di Matteo Zola
articolo pubblicato su Narcomafie
Albania, lungomare di Valona, tutto era pronto per l’inaugurazione – prevista per il primo ottobre – di un nuovo casinò. Albino Prudentino, boss di una rinata Sacra Corona Unita, gestiva oltre lo stretto di Otranto un ampio business incentrato sul gioco d’azzardo.
Prudentino era stato lungimirante: “Perché questo lavoro non lo conosceva nessuno”. Con queste parole, intercettate dagli investigatori, il boss spiegava come gli introiti derivanti dal gioco d’azzardo e dai videopoker aprissero nuove possibilità rispetto al contrabbando di sigarette, vecchio business della Sacra Corona. A rompere le uova nel paniere a Prudentino è stata un’azione dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Brindisi che lo hanno arrestato su ordine della Procura distrettuale antimafia. L’azione è avvenuta contestualmente a una serie di ordinanze di custodia cautelare spiccate contro altri dieci esponenti della malavita pugliese tra cui Daniele Vicientino che, con l’aiuto di Ercole Penna, aveva ricostituito la struttura verticistica della Sacra Corona Unita, fondata da Giuseppe Rogoli – storico boss oggi soggetto al “carcere duro”- al quale però si continuava a fare riferimento.
Secondo l’indagine, partita nel 2007 e denominata “operazione Calipso”, Vicientino e Penna avevano riorganizzato il sodalizio che tenne uniti i clan della Sacra Corona ai tempi di Pino Rogoli, capo storico e fondatore dell’associazione. I due avrebbero progressivamente esteso la loro influenza da Mesagne –“capitale” della Sacra Corona– ai comuni limitrofi di Ostuni, Oria, Ceglie Messapica, ponendosi come apici dell’organizzazione.
Il new deal di Vicientino trovava nel settore del gioco d’azzardo una remunerativa fonte di guadagno, rimodulando così le storiche strategie criminali e allontanandosi dal tradizionale contrabbando di sigarette. La gestione dei videopoker garantiva sicuri introiti finalizzati al mantenimento degli affiliati e in particolare di quelli detenuti.
Non solo slot machine e casinò erano cari alla nuova organizzazione, il buon vecchio narcotraffico manteneva un ruolo centrale negli affari, avvalendosi di due autonomi canali di approvvigionamento: il primo dal Piemonte (nell’area torinese), il secondo dalla Calabria. La droga veniva successivamente smerciata, attraverso una rete articolata e capillare, in Puglia ed Emilia Romagna.
Gli investigatori, oltre ad aver accertato il ruolo di preminenza svolto da Vicientino all’interno dell’organizzazione, hanno svelato la rete di rapporti che lo legava ad esponenti di primo piano della ‘ndrangheta calabrese: una liason che gli permetteva di aumentare il suo prestigio tra i membri della nuova Sacra, in verità perlopiù pregiudicati già condannati nell’ambito dell’operazione “Mediana” che nel 2006 decapitò la Sacra Corona Unita. Alcuni di loro, riacquisita la libertà, hanno provveduto a ridare vitalità all’organizzazione. Tra questi c’è il già citato Ercole Penna, detto “Linu u Biondu”. Le intercettazioni dei Ros hanno permesso di identificare in Penna e Vicientino, entrambi esponenti dell’ala “mesignanese”, storicamente predominante, i due “promotori” della nuova organizzazione che, oltre al gioco d’azzardo e alla droga, fondava la sua economia su una terza gamba: l’estorsione.
“La strategia del terrore e del disagio”, così l’ha battezzata Penna, mostrava la faccia violenta della nuova Sacra Corona: controllare il territorio secondo i vecchi metodi mafiosi, brutali e punitivi, dell’intimidazione e del ricatto a danno di attività commerciali. Una intercettazione dell’ottobre 2008 tra Daniele Vicientino e il fratello Giovanni portava alla luce l’imposizione del pagamento di mille euro mensili per la durata di due anni a danno di un imprenditore del luogo che avrebbe dovuto, tra l’altro, assumere un “guardiano”. Soggetti privilegiati dell’attività estorsiva erano però proprio gli operatori del gioco d’azzardo legale: una società di scommesse era costretta a versare 10mila euro l’anno. Una ulteriore testimonianza di come non solo il gioco d’azzardo illecito ma anche quello legale siano canali favoriti per le attività criminali dei gruppi malavitosi. Accanto all’arresto di Prudentino, Penna, dei fratelli Vicientino, sono stati tradotti in carcere anche Bruno Bembi, Angelo Cavallo e Tiziano Maggio, tutti coinvolti a diverso titolo nelle attività criminali dell’organizzazione. Altri tre membri della nuova Sacra Corona, su cui pende un ordine di custodia cautelare, restano latitanti.
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