman per prmuovere la propria candidatura.

L’altro candidato è infine Vuk Jeremić, che come Janković corre da indipendente dopo esser fuoriuscito dal Partito Democratico nel 2013. Jeremić fu a capo degli esteri quando il Kosovo dichiarò unilateralmente la propria indipendenza nel 2008. Per questo motivo è stato più volte ritenuto responsabile della perdita del Kosovo.
Come Janković, Jeremić conduce una battaglia contro i partiti di governo ma mentre Janković è un totale outsider della politica serba, Jeremić ha maggiore esperienza e può contare su parte dell’elettorato storicamente vicino al Partito Democratico e a posizioni filoeuropee.

Tuttavia, le speranze di vittoria di quest’ultimi, così come per Šešelj, sono legate all’eventualità che si vada al ballottaggio, in quanto nessun candidato ad oggi può prevedere di ottenere la maggioranza assoluta al primo turno..

In conclusione, lo scenario che accompagna questa campagna elettorale sembra basarsi sulla scelta personale di Vučić: candidarsi e appropriarsi in tutta probabilità anche della presidenza della repubblica o rischiare che questa passi nelle mani di qualcuno estraneo alla sua cerchia.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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