UNGHERIA: "Ci vuole una settimana tutti insieme!" Lo Sziget Festival compie 21 anni

Era l’agosto del 1993, quando l’allora Festival degli Studenti aprì i battenti sull’isola di Óbuda, nel cuore di Budapest. Da allora ogni anno l’isola ospita migliaia di persone da circa 60 paesi del mondo.

L’idea di base era quella di creare un evento dove gli esponenti della musica alternativa e rock potevano incontrare i giovani. Una specie di Woodstock dell’est Europa, che mirava non solo a dar luogo a concerti ma di ospitare eventi teatrali, performance artistiche, seminari su filosofia e su religione senza pregiudizi e soprattutto senza appartenenza politica. Era importante sin dall’inizio anche l’aspetto educativo del festival, ovvero parlare di problematiche e situazioni pericolose per i giovani che per una settimana in qualche modo erano a cura degli organizzatori. Non mancavano già alle prime edizioni banchi dove si parlava di HIV, di malattie sessualmente trasmissibili con tanto di infermiere e personale che distribuivano volantini ed informazioni. In altre parole Sziget divenne una tavola rotonda aperta per una settimana a cui potevano avvicinarsi tutti senza differenze e confrontarsi con altre persone ed istituzioni di vari generi. Tutto questo ambientato nel centro di Budapest, sull’isola di Óbuda, già sede dell’industria navale sul Danubio.

La posizione scenografica, pur sempre in mezzo ad una zona residenziale della capitale, creò non poche polemiche nel corso degli anni. Le vicende giuridiche tra organizzatori ed il sindaco del quartiere si riaprono anno dopo anno. Sziget però prosegue il suo percorso glorioso, nel 2011 ha ottenuto anche il titolo di miglior festival europeo. Il successo è dovuto prima di tutto agli organizzatori – Müller Péter Sziámi e Gerendai Károly sin dagli arbori – capaci di cogliere la sfida ogni anno e proporre un programma vastissimo che affianca musicisti conosciuti ed esordienti sullo stesso palcoscenico.

Non bisogna tralasciare che Sziget è un rilevante specchio anche per la cultura musicale ungherese. Dal 2008 i giorni “zero” e “meno uno” sono dedicati alla Canzone ungherese, al Jazz ungherese, a cui poi si aggiungono eventi come Musicisti contro il razzismo e Il Jazz ungherese contro il razzismo.

L’edizione di quest’anno ha come obbiettivo quello di presentare al pubblico oltre 200 gruppi musicali ungheresi che affiancheranno i big e gli esordienti della musica internazionale. Quello che si sa per certo è che ci saranno i Blink-182, i Korn, i NOFX e i Madness – tanto per citare alcuni dai più conosciuti. Il programma ufficiale sarà pubblicata il 26 luglio sul sito del festival che esiste anche in italiano e dove ci sono tutte le informazioni necessarie per poter passare un’altra settimana tutti insieme.

Foto: Mishimoto, Flickr

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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