ARMENIA: Si rinnova il parlamento con la nuova legge elettorale

A man casting his ballot in the 2012 Armenian Parliamentary elections (Photo: Photolure)

Il 2 aprile gli armeni saranno chiamati alle urne per rinnovare il parlamento, per la prima volta dopo il referendum costituzionale del dicembre 2015, che ha sancito il passaggio dal precedente ordinamento semi-presidenziale a un parlamentarismo puro.

Proprio questa novità fa delle prossime elezioni parlamentari le più importanti degli ultimi 25 anni, poiché determineranno la composizione della nuova Assemblea Nazionale e quindi influenzeranno la formazione del nuovo governo, che nel 2018, anno della scadenza del secondo mandato dell’attuale presidente Serzh Sargsyan, sarà incaricato di prendere in mano l’esecutivo. Il 2 aprile è inoltre un giorno simbolico per gli armeni; le elezioni cadono infatti a un anno esatto dai violenti scontri che nel 2016 investirono il Nagorno-Karabakh, causando centinaia di morti.

Il Partito Repubblicano cerca la riconferma

Ancora una volta il Partito Repubblicano, gruppo di centro-destra che detiene la maggioranza in parlamento dal 1999, è il favorito per la vittoria finale. Il partito del presidente Sargsyan e del primo ministro Karen Karapetyan detiene attualmente 69 dei 131 seggi dell’Assemblea Nazionale, e in caso di conferma alle prossime elezioni parlamentari, grazie anche al passaggio al nuovo ordinamento, riuscirebbe a incrementare ulteriormente il proprio peso politico nel paese.

Il principale avversario del Partito Repubblicano sarà Armenia Prospera, che attualmente rappresenta il più importante partito d’opposizione e quindi la seconda forza in parlamento, con 33 seggi occupati. L’obiettivo degli uomini di Gagik Tsarukyan, il quale è a capo di una coalizione formata da due altri partiti minori, è cercare di migliorare il risultato del 2012, quando il partito ricevette il 28% delle preferenze. A contendersi gli ultimi posti in parlamento saranno il Congresso Nazionale Armeno dell’ex presidente Levon Ter-Petrosyan (il quale detiene attualmente 7 seggi), in coalizione con il Partito Popolare; il partito del Rinascimento Armeno, la Federazione Rivoluzionaria Armena, che attualmente sostiene governo, i Democratici Liberi, il Partito Comunista e le coalizioni guidate dai partiti dell’Eredità e Armenia Luminosa.

Il nuovo sistema elettorale

Alle urne gli armeni ci andranno con una nuova legge elettorale, approvata nel 2016 in seguito a lunghe e faticose consultazioni. Le innovazioni più importanti sono il passaggio da un sistema elettorale misto a uno proporzionale, la riduzione dei seggi in parlamento (da 131 sono passati a 101) e l’introduzione delle quote rosa (le donne in parlamento dovranno essere almeno il 30%) e di 4 seggi riservati ai rappresentanti delle principali minoranze (un seggio a testa per yazidi, russi, assiri e curdi).

Per raggiungere una maggioranza stabile un partito deve ottenere almeno il 54% delle preferenze; per chi arriva al 50% è comunque previsto un premio di maggioranza che garantisca la governabilità. Nel caso il partito o la coalizione più votata non riesca a formare un governo, verrà organizzato un secondo turno elettorale. Vi saranno due liste, una nazionale e una locale, dove gli elettori avranno la possibilità di esprimere le loro preferenze. La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è fissata al 5% per i partiti e al 7% per le coalizioni.

Quale sarà il destino del paese?

Secondo le ultime proiezioni condotte da Gallup, né il Partito Repubblicano né Armenia Prospera dovrebbero essere in grado di conquistare la maggioranza in parlamento in seguito al primo turno elettorale. Al di là dei sondaggi però, diversi analisti politici e attivisti locali sono sicuri nell’ennesima vittoria dell’attuale partito di governo, il quale è accusato di aver studiato la nuova legge elettorale e organizzato il referendum costituzionale del 2015 per continuare a dominare la scena politica del paese anche in seguito alla fine del mandato presidenziale di Sargsyan, che tornerebbe a ricoprire il solo ruolo di segretario del proprio partito.

I sostenitori del nuovo ordinamento sono però convinti che questo sistema possa finalmente portare l’Armenia fuori dalla grave situazione di stallo politico-economico degli ultimi anni, attribuita da più parti al vecchio sistema semi-presidenziale. Molti di essi vedono nell’attuale primo ministro Karapetyan, in carica dallo scorso settembre, l’uomo giusto per risollevare le sorti del paese. Nei suoi sei mesi di governo l’ex sindaco di Yerevan ha infatti dimostrato di essere una figura innovativa, capace di guadagnare consensi e popolarità nonostante il periodo di crisi politica e la crescente sfiducia della gente nei confronti del governo. Non basteranno però i soli buoni propositi di un singolo – a prescindere dalla sua appartenenza politica – a far uscire il paese dalla problematica situazione in cui si è impelagato.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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