Cechia

La guerra fredda a colpi di bollicine: storia della Kofola

La vicenda di una bevanda amatissima da cechi e slovacchi. Da oggetto della competizione nella guerra fredda a simbolo di nostalgia e di folklore.

La sfida della Coca-Cola

All’inizio della guerra fredda, in un contesto dove tutto veniva pesato e osservato attraverso le lenti dell’ideologia, il successo della Coca-Cola rappresentò una vera e propria spina nel fianco per le classi dirigenti comuniste. Diffusa in Europa grazie ai soldati americani impegnati durante il secondo conflitto mondiale, la bevanda di John Pemberton, apprezzatissima, si impose subito da est a ovest come prodotto di largo consumo, e divenne simbolo di un benessere fino a quel momento sconosciuto: la miglior vetrina possibile per il nuovo modello globale a stelle e strisce.

La vittima più celebre del potere della Coca-Cola fu certamente Georgij Zhukov. L’eroico maresciallo dell’Unione Sovietica cadde infatti in una sorta di dipendenza che rischiava di mettere in imbarazzo Stalin e il suo partito. Da qui, nel 1946, l’intuizione della White Coke, omaggio di alcuni colleghi americani e prodotta nell’Austria occupata dagli ex alleati. Essa rispettava la ricetta originale ma senza uso di caramello, per renderla trasparente e confondibile con la vodka o l’acqua minerale nei check-point di frontiera.

Dal decennio successivo, con i due blocchi ormai chiusi ermeticamente, i paesi orientali si spesero per creare in casa una bevanda all’altezza del colosso statunitense. Nacquero così diversi prodotti, figli di altrettanti tentativi di imitare l’aroma segreto della Coca-Cola, tra questi la Cockta jugoslava, la Bajkal sovietica e la Polo-Cockta polacca. Ma l’esperimento più noto e più convincente si concretizzò allo scoccare del 1960, a Praga.

Origine e fortuna della Kofola

Anche i cecoslovacchi, come molti altri popoli europei, conobbero la Coca-Cola nel 1945. In maggio truppe americane guidate dal generale Patton liberarono Plzen e i soldati entrarono rapidamente in sintonia con gli abitanti, scambiando la loro bevanda gassata con la famosissima birra locale. La Coca-Cola attecchì presto in tutto il resto del paese, ma il passaggio del governo nel campo sovietico ne limitò fortemente la reperibilità. Dagli anni cinquanta l’abilitazione alla vendita divenne esclusiva dei negozi Tuzex, catena statale di lusso che disponeva di alcuni beni occidentali, ma accettava esclusivamente valuta estera.

Nel 1959 la politica decise così di favorire la realizzazione di “un’alternativa socialista”, con materie prime del territorio o importabili da paesi amici. Il progetto venne affidato a Zdenek Blazek, ricercatore nel campo delle piante medicinali presso un istituto di Praga, mentre per la produzione industriale della nuova bevanda si propose il farmacista Jaroslav Knap. In un laboratorio della capitale Blazek avviò una serie di sperimentazioni che portarono alla nascita dello sciroppo Kofo, un estratto naturale composto da erbe, frutta e spezie. Il prodotto finale fu chiamato inizialmente Kofokola, poi abbreviato in Kofola per prevenire dispute sul marchio.

La Kofola entrò in commercio nel 1960 e si rivelò da subito una mossa vincente. Il colore era simile a quello della rivale americana, ma composizione e sapore la distinguevano nettamente da questa. La formula dello sciroppo prevedeva 14 ingredienti (oggi in gran parte noti), senza aromi artificiali e con quantitativi di caffeina e di zucchero di gran lunga inferiori a quelli della Coca-Cola; al gusto le note erbacee e agrumate prevalevano su quelle dolci e frizzanti.

I cittadini cecoslovacchi si affezionarono rapidamente alla nuova bevanda, per il suo sapore ma anche per il suo basso costo. Si distribuiva in bottiglia nei supermercati così come alla spina nei locali. Secondo il gergo popolare un bicchiere di Kofola offriva refrigerio senza scandalo, proverbio che accusava implicitamente chi poteva permettersi la Coca-cola di avere amicizie influenti all’estero o nel partito comunista.

La rinascita del marchio

Dopo gli sconvolgimenti del 1989 e la scissione del paese, la Kofola venne messa in crisi dalla feroce concorrenza delle bevande occidentali, fino a rischiare la sparizione alla fine degli anni novanta. Nel 2002 però una famiglia di imprenditori cechi di origine greca, i Samaras, decise di avviare una difficile operazione di recupero. Acquistò a prezzo di saldo il marchio originale, e con esso il monopolio della produzione e della vendita in Cechia e Slovacchia, quindi lanciò una campagna pubblicitaria di grande successo, che riportò finalmente la bevanda sulla cresta dell’onda.

Oggi il gruppo Kofola CeskoSlovensko a.s. di Jannis Samaras è una grande azienda che ha il suo quartier generale a Ostrava, oltre a una rete di filiali che tocca anche Polonia, Slovenia e Croazia. Ma la Kofola non è rinata solo sul mercato, si è riappropriata di significati turistici e identitari. Tour guidati e pagine online ne parlano regolarmente, attirando viaggiatori incuriositi, mentre i cittadini, soprattutto i più anziani, la consumano come atto di nostalgia, in memoria della gioventù e di un paese iconico del Novecento europeo.

Foto dal profilo FB del marchio Kofola

Chi è Enrico Brutti

Si è laureato in Storia all'Università degli studi di Padova

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