Nel concorso documentari del Trieste Film Festival, Silent Sun of Russia di Sybilla Tuxen presenta un tema molto importante ma spesso sottovalutato negli ultimi anni.

CINEMA: espatriati russi in Silent Sun of Russia al Trieste Film Festival

Nel concorso documentari del Trieste Film Festival, Silent Sun of Russia di Sybilla Tuxen presenta un tema molto importante ma spesso sottovalutato negli ultimi anni.

Nel corso del secondo anno a partire dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina del Febbraio 2022, il mondo documentaristico si è concentrato quasi esclusivamente sulla guerra, per un’ovvia necessità immediata da soddisfare. La Berlinale del 2023, ne presentava quattro, mentre a Cannes uno dei soli tre lungometraggi provenienti dall’Europa orientale era In the rearview. 20 Days in Mariupol è stato segnalato nella shortlist per l’oscar al miglior film straniero, non venendo selezionato tra le nomination finali. Una vasta gamma di documentari, che a volte affiancano la narrazione del dramma della guerra ad un messaggio patriottico-nazionalistico che, pur forse giustificato dalla difficile situazione, risulta relativamente problematico, soprattutto quando descrive Putin, la Russia ed i russi come un unica entità indissolubile, e di conseguenza suggerendo una condanna di tutti i russi.

In questo contesto, un film come Silent Sun of Russia diventa necessario ed importante. La produzione danese nel film segue la generazione dei giovani espatriati russi, rifugiati in Georgia ed all’estero per sfuggire alla morsa di Putin. Una narrazione senza commentario, che segue un gruppo di ragazzi perduti, che si raccontano da solo, traumatizzati da un governo che li ha controllati nell’infanzia, una nazione che ricordano per il suo controllo autocratico. Dei giovani russi che odiano la guerra, che disapprovano Putin, che cercano di distaccarsi dalla narrazione mediatica russa che avevano ricevuto e che sembrano abbandonati a loro stessi, isolati fra loro in appartamenti e difficilmente accettati nei paesi che li ospitano. A coprire le loro ansie è la musica assordante di serate in discoteca.

Un documentario fatto di notturni avvolti in una lieve foschia o nel neon, con una fotografia firmata dalla stessa regista al quale gran parte del cinema di finzione ha molto da invidiare, e che rende l’opera un documentario particolarmente potente, che ha il coraggio di parlare di un tema che spesso viene considerato controverso, senza porre dei filtri estetici che indeboliscano la forza del documento.

Silent Sun of Russia viene proiettato oggi in anteprima nazionale al Trieste Film Festival.

 

 

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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