Il trattato New START (Strategic Arms Reduction Treaty), firmato da Russia e Stati Uniti nel 2010, scade tra pochi mesi, nel febbraio 2026. Ad oggi, i negoziati per una nuova ratifica dell’accordo sembrano inesistenti.
Cos’è il trattato New START
Firmato nel 2010 dagli allora presidenti Barack Obama e Dmitry Medvedev ed entrato in vigore nel 2011, il trattato New START (Strategic Arms Reduction Treaty) è soltanto l’ultimo degli accordi omonimi che, dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, regolano la proliferazione delle armi di distruzione di massa – e più specificamente gli armamenti nucleari.
Il primo trattato (denominato poi START I) fu firmato nel 1991 da George Bush (padre) e Mikhail Gorbachev e segnò l’inizio di una fase distensiva nei rapporti tra Stati Uniti e quella che, ormai, si chiamava Federazione Russa. Analogamente, la firma del New START ha segnato possibilmente l’apice dei rapporti collaborativi in materia di armamenti tra i due paesi, contraddistinguendo un’epoca che, oggi, sembra superata da tempo. L’accordo “storico” e “di importanza planetaria” – così come lo definì allora Medvedev – prevede diverse limitazioni alla produzione e all’installazione di sistemi balistici intercontinentali (ICBM), sistemi balistici lanciati da sottomarini (SLBM) e bombardieri pesanti equipaggiati con armamenti nucleari, limita il numero di testate nucleari e consente ad entrambe le parti di ispezionare e valutare l’adempimento dei rispettivi obblighi.
Dopo aver raggiunto i livelli concordati nel 2018, l’invasione russa dell’Ucraina ha segnato una decisa battuta d’arresto nella collaborazione bilaterale. Il Cremlino ha bloccato le ispezioni nell’agosto 2022, mentre nel febbraio 2023 ha sospeso la propria partecipazione al trattato – pur dichiarando che non avrebbe superato i limiti quantitativi imposti dall’accordo.
Nuove negoziazioni, nuovi problemi
Già a settembre di quest’anno Putin si era detto disponibile alla ratifica di un nuovo trattato, forte dei colloqui in Alaska del mese precedente e di una possibile nuova intesa ritrovata con l’inquilino della Casa Bianca. Nonostante le dichiarazioni rilasciate da Trump in questi mesi lascino intendere una certa volontà nella prosecuzione del dialogo intorno al nucleare, Washington non ha ancora espresso alcuna posizione ufficiale. Né Trump né Putin vogliono che l’ultimo – e unico – trattato bilaterale in vigore circa la proliferazione degli armamenti nucleari termini senza nemmeno un tentativo negoziale. È tuttavia innegabile che i rapporti internazionali siano decisamente mutati dal 2010, quando i rispettivi capi di stato si incontravano a Praga.
Nel novembre 2024 le autorità russe hanno approvato alcuni cambiamenti formali alla dottrina nucleare, consentendo l’utilizzo di tali armamenti qualora venga minacciata la “sovranità e l’integrità territoriale” della Russia e della Bielorussia, anche attraverso attacchi con “armi convenzionali” – cioè non nucleari. Inoltre, il documento sui “Fondamenti della politica dello stato della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare”, che liberalizza in parte il ricorso a questo tipo di risposta militare, è giunto in un clima sempre più marcatamente bellicista: l’artificio retorico dell’impiego di armi atomiche come minaccia o extrema ratio non è più un tabù, anzi.
Dall’altra parte, il dialogo non sembra tra le priorità della Casa Bianca – almeno per ora. Sia perché eventuali negoziazioni fornirebbero ulteriore potere contrattuale alla Russia nel contesto della risoluzione della guerra in Ucraina, sia perché Washington vorrebbe con tutta probabilità un trattato più ampio, che tenga conto del crescente ruolo della Cina come potenza nucleare.
Un futuro senza regole?
È difficile pensare che Russia e Stati Uniti rendano del tutto vano il trentennale quadro istituzionale che regola i rapporti tra le due maggiori potenze nucleari del pianeta. Le recenti dichiarazioni di Putin al summit di Dushanbe, in Tagikistan (“Se gli americani decidono che [una ratifica del trattato New START] non dovesse servirgli, per noi non è un grosso problema”), sembrano più un malcelato tentativo di mostrarsi disinteressato e provocare la parte statunitense. Un nuovo accordo potrebbe essere presentato da entrambi i leader all’opinione pubblica e internazionale come una grande vittoria, soprattutto alla luce dell’immagine da paciere che Trump vuole dare di sé.
Tuttavia, bisognerà tenere in considerazione quali concessioni i due saranno disposti a fare. La prosecuzione del dialogo multilaterale sulla limitazione delle armi nucleari non può che essere una buona notizia per il mondo.
—
Foto: WikimediaCommons