Gruppo di Visegrád: le relazioni tra Polonia e Ungheria restano al palo

Il vertice a Esztergom tra i capi di Stato dei quattro paesi centroeuropei riserva qualche sorpresa

Da BUDAPEST –„Se vogliamo che la nostra regione sia una delle più sicure e competitive al mondo, non c’è alternativa ad una stretta collaborazione tra gli Stati membri”. Così le dichiarazioni ufficiali di Tamás Sulyok, presidente dell’Ungheria al termine dell’incontro svoltosi il 3 dicembre a Esztergom, sul Danubio, tra i capi di Stato dei paesi V4, Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca e Polonia.

Sarebbe riduttivo pensare al gruppo di Visegrád solo come ad un accordo puramente simbolico. Gli incontri ufficiali non sono formali eventi diplomatici, sono il termometro dell’Europa centrale. Bisogna però guardare oltre le apparenze ufficiali improntate su cooperazione, sicurezza e unità di intenti. La realtà dei fatti suona in altro modo. E ci svela cosa sta succedendo, in particolare, nelle relazioni tra Ungheria e Polonia.

Il mancato incontro tra Orbán e Nawrocki

A margine del vertice si sarebbe dovuto svolgere un incontro ufficiale tra Orbán e il neoeletto presidente della Polonia Karol Nawrocki. Il bilaterale è stato rapidamente cancellato dall’entourage di quest’ultimo con un post su X e importante è il significato politico di questa mossa.

Non è una novità il fatto che la guerra in Ucraina e la sfacciata subalternità di Orbán nei confronti di Putin siano un ostacolo grave al buon corso delle relazioni tra Budapest e Varsavia. L’improvviso viaggio a Mosca del capo del governo ungherese di fine novembre ha sicuramente influito nella decisione di Nawrocki di cancellare il colloquio. Pur avendo criticato gli aiuti militari all’Ucraina, il neopresidente polacco segue la linea del partito dei fratelli Kaczyński che sostiene Kiev e che considera Mosca l’unica responsabile della guerra in corso.

La cancellazione del colloquio ha un precedente. Nel 2015, alla vigilia delle elezioni presidenziali in Polonia poi vinte da Andrzej Duda, Jarosław Kaczyński non volle incontrare Orbán per non compromettere la vittoria del suo candidato. Era sul tavolo anche la questione dell’occupazione della Crimea da parte dei russi e i conservatori polacchi non volevano mandare messaggi equivoci ai loro connazionali elettori. Nonostante ciò l’incontro si svolse qualche mese più tardi, nel febbraio 2016, ma senza alcuna ufficialità, in un ristorante in Polonia al confine con la Slovacchia.

Non si deve dimenticare poi che anche il vertice tra i capi di Governo dei paesi V4 nel febbraio 2025 si è svolto nella pesante atmosfera di chi non condivide gli stessi programmi politici. Le divergenze tra Tusk e Fiala, da una parte, e Fico e Orbán dall’altra sono state in quell’occasione più che evidenti.

Le ragioni dietro l’annullamento

A nulla, dunque, sembrano valsi gli entusiastici complimenti che Orbán ha rivolto al neoeletto Nawrocki la scorsa estate. L’amicizia tra i due non dà proprio l’impressione di decollare. Che la situazione sia delicata lo conferma anche il fatto che dal dicembre 2024 manca una rappresentanza diplomatica polacca a Budapest. Il ritiro dell’ambasciatore è l’ultimo atto di una tensione dovuta al caso Romanowski, l’ex ministro della giustizia polacco che – sotto inchiesta per associazione criminale, turbativa d’asta e appropriazione indebita – ha ricevuto asilo politico dal governo Orbán.

Il quadro diplomatico però fa pensare che il raffreddamento delle relazioni non sia dovuto tanto a considerazioni di politica estera, quanto a ragioni di politica interna da parte polacca. Nawrocki, dichiarato trumpista e fedele alla linea “Poland first”, non nasconde amicizie anche tra le fila del AfD, il partito ultra nazionalista tedesco. E non nasconde neanche ambizioni dirigenziali in politica estera.

L’irrigidimento delle relazioni con Orbán potrebbe essere una mossa politica del presidente polacco per rafforzare la propria reputazione interna e per ostacolare l’operato del governo guidato da Donald Tusk, con il quale è in corso un pericoloso braccio di ferro per via della nomina di nuovi 007 polacchi. Nel quadro della guerra ibrida in atto in Europa, tra sabotaggi e spionaggi, la mossa di Nawrocki assume contorni preoccupanti. E la dice lunga sul ruolo di Orbán in Europa, vaso di terracotta tra vasi di ferro.

Foto: ujszo.com

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