SERBIA: Una risoluzione storica. Riprende il dialogo con Priština

Il parlamento della Serbia ha approvato domenica 13 gennaio 2013, dopo un estenuante dibattito iniziato il giorno precedente, una nuova risoluzione sul Kosovo. Il titolo è particolarmente interessante: “l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Serbia sui principi fondamentali per i colloqui con le istituzioni temporanee di autogoverno in Kosovoe Metohija.”

Secondo la risoluzione, Belgrado si impegna a riprendere il dialogo con le autorità di Priština, che, come è noto, hanno dichiarato la loro indipendenza dalla Serbia nel Febbraio del 2008. Come è altrettanto noto, la Serbia, costituzionalmente, non riconosce la sovranità del Kosovo.

Il recente passato

La risoluzione del Parlamento serbo, è senza dubbio di portata storica. Infatti, sotto il velo di termini apparentemente asettici e molto creativi, in modo tale da non violare la Costituzione serba, si apre la strada ad un colloquio diretto tra Belgrado e Priština. Non è cosa da poco se si considera che nel non così lontano 1998 il Kosovo divenne il campo di battaglia tra le forze armate della Repubblica Federale di Jugoslavia (l’allora federazione serbo-montenegrina, 1992-2003) e l’Esercito di liberazione del Kosovo (UÇK), mentre l’anno successivo, nel 1999, l’Alleanza atlantica (NATO) ritenne necessario dover intervenire militarmente (bombardando per 78 giorni la Serbia ed il Montenegro dal cielo) per porre fine al conflitto. Fu allora, nel 1999, con la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che, di fatto, Belgrado perse il controllo effettivo sul territorio della provincia ribelle a maggioranza albanese. Tuttavia, sotto un profilo legale, la Serbia continua a conservare la sovranità legale sul Kosovo ancor oggi.

Il contenuto della risoluzione

In primo luogo la risoluzione afferma con forza che la Serbia “in accordo con il diritto internazionale, con la Costituzione e il desiderio dei cittadini, non riconosce e mai riconoscerà l’indipendenza dichiarata unilateralmente dal Kosovo.” L’obiettivo dei colloqui tra Belgrado e Priština è dunque quello di garantire la sicurezza della comunità serba (e delle altre comunità) in Kosovo oltre che “il rispetto dei diritti umani.” Inoltre si esplicita che “i colloqui con i rappresentanti delle “istituzioni temporanee di autogoverno a Priština” devono contribuire ad una vita migliore dei cittadini in Kosovo e Metohija, alla pace ed alla stabilità ed al futuro europeo della Serbia e della regione.” In altri termini, il dialogo tra le due parti dovrebbe “velocizzare l’integrazione di tutta la regione dei Balcani occidentali nell’Unione Europea” (punto 4.)

Uno sforzo di ingegneria politica e diplomatica

Se si tiene a mente il recente passato conflittuale e bellicoso della regione balcanica, non si può certo negare l’importanza politica del documento. Infatti i principali esponenti dell’attuale coalizione di governo in Serbia, sono politici che hanno seguito un notevole percorso evolutivo. Ad esempio, l’attuale primo ministro della Serbia, Ivica Dačić, è stato negli anni ’90 portavoce del Partito Socialista della Serbia di Slobodan Milošević. Il Presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolić, dal 1991 sino alla svolta del 2008, anno della fondazione del Partito Progressita Serbo, è stato vicepresidente del Partito Radicale Serbo guidato da Vojislav Šešelj. La prima volta in cui i socialisti e i radicali hanno formato una coalizione di governo è stato il 24 marzo 1998. Venne criticato come un “governo di guerra” dall’opposizione, ed in effetti, la guerra seguì a breve. Erano altri tempi, si potrebbe dire oggi. Del resto, l’Unione Europea, che oggi dimostra una notevole capacità di mediazione e di facilitazione del dialogo, nel non lontano 1991 non seppe dimostrare la stessa coesione nel momento della crisi jugoslava e della successiva dissoluzione.

La lunga marcia verso l’Europa

Nell’attuale strategia del governo serbo, l’ingresso nell’Unione Europea è una priorità. L’obiettivo è quello di rispettare la scadenza del prossimo giugno. La speranza è che, come ha precisato il Ministro della difesa Aleksandar Vučić, aprendo i negoziati di adesione della Serbia, l’economia del Paese ed il livello di vita dei cittadini possano migliorare. Un esponente del governo serbo, Suzana Grubješić, ha recentemente affermato che “non c’è alternativa al dialogo” tra la Serbia ed il Kosovo. In questa chiave va dunque letta la nuova risoluzione. Nel condiviso futuro europeo della Serbia e del Kosovo.

All’indomani della risoluzione, il 14 gennaio, il primo ministro Ivica Dačić, ha risolutamente sostenuto che la Serbia è determinata per la pace e questa non è una nostra debolezza bensì forza,” ed ha aggiunto, di fronte ad un’unità d’élite di un reparto antiterrorismo in occasione di una visita, che “allo stesso tempo, siamo pronti a difendere ogni parte della nostra Serbia.”

I tempi in cui Slobodan Milošević promise ai Serbi e Montenegrini del Kosovo, durante una tempestosa assemblea a Kosovo Polje (Piana dei merli), nell’aprile del 1987, che “nessuno ha il diritto di picchiarvi” paiono lontani anni luce. Quasi assuefatti da notizie tragiche provenienti dall’ex Jugoslavia, la nuova risoluzione sul Kosovo del Parlamento serbo, come nella popolare testata giornalista serba Blic, andrebbe inserita in un’apposita sezione: dobre vesti ovvero buone notizie.

Foto: Krumb77, Wikicommons

Chi è Christian Costamagna

Christian Costamagna, classe 1979, ha insegnato presso l'Università del Piemonte orientale nell'anno accademico 2014-2015 (corso di Storia contemporanea e dell’Europa Orientale) dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze Storiche. Nella tesi di dottorato si è occupato dell’ascesa al potere di Slobodan Milosevic nella seconda metà degli anni ’80. Ha svolto ricerche d’archivio a Belgrado e Lubiana. I suoi articoli sono apparsi su East Journal, Geopolitical Review. Geopolitica – Rivista dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, Mente Politica, European Western Balkans, e sul “LSE blog about South Eastern Europe”. Costamagna è consulting analyst per Wikistrat.

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2 commenti

  1. sono molto sfiduciato, direi scettico, non vedo la volontà da parte di nessuno dei contendenti di aprire un serio dialogo, aggiungiamo che ci sono numerose ingerenze da pare di stati stranieri, Albania in primis supportata dagli USA, Europa, comunque divisa e non concorde sul riconoscimento del Kosovo, non è una situazione semplice e non lo sarà mai.
    La soluzione? noon ne vedo una attuabile a breve, ma se si guarda all’Europa allora le cose cambiano, infatti visto che entrambe le parti ambiscono ad entrare a far parte dell’unione europea a quel punto le si fanno entrare nello stesso momento e le frontiere o confini amministrativi non avrebbero più ragione d’esistere…
    una banalità, una ovvietà, ma di sicuro una via pacifica alla soluzione di un problema che altrimenti rischia di trascinarsi in etrno.

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