GEORGIA: Un nuovo inizio con l’Iran dopo l’accordo sul nucleare

Da TBILISI– L’accordo sul nucleare e la conseguente rimozione delle sanzioni contro l’Iran apre scenari interessanti nelle relazioni commerciali, tra Teheran e i suoi vicini nel Caucaso meridionale.

La Georgia, pur non confinando direttamente con l’Iran, è coinvolta in questo processo. Per Tbilisi, si tratta, in primo luogo, di un ritorno alla situazione precedente al 2013. Infatti, nel decennio che ha seguito la Rivoluzione delle Rose (2003), la Georgia ha visto crescere progressivamente i suoi rapporti commerciali con Teheran, con il volume delle importazioni dall’Iran (soprattutto prodotti agricoli), passato dai 40,3 milioni di dollari nel 2006 ai 129,7 nel 2013 .

Nel luglio del 2013, tuttavia, l’introduzione dei visti per i cittadini iraniani e il congelamento di 150 conti bancari di cittadini e imprese persiane in Georgia hanno causato la riduzione del volume delle importazioni che, si è attestato intorno ai 91,9 milioni nel 2015.

Secondo alcuni esperti, sono state le pressioni da parte statunitense la causa del congelamento dei rapporti con Teheran. Una decina di giorni prima che il decreto sui visti e i conti bancari venisse attuato, un articolo del Wall Street Journal sottolineava gli investimenti iraniani in Georgia, compresi quelli di imprese sotto sanzioni; in risposta, l’ambasciata americana a Tbilisi pubblicava una dichiarazione in cui annunciava la ferma intenzione del governo americano di impedire che l’Iran aggirasse le sanzioni tramite triangolazioni in Georgia.

Questo modus operandi degli Stati Uniti con il suo alleato caucasico ricorda, in qualche modo, l’azione della Russia, che agisce attivamente nel limitare le relazioni tra Teheran e l’Armenia con l’intento di mantenere Yerevan sotto la sua dipendenza economica.

Nuovi scenari si sono aperti grazie alla già menzionata rimozione delle sanzioni all’inizio dell’anno. Secondo analisti georgiani, il Caucaso e la Georgia, per l’Iran, sono interessanti più come vie di transito nei commerci verso l’Europa o la Russia, che come partner commerciali. In questo senso, un ruolo importante potranno giocarlo i porti georgiani sul mar Nero di Batumi, Poti e quello in costruzione ad Anakia, che costituiscono il percorso marittimo più breve tra l’Iran e l’Europa; è d’interesse comune, quindi, la costruzione di infrastrutture, quali un’autostrada tra Batumi e Teheran.

A questo, bisogna aggiungere il potenziale corridoio energetico tra l’Iran e l’Europa attraverso la Georgia e l’Armenia, che oltre ad evitare le instabili regioni meridionali della Turchia, sarebbe interessante come fonte di diversificazione energetica per i due paesi caucasici.

Di queste questioni, si è parlato nell’incontro tra il ministro dell’energia georgiano – l’ex giocatore di serie A, Kakha Kaladze – e la sua controparte Iraniana Bijan Namdar Zangeneh, avvenuto a Teheran lo scorso 15 febbraio. Le due parti, hanno firmato accordi volti ad incrementare la cooperazione per quanto riguarda lo scambio e la vendita di energia elettrica tra i due paesi.

Tuttavia, secondo le parole di Kaladze, la vendita di gas iraniano in Georgia non è realizzabile nel breve termine, visto il costo superiore di circa il 25%, rispetto a quello azero, attualmente sul mercato georgiano.

Nei giorni precedenti all’incontro, è stato annunciato l’annullamento del regime visti per cittadini iraniani per i soggiorni di meno di 45 giorni in Georgia, iniziativa che dovrebbe promuovere il turismo  nel paese caucasico

Per Tbilisi, le relazioni con l’Iran hanno un potenziale commerciale che non è limitato, una volta rimosso il veto statunitense, dalle motivazioni politiche che frenano le relazioni con la Russia. Spetta al governo georgiano, curare lo sviluppo dell’asse commerciale nord-sud, dopo aver lavorato a lungo su quello est-ovest.

Foto: GeorgiaToday

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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