Russia in piazza contro la corruzione. Centinaia di arresti, Navalny compreso

Grandi proteste si sono registrate domenica 26 marzo a Mosca e nelle maggiori città russe, come Pietroburgo, Vladivostok, Novosibirsk, Ekaterinburg. In alcune, tra cui la capitale, le municipalità non hanno voluto dare il permesso ufficiale per le manifestazioni; tuttavia, gli organizzatori – in prima linea il noto oppositore del Cremlino e candidato alle presidenziali 2018 Aleksej Navalny – hanno deciso di non venire meno alle loro intenzioni. Già venerdì 24 marzo quindi la polizia e gli organi di sicurezza hanno “suggerito” alla popolazione di non unirsi alle manifestazioni di piazza, ufficialmente scrollandosi ogni responsabilità per “possibili conseguenze negative dell’evento”.

Nella sola Mosca, l’agenzia di stampa TASS riporta alle 17 (ora di Mosca) già oltre 500 persone arrestate (almeno 8000 i manifestanti nella capitale stando ai dati ufficiali). È un numero record: nemmeno nel maggio del 2012 le proteste di piazza Bolotnaja raggiunsero queste cifre (allora furono 436 gli arrestati).

Lo stesso Aleksej Navalny è stato arrestato per violazione dell’ordine pubblico e organizzazione di una manifestazione non autorizzata; rimarrà in carcere una notte. Il blogger ha fatto sapere poco dopo su Twitter di stare bene e ha incitato a continuare la marcia verso via Tverskaja. Oltre a lui la polizia ha fermato anche tutti i suoi colleghi del “Fondo per la lotta alla corruzione”, compresi coloro che in strada non erano scesi, ma erano rimasti in ufficio a trasmettere in rete i video live dell’evento.

Le manifestazioni di domenica portano avanti a gran voce la lotta contro la corruzione che Navalny negli ultimi tempi ha ampliamente diffuso attraverso il suo blog, il “Fondo per la lotta alla corruzione”, i comizi in diverse città. Soprattutto il recente documentario On vam ne Dimon”, che su YouTube ha superato gli 11 milioni di visualizzazioni, ha accresciuto i malumori, che si sono tramutati in grande partecipazione dei cittadini alle manifestazioni. Nel film, in particolare, è il primo ministro Medvedev ad essere preso di mira: dalle ricerche di Navalny e soci risulta infatti padrone di un “impero nascosto” di beni e proprietà. La proiezione del film è costata il posto di lavoro ad un professore dell’Università della Siberia, Michail Konstantinov, il 21 marzo: licenziato per averlo mostrato ai suoi studenti.

Il sito indipendente Meduza ironicamente ha constatato quello che nella giornata di domenica, mentre migliaia di persone manifestavano nelle maggiori piazze russe e centinaia venivano arrestati, era invece trasmesso dalle televisioni di stato: serie tv; nemmeno il canale di informazione Rossija24 tra le news ha parlato delle proteste.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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