Albania Beleri

ALBANIA: Il caso Fredi Beleri e i rapporti con la Grecia

L’arresto di un politico della minoranza greca in Albania continua a far vacillare i rapporti tra Tirana e Atene e congela le altre questioni aperte tra i due paesi.

A più di quattro mesi dalle
elezioni amministrative in Albania, contrassegnate dalla schiacciante vittoria del Partito Socialista (PS), continua a tenere banco nel dibattito pubblico albanese e greco il caso di Fredi Beleri.

Il caso

Figura politica nota e controversa, indagato nel 1994 per l’uccisione di due ufficiali dell’esercito albanese e condannato nel 2003 a tre anni di carcere per incitamento all’odio etnico, Beleri si presentava come candidato sindaco presso la città di Himara, ove è presente una cospicua minoranza greca di cui egli stesso fa parte. Tuttavia, due giorni prima dell’apertura dei seggi, la polizia albanese lo ha arrestato con l’accusa di compravendita di voti.

Nonostante Beleri e il suo partito di minoranza greca “Uniti per i diritti  umani” (PBDNJ) abbiano battuto sul filo del rasoio il candidato del PS, per il 51enne di Himara non è stato possibile giurare come sindaco nella sua città natale. Nonostante continui a dichiararsi innocente, Beleri è ancora oggi detenuto nel carcere di Durazzo, poiché le varie corti giudiziarie albanesi continuano a rigettare le sue richieste di rilascio. In attesa del processo, la cui prima sessione si terrà questo giovedì, il caso ha creato parecchi malumori dalle parti di Atene.

Lo scontro politico tra Tirana e Atene

L’arresto di Beleri è stato da subito condannato da tutte le autorità greche poiché, come espresso anche dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis, sarebbe illegale e basato su accuse infondate. Gli attriti sul caso sono emersi chiaramente in occasione dell’incontro informale tenutosi lo scorso 21 agosto ad Atene tra i leader dei Balcani occidentali e dell’Unione Europea, organizzato dallo stesso Mitsotakis e al quale il premier albanese Edi Rama non è stato invitato.

Il primo ministro greco ha così voluto dare sostanza a un mantra che le autorità greche continuano a ripetere: il mancato rilascio di Beleri avrà ripercussioni negative sul processo d’integrazione europea dell’Albania. In tal senso, Atene ha già dimostrato nel caso della disputa sul nome con la Macedonia del Nord di saper utilizzare i suoi poteri di veto in seno al Consiglio dell’UE per regolare questioni bilaterali. La Grecia ritiene di poter bloccare anche il percorso europeo dell’Albania, poiché l’incarcerazione di Beleri sarebbe in violazione degli standard di stato di diritto previsti dall’UE. Infatti, l’himariota non sarebbe stato colto, al momento dell’arresto, nell’atto corruttivo di cui è accusato; inoltre, ad oggi non gli è stato concesso alcun permesso speciale di scarcerazione temporanea per poter giurare come sindaco. 

I motivi della sua incarcerazione sarebbero dunque, secondo le autorità greche e lo stesso Beleri, politici. In tal senso, l’accusato principale è proprio Rama, che si era espresso con parole offensive nei confronti di Beleri prima del suo arresto, definendolo “un analfabeta” e accusandolo di aver offeso la repubblica albanese. Queste dichiarazioni erano arrivate in risposta a quelle di Beleri, che durante la campagna elettorale  aveva affermato di voler “elenizzare Himara” e di voler aprire scuole in lingua greca nella città. In una lunga intervista per uno dei principali quotidiani greci, Kathimerini, Rama si è parzialmente scusato per i toni da lui utilizzati, ma ha anche rigettato ogni accusa di un suo coinvolgimento politico nell’arresto, relegando la faccenda a una “questione di stato di diritto”.

La questione non va letta solo nel contesto dei rapporti tra Albania e Grecia, essendo essa legata anche alle dinamiche della politica interna albanese. Infatti, il PBDNJ fa parte della coalizione “Uniti per la vittoria”, guidata dal Partito Democratico di Sali Berisha e dal Partito della Libertà di Ilir Meta, ovverosia i principali avversari politici di Rama. Berisha si è anche espresso in difesa di Beleri, affermando che egli “fa bene a dire che è greco” e a “proteggere la sua dignità”.

I rapporti tra Albania e Grecia

Il caso Beleri si aggiunge ai vari contenziosi che ancora oggi marcano i rapporti bilaterali tra Albania e Grecia. In un articolo dello scorso febbraio, il ricercatore Bledar Feta aveva identificato quattro questioni ritenute prioritarie da Atene e Tirana: la delimitazione della piattaforma continentale e delle zone marittime; la conclusione di un accordo per evitare incidenti al confine tra i due paesi; la conclusione di un accordo per riparare le “piramidi”, ovvero blocchi in pietra a forma piramidale che tappezzano il confine tra i due paesi sin dalla fine della seconda guerra mondiale; l’abolizione dello stato di guerra promulgato dalla Grecia durante la seconda guerra mondiale nei confronti dell’Albania, da allora mai cancellato. 

La prima questione è quella su cui negli ultimi anni sembravano registrarsi i progressi più importanti. Nell’ottobre 2020 l’allora ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, e Rama, avevano annunciato l’intenzione di richiedere alla corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite l’istituzione di una corte d’arbitrato al fine di risolvere la disputa sui confini marittimi. Nonostante tale volontà sia stata ribadita da entrambe le parti ripetutamente, ad oggi un accordo non è stato ancora raggiunto. La seconda e la terza questione, legate agli incidenti di frontiera e alle “piramidi”, sembravano essere in fase risolutiva. Ad inizio anno la ministra degli Interni dell’Albania, Olta Xhaçka, aveva annunciato che i due accordi erano stati conclusi ed erano in attesa di ratificazione. Infine, vi è la questione dell’abolizione dello stato di guerra, ritenuta da Atene superflua in quanto la legge sarebbe stata de facto abrogata da un Accordo di Amicizia stipulato tra i due paesi nel 1991. Nonostante ciò, da anni sembra esserci la volontà da parte greca di accontentare Tirana su questo fronte. Anche qui, però, non sono più emerse novità. 

Ci sono poi altri contenziosi importanti, come quello “storico” dei Çam albanesi e quelli più attuali, legati alle proprietà della minoranza greca in Albania e alle pensioni degli albanesi immigrati in Grecia a partire dagli anni ‘90. Nonostante la considerevole quantità di questioni aperte tra Atene e Tirana, negli ultimi anni i rapporti tra i due paesi sembravano aver preso una direzione positiva. Lo dimostrano le svariate e reciproche visite ufficiali, le ripetute dichiarazioni dai toni amichevoli e alcuni gesti simbolici, come l’istituzione da parte del governo albanese di un giorno di lutto nazionale in seguito all’incidente ferroviario avvenuto lo scorso marzo in Grecia.

Quale futuro?

Il caso Beleri e la sua evoluzione sembrano aver posto una brusca frenata agli sviluppi positivi nei rapporti tra i due paesi. Nonostante Rama continui a definire la sua controparte Mitsotakis un “amico”, ogni altra questione aperta tra Atene e Tirana è stata congelata, in attesa di novità legate all’arresto. Il governo greco si è per ora mostrato intransigente sulla faccenda, ma la sua strategia di europeizzare la questione ha avuto successo solo parzialmente. Ad oggi, le uniche reazioni rilevanti sono state quelle del vice-presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, che nel 2019 era stato proposto per quel ruolo dal governo greco, e del Partito Popolare Europeo, di cui il partito di Mitsotakis, Nuova Democrazia, fa parte.

Potrebbero dunque entrare in gioco altri attori internazionali, come gli Stati Uniti, che di recente hanno fatto sapere di seguire il caso con attenzione. In ogni caso, decisivo sarà il processo, sia dal punto di vista delle tempistiche che da quello contenutistico. Da questi fattori dipenderà il futuro dei rapporti tra Albania e Grecia, che ad oggi appare incerto.

Foto: Gazeta Tema

Chi è Kevin Dobra

Studente al secondo anno di magistrale (MIREES) presso l'Università di Bologna, dove ha anche conseguito la sua laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche (SID). Le sue origini albanesi lo portano a occuparsi principalmente di Albania e Kosovo, in particolare dei loro rapporti con l'Unione europea e con i paesi vicini.

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