E’ vero, siamo putiniani

È bene ammetterlo ormai: è vero, siamo putiniani. Tutti putiniani. Anche prima che Vladimir Putin (dio l’abbia in gloria) nascesse, noi lo eravamo già, pur non essendo ancora nati noi. Già nell’iperuranio, nel mondo delle idee in cui incoscienti galleggiavamo, eravamo consapevoli del nostro essere putiniani. Magari qualcuno di voi pensava il contrario, oh stolto! Si è lasciato ingannare dal nostro mascheramento, noi che scrivevamo feroci articoli contro l’autocrazia del Cremlino solo per fingere d’essere indipendenti ma, sotterraneamente, abbiamo sempre operato per instillare nelle vostre menti che Putin è grande (e East Journal è il suo profeta).

Il peggio del peggio, dunque: siamo cripto-putiniani. Adesso lo sapete. Avete presente il nostro ultimo articolo, “Putin is a killer”? Ebbene, se unite le lettere iniziali di ogni paragrafo emerge la frase “Putin è un figo“. E questo articolo, in cui denunciamo l’illegalità dell’annessione della Crimea? Se lo ascoltate al contrario sentirete la frase “A Kiev è al potere una giunta nazista“. E quest’altro, dove indichiamo in Vladimiro la causa di tutti i mali della Russia e dell’Europa, se lo mettete in controluce scoprirete un testo segreto in cui il Cremlino ci mette a capo del servizio di propaganda russa in Italia. E infine l’archivio tutto, pieno zeppo di articolacci critici verso il Cremlino, è in realtà un’immensa lettera d’amore al nostro zar translitterata dal dialetto di Kazan’.

Ma siamo stati scoperti. Nelle ultime settimane un gruppo di intellettuali noti a quasi tutto il condominio in cui abitano, insieme a dei giornalisti d’inchiesta esperti nel rivelare il lato oscuro della forza nelle bollette del gas, hanno portato allo scoperto la nostra vera natura. No, amici, non è la solita diffamazione di qualche frustrato della tastiera, è vero. Hanno ragione.

I mastini dell’idiozia

Perché i detentori della verità non possono che avere ragione. Coloro che sanno infallibilmente separare il grano dal loglio, e riconoscono il vero “vero” a uno sguardo, sapranno pure quel che dicono, no? In questo mondo popolato di “fake news” era tempo che giungessero dei censori senza macchia e senza paura, pronti a stilare liste di proscrizione dei siti credibili e quelli di “propaganda”. E noi siamo finiti tra quelli di “propaganda”, almeno secondo qualcuno. In attesa che il governo centralizzi il debunking, noi ci accontentiamo di questo: sapere che siamo putiniani. Lo dicono i depositari del vero, i giustizieri delle fake news, quindi perché non credergli? Certo, anche noi siamo rimasti un poco stupiti nell’apprenderlo ma le rivelazioni divine non si contestano.

O forse sì. Perché a scatenare i mastini dell’idiozia basta poco. Gli intellettuali di cui sopra, esseri mitologici metà uomini metà tastiera, hanno infatti dedotto un ruolo attivo di East Journal nella propaganda russa a partire da una frase di un singolo articolo. Gli altri settemila articoli pubblicati, la linea editoriale esplicitata, non valevano un tubo. E’ bastata loro quella frase per scoprirci putiniani: che colpo d’occhio! Sono stati davvero bravi a scoprirci, questo sì che è giornalismo investigativo. E pensare che il messaggio l’avevamo scritto con l’inchiostro simpatico, e bisognava mettere il laptop alla luce di una candela per farlo emergere, secondo le più moderne tecniche che abbiamo appreso al Kgb.

E così l’autrice di “Putin is a killer” è stata brutalizzata sui social con improperi assai poco adatti a una signorina, ma nulla si perdona a una manutengola del Cremlino, bugiarda e falsa come il giornale in cui scrive. Mentre tutti siamo stati messi alla gogna, come s’usa oggidì nelle pubbliche piazze virtuali, non meno barbare tuttavia.

I moderni algoritmi

I moderni algoritmi rendono infatti la barbarie umana assai più virale. Ed è infatti un virus quello che si diffonde: i fondamentalisti del vero, i diffamatori organizzati, gli estremisti e i cyberviolenti indossano sempre più le vesti dei censori, costruendo essi stessi “fake news”. Presto distinguere sarà impossibile: come difendersi dalla propaganda di chi propaganda di essere contro la propaganda? 

Noi, che non siamo detentori della verità, di risposte ne abbiamo poche. Abbiamo usato l’ironia per replicare all’ignoranza, ma l’ironia è una risposta sufficiente? Quel che ci preme infatti non è difenderci dalle falsità sul nostro conto quanto esprimere un disagio e mostrare un problema: esistono “fabbriche” di notizie false, spesso al servizio di interessi particolari, ma cosa succede se coloro che dicono di difenderci dalle falsità scrivono anch’essi menzogne? Cosa accade se gli autoproclamati “guardiani” sono in realtà “carcerieri”?

La libertà di informare è anche la libertà di essere informati correttamente. Come difendere questa libertà nel mondo della “post-verità”? Forse la risposta va cercata lontano, molto lontano, dai moderni algoritmi e dai pretoriani del vero.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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