UNGHERIA: Focus elezioni/1 – L'onda lunga del 2006

EaST Journal seguirà le elezioni ungheresi che vedranno, il prossimo 11 aprile, sei milioni di magiari chiamati alle urne per eleggere il nuovo governo. Presentando i partiti candidati, le loro politiche, il retaggio culturale. Analizzando i fenomeni demografici, alla luce dei recenti dati rilasciati dall’Istituto nazionale di statistica, e quelli etnici. Mostrando come funziona il meccanismo elettorale in Ungheria e quali sono i risultati delle precedenti tornate elettorali.

LE PRECEDENTI ELEZIONI DEL 2006

Dalla caduta del Muro di Berlino emerge un nuovo sistema di partiti. Il Partito Socialista è l’erede diretto del Partito Socialista Operaio Ungherese, al potere durante il regime comunista. Nel corso di questi vent’anni ha dominato la scena politica fino al 2006. Le elezioni dell’aprile 2006 vedono ancora la vittoria del Partito Socialista ma venti di rivolta cominciano a soffiare.

L’esito del voto nelle elezioni del 2006:

Partito Seggi Percentuale
MSZP – Partito Socialista Ungherese 186 48,19%
Fidesz – Alleanza dei giovani democratici (destra populista) 164 42,49%
SZDSZ – Alleanza dei Liberi Democratici (partito liberale) 18 4,66%
MDF – Forum Democratico Ungherese (destra moderata) 11 2,85%
MSZP-SZDSZ 6 1,55%
SOMOGYÉRT (per Somogy – lista provinciale) 1 0,26%

Il 19 settembre 2006, la diffusione di una registrazione effettuata nel maggio precedente, durante una riunione riservata del Partito Socialista al governo (già Partito Socialista Operaio Ungherese, al potere durante il regime comunista), nella quale il primo ministro Ferenc Gyurcsány diceva d’aver mentito e deliberatamente nascosto agli elettori la grave situazione del paese al fine di vincere le elezioni e di non aver fatto nulla, come governo, per rimediarvi, scatena una serie di manifestazioni contro il governo.

Durante le manifestazioni, che chiedono le dimissioni del Primo Ministro alcune frange di manifestanti  (secondo la polizia legati agli ultras delle squadre di calcio) compiono atti vandalici per tre notti consecutive, assaltando anche la sede della televisione nazionale. Intanto Fidesz, principale partito di opposizione, annuncia di iniziare la battaglia politica in parlamento chiedendo formalmente le dimissioni del governo e nuove elezioni politiche, la richiesta viene fatta il 25 settembre.

Nulla si muove fino alle elezioni amministrative del 1 ottobre 2006 che vede una sonora sconfitta del Partito Socialista. Gyurcsány comunque non si dimette. Il 23 ottobre, durante la commemorazione per i cinquant’anni dell’Insurrezione di Budapest, gli scontri riprendono ancor più gravemente, alcuni manifestanti si impossessano addirittura di un carroarmato. Malgrado gli scontri e il dilagare del malcontento, malgrado la sconfitta alle amministrative, il Governo non si dimette e chiede la fiducia del Parlamento che gli viene accordata.

Il Partito Socialista Ungherese ha pertanto continuato l’azione di governo con l’Alleanza dei Liberi Democratici, che in aprile si erano accordati con il Partito Socialista; è diventato inoltre il primo governo rieletto dell’Ungheria a partire dalla fine della guerra fredda. Gyurcsány si dimette da Primo Ministro nell’aprile 2009. Non più appoggiato dal partito e in grave calo di popolarità viene rimpiazzato da Gordon Bajnai che guida il partito verso le elezioni politiche del 2010.

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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