RUSSIA: Putin ed Erdogan, da nemici a confidenti. Storia di un’intesa

Il 25 novembre la Turchia ha riportato quattro nuove vittime in Siria a nord di Aleppo (in totale dall’inizio dell’intervento, il 24 agosto, sono state diciassette). Erdogan ha voluto per prima cosa parlarne con Putin, raggiungendolo telefonicamente due volte. Dopo la rinnovata intesa, Ankara ha desiderato sentire il parere di Mosca sull’accaduto.

Il caso

Il caso è avvenuto nella provincia di Aleppo, ad Al’-Bab, dove le truppe turche sono impegnate contro l’ISIS. L’operazione turca iniziata il 24 agosto (Euphrates Shield), infatti, punta in primis ad allontanare lo Stato Islamico dai confini turchi. Alcuni raid aerei notturni tra il 23 e il 25 novembre hanno causato la morte di quattro soldati turchi ed Erdogan non ha esitato ad incolpare Assad per l’accaduto. Le forze governative siriane negano ogni responsabilità e accusano l’ISIS. Questa versione è sostenuta anche dall’Osservatorio per i diritti umani e lo stesso Stato Islamico ha rivendicato l’attacco. Tuttavia, Ankara si è voluta sincerare sull’accaduto prima di tutto con il rinnovato alleato Putin.

Il dialogo con Putin

Dopo le telefonate del 25 novembre il Cremlino ha dichiarato ufficialmente che “lo scambio di opinioni sulla crisi siriana ha avuto esiti positivi. È stato deciso di continuare un dialogo attivo tra i ministeri degli esteri, della difesa e tra i servizi segreti di Russia e Turchia, che punti a garantire la coordinazione delle forze nella lotta al terrorismo internazionale”. A quanto pare Putin sarebbe riuscito a convincere Erdogan che “né Mosca, né Damasco sono implicate nei raid” dell’incidente. Anzi, avrebbe suggerito che potrebbe addirittura esserci un’intenzione provocatoria da parte delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti, magari collegata all’anniversario dell’abbattimento del caccia russo avvenuto lo scorso anno. “Alla Russia, dopo le scuse di Erdogan, non servono atti vendicatori” avrebbe spiegato Putin secondo alcune fonti.

Storia di una rinnovata intesa russo-turca: dall’abbattimento del caccia al Turkish Stream

Lo scorso 24 novembre le relazioni tra Mosca e Ankara si laceravano, apparentemente in maniera definitiva e insanabile. Dopo essersi orientata per anni, almeno dal 2010, politicamente ed economicamente – si pensi, ad esempio, al progetto Turkish stream, da poco tra l’altro “resuscitato” – verso l’orizzonte russo, la Turchia decide di alzare la voce, abbattendo il caccia russo Su-24. Il caso è controverso: da un lato Ankara afferma di aver legittimamente avvertito Mosca di non sconfinare nello spazio aereo turco, dall’altro si avanzano prove di non averlo fatto. In breve, il Cremlino taglia i ponti con Erdogan, da cui si sente “pugnalato alle spalle”, ed introduce una serie di sanzioni economiche e amministrative. Solo a fine giugno a Mosca giunge una lettera, non pubblicata, indirizzata al presidente Putin: Erdogan chiede scusa per l’incidente ed esprime interesse verso una rinnovata intesa. Il Cremlino non può certo storcere il naso: la Turchia è un importante partner, soprattutto quando il resto del mondo sembra esserglisi inimicato. Pertanto, comincia gradualmente a sollevare sanzioni, si presta alla creazione di un fondo di investimento comune con Ankara, supporta la creazione della prima centrale nucleare turca ed approva addirittura l’intervento turco in Siria, dopo aver bollato per anni Erdogan come fiancheggiatore dell’ISIS. Il riavvicinamento con la firma del 10 ottobre al progetto Turkish stream diventa a 360 gradi.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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