RUSSIA: Elezioni parlamentari del 18 settembre, gli improbabili colpi di scena

Alle elezioni della Duma del prossimo 18 settembre gli elettori russi potranno scegliere i propri candidati tra un ventaglio di 14 partiti, ovvero i quattro che già siedono al Parlamento e sostengono più o meno lealmente Putin – Edinaja Rossija (il partito del presidente), Liberali-Democratici, Partito Comunista e Russia Giusta (Spravedlivaja Rossija) – e i dieci ammessi alla corsa al posto in Duma – la Destra di Pravoe delo, Piattaforma Civile (Graždanskaja platforma), il Partito dei Pensionati per la Giustizia, RPR-PARNAS, Forza civile (Graždanskaja sila), Jabloko, i Patrioti della Russia, Comunisti della Russia (che si presentano come alternativa di vera opposizione al Partito Comunista), Rodina (Patria) e Verdi.

Questa tornata elettorale non concerne direttamente la nomina di Putin a presidente. Le presidenziali si terranno infatti solo nel marzo 2018 e per non rischiare di perdere il vasto supporto popolare che vanta, Putin non ha neanche lasciato usare la sua immagine nella campagna elettorale di Edinaja Rossija. Nonostante la grande popolarità e l’apprezzamento per il suo operato presidenziale, infatti, gli ultimi sondaggi danno la soddisfazione generale per la Duma ai minimi storici. Complice sicuramente la grave crisi economica che attanaglia il gigante russo, incapace di far ripartire la sua economia, ancorata ancora al puro export di materie prime, il cui prezzo viene progressivamente a calare, e che si traduce in inflazione, caduta del potere di acquisto, stipendi bloccati, insoddisfazione e malcontento generale per una amministrazione che non si prodiga per il miglioramento e il risollevamento del paese.

Se nel 2011, con una situazione socio-economica completamente ribaltata e nettamente più positiva, le elezioni furono seguite da importanti manifestazioni di piazza contro il governo, contro Putin e contro i palesi brogli ai seggi, oggi un esito pari se non maggiore parrebbe inevitabile. Eppure le ultime disposizioni del presidente, conscio del pericolo, sembrano aver proprio già pensato al contenimento di qualsiasi possibile contestazione.

In risposta alle sollevazione popolari del 2011 il governo ha introdotto misure restrittive contro l’opposizione, vietando o reprimendo molte manifestazioni (la neo-creata Guardia Nazionale potrà ora entrare in gioco, intervenendo contro presunti atti terroristici o disordini violenti dell’ordine pubblico), limitando la libertà di espressione, allontanando ed eliminando possibili politici “sleali”, inscenando processi con chiari intenti politici (ricordiamo Navalnyj o il recente caso di Natal’ja Pelevina, membro del comitato esecutivo del movimento PARNAS, condannata, con giri di parole pindarici, per “uso illegale di mezzi di comunicazione designati alla ricezione di informazioni clandestine”, altresì per aver partecipato ai disordini di piazza Bolotnaja nel 2012).

Obiettivo di chi governa sarà un esito delle elezioni che mantenga pressochè immutato lo status quo della Duma, con una reale opposizione praticamente assente. La nuova legge elettorale che verrà per la prima volta sperimentata con questa tornata elettorale sembra rispondere a queste aspettative: viene infatti introdotto un sistema elettorale misto che prevede 225 deputati eletti secondo le liste dei partiti (soglia del 5%) e 225 eletti secondo i voti ricevuti nei vari distretti elettorali. Se anche tra questi ultimi venissero eletti rappresentanti dell’opposizione, resterebbero in ogni caso personaggi singoli, che avrebbero molta difficoltà a creare una reale opposizione compatta. Inoltre, sono state introdotte nuove regole sulla presenza degli osservatori ai seggi: un osservatore potrà infatti monitorare un solo seggio e con un preavviso di almeno tre giorni, il che permetterà di poter facilmente prevedere i seggi più controllati e quelli invece più idonei per potenziali brogli. Lo stesso spostamento della data delle elezioni da dicembre a settembre ha tolto peso e visibilità alla campagna elettorale portata avanti nel periodo estivo. Dal 2014 inoltre la legge prevede che vengano rese pubbliche le condanne presenti e passate, anche se poi assolte, di ogni candidato. È noto però come il sistema della giustizia in Russia sia tutt’altro che trasparente ed efficiente, ed è così che, ad esempio, nella regione di Vladivostok (Primorskij kraj) i candidati di Edinaja Rossija e del partito Liberale Democratico risultino completamente puliti, mentre tra i Comunisti e i rappresentanti del partito dei Pensionati ve ne siano rispettivamente quattro e due con precedenti giudiziari.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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