UCRAINA: Euronews, gli oligarchi e la propaganda del Duemila

L’emittente Euronews è un canale multilingue europeo, trasmesso in 13 lingue, con sede a Lione. E’ finanziata dalle emittenti nazionali associate e dall’Unione Europea. I principali azionisti sono, al momento, France Télevision (23,9%); RAI (21,5%) e RTR, la televisione di stato russa (15,9%). L’Unione Europea, che nel 2011 ha triplicato i propri finanziamenti, si attesta ora poco sotto il 30%. Con circa 6 milioni di telespettatori è la principale emittente televisiva mondiale, davanti all’americana CNN e alla britannica BBC. Si tratta quindi di un colosso dell’informazione che è stato più volte al centro di controversie.

La crisi ucraina ha notevolmente accentuato il dibattito attorno all’emittente. Da un lato il Cremlino ha accusato Euronews di fare propaganda “europeista”, facendosi megafono delle ragioni di Bruxelles; dall’altro Putin ha rinnovato e il finanziamento all’emittente che ha un canale in lingua russa. Secondo alcuni osservatori, tramite la propria quota, il Cremlino intende influenzare l’emittente. Quel che è certo è che il nuovo governo ucraino ha deciso di mettere al bando Euronews sul proprio territorio. Il motivo è da cercarsi nell’accordo milionario tra il gruppo IMG di Dmitry Firtash e l’emittente multilingue Euronews.

Chi è Dmitry Firtash, tra Poroshenko e il Cremlino

Dmitry Firtash è un oligarca ucraino, assai influente, legato alla mafia, già arrestato a Vienna per corruzione, vicino al Cremlino ma anche al presidente Poroshenko. Firtash ha fatto i primi affari nella Russia degli anni Novanta, quella della corruzione endemica, degli oligarchi senza scrupoli, della mafia al potere. A quegli anni risale forse il legame con Semyon Mogilevich, il “boss dei boss” del crimine organizzato russo, che secondo alcuni era “uomo vicino a Putin“. Le relazioni tra Firtash e Mogilevich hanno trovato conferma in un cavo (qui l’originale) – poi svelato da Wikileaks – inviato dall’ambasciata americana di Kiev. Nel “cavo” si parlava degli intrallazzi tra Gazprom, la mafia russa e Firtash. Grazie alle sue relazioni, Firtash è presto diventato esponente di spicco del “clan del gas” ucraino.

Con la caduta di Yanukovich, l’oligarca Firtash ha dovuto cambiare le proprie strategie per mantenere una posizione di rilievo anche all’interno del nuovo corso politico. Pur avendo condiviso con Poroshenko affari e capitali appoggiando il suo operato, Dmitry Firtash si è strategicamente dissociato nei giorni più caldi della protesta mantenendo una posizione favorevole agli interessi russi in Ucraina. Tuttavia, quando Poroshenko era in cerca di appoggi politici ed economici per la propria candidatura a presidente, è da Firtash che è andato.

A causa dei guai giudiziari che lo coinvolgono, Firtash teme l’estradizione negli Stati Uniti dove lo attendono per interrogarlo in merito a corruzione internazionale legata al settore energetico. A marzo, è stato arrestato a Vienna (sede di una sua compagnia, la Centragas) con l’accusa di corruzione, ma è stato liberato qualche giorno dopo grazie al pagamento di una cauzione record di 125 milioni di euro.

Firtash ha acquistato nel febbraio 2013 il gruppo editoriale Inter media group (IMG) tramite il quale ha appoggiato l’elezione di Poroshenko alle presidenziali del 25 maggio 2014. In cambio di cosa? Difficile dirlo con certezza. Sicuramente l’appoggio del nuovo presidente è indispensabile a Firtash per evitare l’estradizione negli Stati Uniti. Firtash, dal maggio 2014, è anche membro del “Comitato per le riforme economiche” promosso dal presidente Poroshenko.

La “troika informale” tedesca

L’influenza di Firtash si estende su tutta l’Europa. Non a caso l’oligarca del gas, l’uomo vicino alla mafia russa, è membro di una “troika informale”, sponsorizzata da Francia e Germania, il cui scopo è elaborare riforme economiche, finanziarie, costituzionali, burocratiche, giudiziarie, sanitarie da affidare a governo e Parlamento. Come spiegato da Pierluigi Mennitti su Il Foglio il governo tedesco ha assicurato un credito di 500 mila euro finalizzato alla ricostruzione ucraina affidando a questa “troika informale” il compito di stabilire come allocarli, naturalmente a vantaggio dell’economia tedesca. Di questa troika fa parte Firtash ma anche Akmetov,”l’oligarca degli oligarchi” i cui interessi si concentrano nel Donbass, e Viktor Pinchuk, oligarca “pro-europeo” che fece i soldi ai tempi di Leonid Kuchma, il padre-padrone dell’Ucraina nei primi anni novanta, di cui sposò la figlia. Attorno a questi tre personaggi si raccoglie una serie di consulenti francesi, tedeschi, austriaci e britannici, raggruppati nell’Agenzia per la modernizzazione dell’Ucraina. Da questa struttura dipenderà anche come allocare i soldi del Fondo monetario internazionale. Non è forse un caso che l’istituzione di questa Agenzia per la modernizzazione sia avvenuta a Vienna pochi giorni dopo l’arresto (e il rilascio) di Firtash. Impunità pagata con attività di lobbying pro-europea? 

Firtash e la mafia “eurasiatica”

Insomma, oligarchi in odor di mafia, corrotti e senza scrupoli, sono i partner dell’Europa e del FMI per la ricostruzione in Ucraina. Il presidente Poroshenko è legato ad almeno uno di questi, Dmitry Firtash. Lo stesso Firtash ha espresso posizioni vicine al Cremlino e i suoi interessi sono sempre stati legati a Gazprom. Firtash è un abile faccendiere, capace di far convergere su di sé molti interessi: Poroshenko ne soffre la presenza, ma è costretto a rivolgersi a lui; in Europa prima lo arrestano e poi ne fanno un mediatore; in Russia fa affari, ma tiene il piede in tutte le scarpe possibili. Firtash è forse il rappresentante più illustre della nuova “mafia eurasiatica” che va da Berlino, a Vienna, a Kiev a Mosca e che, dietro il paravento della guerra del Donbass, cerca solo di dividersi il potere economico e l’influenza politica.

La propaganda del Duemila

Proprio con Firtash, l’emittente Euronews stipula un contratto che, più che aprire l’Ucraina all’informazione europea, sembra far entrare gli interessi degli oligarchi dentro Euronews. Il governo ucraino, guidato da Yatseniuk (nemico di Firtash e concorrente politico di Poroshenko), ha deciso per la messa la bando di Euronews ma non è certo l’Ucraina che interessa a Firtash, è l’Europa, In un’intervista rilasciata, guarda caso, a Euronews, l’oligarca si pone da intermediario per la guerra in Ucraina e lancia messaggi politici. La domanda, da cittadini europei, è una: che indipendenza può avere un’informazione giornalistica che arriva da una fonte simile? Ed è bene ricordare che Euronews è pagata con fondi pubblici europei (quindi anche italiani) ed è finanziata dalla RAI, anch’essa azienda pubblica italiana.

Euronews non sembra interessata a garantire la propria indipendenza visto che, nel febbraio di quest’anno, ha stipulato con Naguib Sawiris, magnate egiziano delle telecomunicazioni, un accordo da 35 milioni di euro. Naguib Sawiris è vicino al movimento dei Fratelli Musulmani benché copto egiziano. In molti si sono chiesti se tale investimento non avrebbe leso all’indipendenza di Euronews, specie sui temi inerenti il mondo arabo.

Ma si sa, i soldi valgono più della credibilità. Molti gruppi editoriali hanno accettato i finanziamenti che il Cremlino fa passare attraverso il network internazionale Russia beyond the Headlines, finanziato a sua volta dalla Rossiyskaya Gazeta che è la gazzetta ufficiale dello stato russo dipendente direttamente dal Cremlino. In Italia il quotidiano La Repubblica è una delle testata che fanno parte di questo network. Allo stesso modo la stampa britannica, nota come modello di obiettività, si è ritrovata nelle edicole un quotidiano, The Indipendent, che di indipendente ha solo il nome essendo proprietà dell’oligarca russo Alexander Lebedev, il quale controlla altri tre giornali britannici.

Il problema non riguarda solo Euronews ma l’intero sistema dei media e tocca questioni come l’indipendenza del giornalismo, la trasparenza dell’informazione, la verità dei fatti. Quale obiettività può avere chi prende i soldi da Putin, da Firtash, da Sawiris? Benvenuta, gente, nella propaganda del Duemila. 

articolo originariamente uscito su eastonline

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. «The Indipendent, che di indipendente ha solo il nome essendo proprietà dell’oligarca russo Alexander Lebedev»
    La maggioraza dei giornali sono proprietari di qualche grande azienda, banca o imprenditore che ne condiziona la linea editoriale. Finché i giornali sono in mano a una classe, ovvero gli ultraricchi ovviamente la libertà di stampa rimane solo parziale, visto che magari lo Stato non impedisce di pubblicare ciò che vuoi, ma i proprietari dei media sí, se scrivi qualcosa che va contro i loro interessi.
    Però questo vale non solo per gli oligarchi russi, ma anche per i capitalisti occidentali.

    • ha ragione, questo vale per la stragrande maggioranza delle realtà giornalistiche. In Italia e all’estero. Sopravvivono rari casi in cui la proprietà – ma sovente non “monarchica” – ha interesse che il giornale venda e sia quindi credibile. Più rari sono i casi in cui la proprietà è dei giornalisti, che è l’unico modello percorribile. Ovviamente, in quel caso, bisogna poi vedere chi sono gli inserzionisti e i vari “donors”…

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