di Matteo Zola
Si stringe il cerchio attorno a Darko Saric, il boss del narcotraffico balcanico ricercato dai governi di mezzo mondo, Serbia in testa, e dalla Dea, la Drug Enforcement Administration americana. L’agenzia serba Tanjug riporta la notizia che il governo di Belgrado collaborerà nell’inchiesta dei pm austriaci, impegnati in un’indagine che vede coinvolto l’istituto di credito Hgaa (Hypo Group Alpe Adria), accusato di aver riciclato – tra il 2007 e il 2009 – il denaro sporco del boss Saric per una cifra di circa 100 milioni di euro. L’indagine, legata al traffico internazionale di stupefacenti, è stata al centro di una recente visita del ministro dell’Interno serbo, Ivana Dadic, alla presenza del capo della polizia di Vienna. Il ministro Dadic ha in quell’occasione sottolineato all’agenzia Tanjug che la polizia serba “contribuirà a far luce sulla vicenda”.
L’indagine è partita da una serie di reportage del quotidiano Österreich, che già da tempo aveva nel mirino l’Hgaa che, tra l’altro, nell’elenco delle banche europee nazionalizzate nel corso dell’ultima crisi finanziaria in modo da evitarne il fallimento. Dalle colonne del giornale l’inchiesta è finita sul tavolo degli inquirenti secondo i quali Saric avrebbe aperto una serie di conti correnti presso l’Hgaa per depositare la somma proveniente dal narcotraffico: ben 100 milioni di euro. La banca, dal canto suo, gli avrebbe attivato linee di credito per un valore pari alla somma depositata: denaro che poi Saric avrebbe investito nel progetto immobiliare Blok 67 a Belgrado. L’emittente radiofonica serba B92, la gloriosa radio che si oppose al regime di Milosevic, spiega nel suo sito che “per combattere la mafia occorre colpirla nel conto in banca”.
Il cerchio attorno a Saric è però difficile da chiudere del tutto, il narcotrafficante gode di appoggi “altolocati”. Su tutti spicca quello di Milo Djukanovic, premier montenegrino, che controlla indirettamente – tramite il fratello Aco – l’istituto Hypo Alpe Adria e la banca Prva presso i cui conti ha depositato denaro sporco il boss Darko. Sul sostegno di Djukanovic a Saric è caduto il velo da quando nel giugno scorso la Dea, intercettando le telefonate di Saric, ha scoperto che il boss versa alle banche del premier montenegrino il 20% dei proventi derivanti dal narcotraffico. Proprio Djukanovic, infine, si è detto disponibile a concedere la cittadinanza a Saric, cittadino serbo, nato però nel paesino di Pljevlja, tra le montagne del Montenegro settentrionale. La Costituzione in vigore nella giovane repubblica balcanica, infatti, impedisce che i suoi cittadini vengano estradati in qualsiasi altro Paese.
pubblicato su Narcomafie
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