Un militante di Obraz durante gli scontri avvenuti all'ultimo gay-pride

SERBIA: Messa al bando l'estrema destra

Buone notizie da Belgrado. In Serbia la Corte costituzionale ha deciso la messa al bando dell’organizzazione ultranazionalista di estrema destra ‘Obraz’ (Onore), accusata di attività violenta diretta all’abbattimento dell’ordine costituzionale, e all’incitamento all’odio razziale, etnico e religioso. L’Alta Corte, come hanno riferito le agenzie, ha accolto una richiesta in questo senso presentata nei mesi scorsi da parte del procuratore generale.

Il leader di Obraz, Mladen Obradovic, è stato condannato lo scorso marzo a dieci mesi di carcere per le minacce e le violenze scatenate contro gli omosessuali in occasione del Gay Pride del 2009 a Belgrado, cancellato all’ultimo momento per motivi di sisurezza. Lo stesso Obradovic era già stato condannato lo scorso anno a due anni di reclusione per le violenze messe in atto dagli ultranazionalisti omofobi al Gay Pride dell’ottobre 2010 nella capitale, degenerato in gravi scontri con la polizia con un bilancio di 150 feriti, in massima parte poliziotti, e decine di arresti. Il Gay Pride del 2011 era stato nuovamente annullato per le pesanti minacce da parte di gruppi ultranazionalisti. La Corte costituzionale, con le stesse motivazioni, aveva messo fuorilegge lo scorso anno l’altra formazione di estrema destra Nacionalni stroj (Schieramento nazionale).

Spesso descriviamo la Serbia con toni aspri, occorre però sottolineare i successi – seppur scarsi – quando avvengono. Il Paese è caratterizzato da un nazionalismo che, nella recente tornata elettorale, si è espresso con la vittoria di Tomislav Nikolic, nuovo presidente della Repubblica dal torbido passato. Il potere del clero, assai vicino alle formazioni di estrema destra, è forte. La mafia serba, inoltre, è assai vicina al mondo delle curve e dell’estremismo politico (spesso hooligans e fascismo si incrociano nei Balcani). In un simile contesto la decisione di condannare Obradovic e bandire il suo movimento è un segnale positivo che sarebbe ingiusto trascurare.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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