La situazione delle comunità LGBTQI in Europa Centro-Orientale: Ucraina

L’Ucraina é passata in pochi anni dal trionfo di quella straordinaria festa della libertà che fu la Rivoluzione Arancione a una reprise en main brutale e volgare. Dal 2010, data dell’arrivo al potere del presidente Viktor Janukovyč, il paese affonda in un abisso di autoritarismo condito da crescenti violazioni dei diritti umani. L’immagine della (peraltro molto controversa) Egeria della rivoluzione, l’ex-prima ministra Yulia Timoshenko, in prigione si é convertita in uno dei simboli di questa situazione. L’eroe della lotta contro il comunismo in Polonia e direttore emerito di uno dei migliori quotidiani d’Europa (Gazeta Wyborcza), Adam Michnik, ha lanciato una petizione internazionale chiedendo la liberazione della Timoshenko. Il noto militante per i diritti umani Yevhen Zakharov,che é anche copresidente del prestigioso Kharkiv Human Rights Group (KHPG), ha pubblicato recentemente un rapporto nel quale denuncia che nel paese stanno aumentando la miseria, la repressione dei movimenti della società civile indipendente e dell’opposizione, l’influenza politica sui tribunali e gli abusi del sistema legale. Ciò che é peggio, le minoranze, tanto etniche come sessuali, sono divenute le prime vittime di questa situazione.

L’omosessualità rimase illegale in Ucraina (e nel resto dell’URSS) durante tutto il periodo sovietico e fu legalizzata solo dopo il “crollo” del regime, nel 1991. Lo stato non riconosce nessun diritto alla comunità LGBT. Non vi sono né leggi contro l’omofobia né norme anti-discriminazione e non esiste riconoscimento giuridico alcuno per le coppie e famiglie LGBT. La situazione delle minoranze sessuali, inoltre, non solo non accenna a migliorare ma addirittura é peggiorata sensibilmente negli ultimi mesi. Quest’anno il Consiglio Supremo (Verchovna Rada, in ucraino: Верховна Рада України), il parlamento unicamerale del paese, é arrivato molto vicino a approvare un controverso testo di legge omofobo, la proposta di legge # 8711, che de facto ri-criminalizza l’omosessualità. Anche se, come abbiamo riferito qui in East Journal in un recente articolo, alla fine il parlamento ha ceduto alle pressioni della comunità internazionale e ha ritirato, almeno per il momento, la legge, il fatto stesso che una norma del genere sia stata dibattuta e abbia ricevuto il visto verde della commissione sulla libertà d’informazione e della stampa, evidenzia la difficile situazione che vivono le minoranze sessuali nel paese.

Omofobia sociale

Uno degli elementi che più contradistinguono la situazione vissuta dalle persone LGTB é certamente la presenza di un’omofobia sociale molto forte. Gay, Lesbiche, Transessuali, Queers, Intersex e Bisessuali sono regolarmente vittima di crimini d’odio, discriminazioni e ostacoli alla libertà di associazione. Il progresso dei diritti civili si scontra con l’ostilità di una parte importante della popolazione (le ragioni di questa ostilità sono conosciute: peso della tradizione e della religione, struttura sociale patriarcale etc…). Un sondaggio reso pubblico nel novembre del 2011 ha rivelato che il 78,1% degli Ucraini condanna le relazioni tra persone dello stesso sesso. Una ostilità che é esacerbata dall’azione, assolutamente deleteria, della chiesa ortodossa e dalla presenza di gruppi di estrema destra ultra-nazionalisti che attaccano i Gay Prides e propagano un’omofobia estremamente violenta.

La selvaggia aggressione di cui é stato vittima l’attivista per i diritti LGBT Svyatoslav Sheremet, e della quale ci siamo occupati in un precedente articolo, é infatti solo l’ultimo episodio in una serie crescente di attacchi omofobi che si sono susseguiti nel paese negli ultimi mesi. Lo scorso 19 maggio, per esempio, un’ esposizione della fotografa Yevgenia Belorusets, fu devastata da due uomini che distrussero anche alcune delle opere esposte. La mostra, intitolata “una stanza tutta per sé” e finanziata dal Visual Culture Research Center di Kiev, aveva come oggetto la vita delle famiglie LGBT nel paese. Purtroppo non é la prima volta che il Visual Culture Research Center di Kiev, che recentemente é stato anche oggetto di un grave caso di censura, é vittima di attacchi omofobi.

Il co-presidente del consiglio delle organizzazioni LGBT ucraine, Andriy Maimulakhin, ha denunciato recentemente che una coalizione formata da neo-fascisti, ultra-nazionalisti, gruppi cristiani e dai cosiddetti “cosacchi” pro-russi ha lanciato una vera e propria campagna omofoba senza precedenti nel paese. La situazione é tale che poco prima che iniziasse l’Euro2012 l’organizzazione Amnesty International lanciò un appello ai tifosi gay o appartenenti alle minoranze etniche affinché non si recassero in Ucraina perché, come affermò il dirigente di Amnesty Max Tucker, correvano il rischio di cadere vittima, non solo degli attacchi dell’estrema destra ma, anche di una “polizia criminale”.

Il quadro legale

La situazione legale delle persone LGBTQI é la seguente:

  • non esiste riconoscimento giuridico alcuno per le coppie e famiglie LGBT.
  • non vi sono leggi contro l’omofobia
  • non vi sono leggi che sanzionano le discriminazioni sulla base dell’identità di genere e l’ orientamento sessuale
  • l’adozione per le coppie o individui LGBT é illegale
  • sono previste procedure che permettano alle persone che si sottopongono ad una operazione di riattribuzione chirurgica di sesso di ottenere il riconoscimento amministrativo del cambio di genere ma solo dopo la sterilizzazione obbligatoria e il divorzio
  • Manifestazioni per i diritti LGTB sono state attaccate e hanno subito tentativi di proibizione in varie occasioni
  • ILGA Europe afferma che, durante gli ultimi 10 anni, le autorità ucraine hanno violato sistematicamente la libertà di associazione delle persone LGBT.

Vista questa situazione non sorprende che il paese si collochi agli ultimi posti in Europa per il rispetto dei diritti umani e civili delle minoranze sessuali. Nell’ultimo “Rainbow Index”, che é stato pubblicato recentemente dall’organizzazione ILGA-Europe, l’Ucraina ha ottenuto -4 punti (come l’ Armenia, l’ Azerbaigiàn e la Macedonia ), in una scala che va dai -4,5 punti di Russia e Moldavia ai +21 del Regno Unito. Sulla situazione della comunità LGBT in Ucraina si veda anche l’ Annual Review 2011 on Ukraine (si può scaricare cliccando qui).

Conclusione

In conclusione ci pare opportuno ricordare che vi sono dei segnali positivi che meritano di essere sottolineati. Come ha notato Max Di Pasquale nell’intervista che ha concesso al fondatore di East Journal, Matteo Zola: “Il fallimento della Rivoluzione ha lasciato molta disillusione ma la restaurazione dell’ancien régime di Yanuchovyc non porterà comunque il Paese verso un autoritarismo di marca lukashenkiana perché nella popolazione si è ormai radicata l’idea della libertà e la consapevolezza di poterla ottenere”.

Per quel che concerne le minoranze sessuali va notato che negli ultimi anni la comunità LGBT si é sviluppata e rafforzata. L’elemento più importante é probabilmente la strutturazione e lo sviluppo di gruppi LGBT come Gay Forum of Ukraine. Questi gruppi fanno un lavoro straordinario in circostanze spesso molto difficili e contano con attivisti eccezionalmente coraggiosi come Svyatoslav Sheremet e Andriy Maimulakhin. É soprattutto grazie a loro che c’è permesso sperare in un futuro migliore per la comunità LGBT in Ucraina.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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