GRECIA: Il giorno dell'insurrezione contro i Colonnelli

Il 17 novembre del 1973 i carrarmati greci sfondavano il cancello del Politecnico di Atene dove da tre giorni gli studenti erano in sciopero contro la Giunta dei Colonnelli, guidata da Georgios Papadopoulos. La protesta degli studenti, scoppiata il 14 novembre, si avvantaggiò della tardiva reazione della Giunta così che i manifestanti poterono occupare l’università e organizzare un’improvvisata stazione radio (usando materiale trovato nei laboratori) capace di trasmettere in tutta Atene. All’appello degli studenti del Politecnico risposero giovani e operai che a migliaia si riversarono nel campus. Spuntarono, chissà da dove, persino dei fucili, eredità di decenni di resistenza. Quando l’esercito intervenne, intimando di deporre le armi e uscire dall’ateneo, i manifestanti risposero come lo spartano Leonida ai persiani, durante la battaglia delle Termopili: “venite a prenderle”. E così fecero.

Un carroarmato Amx-30 abbatté il cancello del Politecnico travolgendo gli studenti che vi si erano arrampicati sopra. Negli scontri che seguirono vennero uccisi ventiquattro giovani, molti feriti, centinaia gli arrestati e torturati successivamente nelle prigioni della polizia. Il bagno di sangue offrì a un altro dei colonnelli, Dimitrios Ioannides, l’occasione per organizzare, il 25 novembre, un colpo di Stato ed estromettere Papadopoulos. Il regime si avviava però alla fine dei suoi giorni. La decisione di Ioannides, nel luglio 1974, di rovesciare il legittimo governo di Cipro causò la reazione turca e la possibilità di una guerra con Ankara portò alla fine del regime.

Il Politecnico di Atene, una tradizione di lotta

Il Politecnico di Atene vanta una lunga tradizione di lotta. Fondato nel 1836 fu il simbolo della ritrovata indipendenza greca. Durante la Seconda guerra mondiale fu uno dei centri della resistenza antifascista, una resistenza intellettuale che presto diventò armata quando, con l’occupazione tedesca del 1941, il movimento si organizzò nelle fabbriche, nelle campagne e nelle altre città. Furono diciotto gli studenti del Politecnico a morire durante la resistenza, che ebbe nell’ateneo uno dei maggiori centri.

Quando i Colonnelli presero il potere con un colpo di Stato nel 1967, il Politecnico fu subito motore del dissenso. Un dissenso che nel 1969 trovò espressione nel celebre film Z. – L’orgia del potere di Costa Gavras, basato sul racconto dello scrittore Vassilis Vassiliskos. Il film, sottoposto a censura, vinse l’Oscar. La colonna sonora del film venne composta da Mikis Theodorakis, imprigionato dalla Giunta, e proprio grazie all’intraprendenza degli studenti si diffuse clandestinamente nel Paese. Come recita il film: ” i militari hanno proibito […] persino la lettera Z che in greco antico vuol dire “è vivo”.

Aleksos Panagoulis, martire di Grecia

Come Theodorakis e Costa Gavras furono il simbolo di una cultura giovanile opposta al regime, Aleksos Panagoulis fu l’uomo che incarnò l’opposizione attiva. Nel 1968 organizzò e condusse un attentato contro Papadopoulos che, però, fallì e Panagoulis venne arrestato e torturato. Il 17 novembre 1968, cinque anni prima della rivolta del Politecnico, fu condannato a morte ma la sentenza non venne mai applicata per il timore delle reazioni interne e internazionali. Panagoulis era infatti molto noto all’estero. Fu compagno della celebre giornalista Oriana Fallaci che nel libro Un uomo ne raccontò la vicenda facendone un simbolo internazionale della resistenza liberale al totalitarismo. Morirà nel 1976 a seguito di un incidente stradale che, secondo perizie italiane, fu dovuto allo speronamento della sua macchina da parte di altre vetture di grossa cilindrata.

Una nuova insurrezione?

Il 17 novembre è festa in Grecia, e quest’anno la ricorrenza del Giorno dell’insurrezione si è tinta di molti riferimenti al passato e alle vicende appena raccontate. Il 14 novembre 2012 il governo greco si apprestava a votare le misure di austerità necessarie ad ottenere ulteriori prestiti internazionali. Quel giorno il deputato di Syriza, partito di sinistra radicale e seconda forza del Paese, Stathis Panagoulis (fratello di Aleksos) ha preso la parola in Parlamento pronunciando un’amara sentenza: “Pregate di essere giudicati da un tribunale speciale, colleghi che avete appena votato l’ennesimo pacchetto di sacrifici: ve lo auguro di cuore, perché altrimenti farete la stessa fine dell’ambasciatore americano in Libia pochi mesi fa”. Sarete, cioè, fatti saltare in aria a furor di popolo.

La tensione in Grecia è sempre più alta, e la crescita nei sondaggi di Alba Dorata, il partito fascista guidato da Nikólaos Michaloliákos, già vicino proprio a Papadopoulos, leader della Giunta dei Colonnelli, testimonia la gravità della crisi sociale. Tra i centomila che fuori dal Parlamento protestavano, mostrando cappi all’indirizzo dei politici, forse c’erano anche i sostenitori di Alba Dorata. O forse, mentre risuonavano le canzoni di Theodorakis e i versi di Aleksos Panagoulis, c’erano quegli studenti che nel 1973 insorsero contro il regime con i capelli bianchi e la pensione da fame a gridare “è vivo”. Panagoulis è vivo.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. Se un governo espressione della maggioranza degli elettori greci è esposto a intimidazioni di tale gravità, non vedo speranze per l’avvenire della Grecia, vengono alla mente le minacce a Matteotti dopo il suo ultimo discorso parlamentare.

  2. Alessandro Bacigalupo

    voglio solo ricordare che “è vivo” è riferito a Gregoris Lambrakis ucciso da due fascisti nel 1963

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