di Murat Cinar
Ugur Mumcu fu assassinato il 24 Gennaio del 1993 ad Ankara, in Karlı Sokak, mentre stava mettendo in moto la propria automobile, parcheggiata di fronte a casa. Aveva 51 anni, una moglie e due figli. Dopo la laurea in Giurisprudenza, Ugur Mumcu iniziò a scrivere di attualità politica e di storia perché “le persone non devono sentirsi responsabili soltanto di ciò che dicono, ma anche dei propri silenzi”.
Nel 1974 scrisse due libri, “Suclular ve Gucluler”(I colpevoli ed i potenti) e “Mobilya Dosyasi”(Dossier sui mobili). In quest’ultimo raccontò di come il figlio del Primo Ministro, Yahya Demirel, fosse riuscito ad arricchirsi con l’esportazione dei mobili, senza aver mai realmente esportato merci. Il termine “esportazione immaginaria” entrò nel gergo politico e giornalistico. Il 12 Settembre 1980 la Turchia visse il suo terzo colpo di stato nell’arco di trent’anni. Ugur Mumcu si schierò contro i golpisti e, nei suoi articoli parlò del rapporto delle organizzazioni terroristiche con i trafficanti di armi. Nel 1983 Mumcu iniziò a concentrare i propri scritti sul cosiddetto ‘stato profondo’, cioè sui rapporti tra le istituzioni e le forze paramilitari o maifiose o addirittura clericali.
A partire dal 1990 si interessò ai movimenti ‘islamici e curdi’; si recò nella Germania Federale per intervistare un ex-giurisperito musulmano, Cemalettin Kaplan, allo scopo di scoprire come fosse riuscito, in poco tempo, a conquistarsi un gruppo di seguaci in tutto il Paese. Grazie alle proprie ricerche, pubblicò “Tarikat-Siyaset-Ticaret” (Confraternite islamiche-Politica-Commercio), un’opera estremamente attuale. La lotta armata del PKK, aveva ormai iniziato a far parte della quotidianità, in Turchia e Mumcu, negli ultimi anni della sua vita, si interessò soprattutto al traffico di armi, all’ingerenza della CIA e del Mossad in Iraq e al loro rapporto con attori locali come Celal Talabani e Molla Mustafa Barzani. “Se i Curdi stanno portando avanti una guerra d’indipendenza contro l’imperialismo, cosa fanno la Cia e la Mossad in mezzo a loro? O forse che la Cia e il Mossad hanno iniziato a lottare contro l’imperialismo ed il resto del mondo non ne sa nulla?”. Parlò di come fu creata l’organizzazione terroristica Hezbollah (in Turchia ed Iran in particolare) e dei suoi probabili rapporti con i servizi segreti, col principale scopo di distruggere i membri del PKK, un’organizzazione che definivano “armata marxista e leninista”.
Nel suo ultimo articolo, pubblicato l’8 Gennaio 1993 sul quotidiano nazionale Cumhuriyet, parlò del suo nuovo libro, che sarebbe uscito a breve, in cui avrebbe analizzato il rapporto tra i movimenti radical-nazionalisti curdi ed i servizi segreti della Repubblica. Sedici giorni dopo, Ugur Mumcu saltò in aria mettendo in moto la propria automobile, parcheggiata dinanzi a casa. Sulla sua morte furono formulate diverse teorie.
Qualche giorno fa, la Corte Penale di Ankara ha deciso di restituire ai familiari di Mumcu i resti dell’automobile nella quale perse la vita, dal momento che, ormai, le indagini erano terminate. Dopo vent’anni di processo sono state individuate ed arrestate tre tra le persone che hanno progettato e realizzato l’attentato: facevano parte dell’organizzazione terroristica Esercito di Tawhid-Salaam e Gerusalemme e dovranno scontare tra i sei e i quindici anni in carcere. Come afferma il suo avvocato Halil Sevinc, la giustizia è riuscita a trovare, arrestare e condannare chi ha effettivamente ucciso Mumcu sebbene non si sia fatta luce sugli eventuali rapporti di queste persone con terze parti.
Se il sistema giuridico non permetterà di riaprire la causa, il latitante sospettato Oguz Demir, scappato fuori dal paese prima che la polizia lo arrestasse, potrà tornare in Turchia senza temere condanna.
Ugur Mumcu credeva fermamente nell’importanza della libertà di stampa: “La libertà di stampa è uno dei fondamenti della democrazia. La stampa che costituisce e rappresenta il pubblico, in ogni epoca della storia è stata una questione controversa. Nei periodi in cui la libertà di stampa è stata limitata, lo sviluppo democratico si è fermato e ciò ha rafforzato le tendenze totalitarie. L’istituzione di principi democratici e lo sviluppo della libertà di stampa sono obbligatoriamente interconnessi”.