guerra ucraina

Guerra in Ucraina, a che punto siamo?

Il punto sulla guerra in Ucraina, tra i tentativi di controffensiva e l’avanzata russa. Cosa sta succedendo sul campo? E davvero la controffensiva è fallita?

È particolarmente difficile ricostruire l’andamento del conflitto in questa mezza estate, sia per la forza con cui le propagande impongono la propria narrativa, sia per la carenza di dati verificati in modo indipendente. Le domande sono sostanzialmente due. La prima, che fine ha fatto la controffensiva ucraina? La seconda, quali sono le prospettive militari per la Russia?

La controffensiva ucraina procede con lentezza, tanto da spingere alcuni a dichiararla fallita. Tuttavia, aspettarsi un risultato netto nel giro di qualche giorno o di poche settimane è irragionevole. Le forze che si oppongono sono imponenti, migliaia di soldati addestrati, migliaia di armamenti pesanti, si muovono affrontando grandi difficoltà logistiche, imprevisti, cambiamenti repentini sul campo. Qualsiasi azione militare richiede tempo. Al momento, i combattimenti non stanno sbloccando la guerra d’attrito. Ci sono state offensive da entrambe le parti, ottenendo un successo militare limitato.

Movimenti russi

Le truppe russe sono avanzate nel nord, al confine delle regioni di Kharkiv, Donec’k e Luhans’k, e ora stanno minacciando le linee di comunicazione – vale a dire, di rifornimento e collegamento – delle forze armate ucraine a est del fiume Oskil.

Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, le forze armate russe sono passate all’offensiva su un ampio fronte tra Kupiansk e Svatove, cioè una linea di circa sessanta chilometri a est di Izyum, catturando alcuni villaggi e, soprattutto, portando nuove truppe in questa parte del fronte. Le  forze armate ucraine non sembrano in grado di difendere davvero questo settore, dove paiono in inferiorità numerica. Allo stesso tempo, l’offensiva russa continua nel sud della stessa regione, in direzione di Torske, verso Lyman, nell’oblast’ di Donec’k. Qualora le due avanzate russe proseguano, c’è il rischio di un collasso della difesa ucraina nella regione. Sarà quindi necessario spostare truppe a Kupiansk ma l’esercito ucraino non è infinito, e toccherà togliere uomini da Bakhmut.

Movimenti ucraini

A Bakhmut, infatti, gli ucraini sono riusciti a fermare l’avanzata russa occupando saldamente alcune posizioni ma senza prendere le fortificazioni. L’esercito russo, costretto a sopperire alla mancanza degli uomini della Wagner, ha fin qui faticosamente respinto gli assalti ucraini ma le cose potrebbero cambiare rapidamente a favore dei russi.

L’esercito ucraino continua a fare pressione anche nel settore meridionale, dove una timida progressione di circa tre chilometri in direzione di Melitopol’ si associa ad alcuni sbarchi di truppe sulla sponda orientale del fiume Dnipro, nella regione di Kherson. L’obiettivo ucraino non sembra essere quello di riconquistare terreno, ma di battere l’esercito russo. Si tratta di una differenza sostanziale, che spiega in parte la mancanza di acquisizioni territoriali. Inoltre, l’azione ucraina non è ancora in fase offensiva ma concentrata sulla creazione della possibilità dell’offensiva: l’enorme quantità di mine gettate dai russi obbliga a un lentissimo lavoro di bonifica.

Il problema dei campi minati

I russi, nell’emergenza di allestire una cortina difensiva, hanno sparato in modo indiscriminato le mine sui campi antistanti le loro fortificazioni, tanto che queste raggiungono la concentrazione di tre o quattro per metro quadrato, senza curarsi di posarle in modo ordinato. Ciò rende particolarmente arduo per gli ucraini avvicinarsi ma allo stesso tempo diventa difficile anche agli stessi russi muovere offensive senza incorrere nelle stesse proprie mine.

Lo sminamento è condotto da piccole unità che si trovano a operare di giorno, sotto il fuoco nemico, mentre altri reparti di fanteria tentano di catturare le singole postazioni di artiglieria nemica. I russi, dal canto loro, respingono queste piccole offensive adoperando reparti mobili di riservisti specializzati che, usurandosi, potrebbero assottigliare la capacità di difesa delle truppe di Mosca. Il tutto in vista di una – per ora ipotetica – offensiva.

La controffensiva non è fallita

Affinché una controffensiva sia possibile occorre quindi aprirsi la strada tra i campi minati, tagliare le linee di comunicazione su cui corre il supporto logistico russo (ponti, strade, ferrovie) e interdire i movimenti verso la Crimea, logorando al contempo le riserve mobili. A quel punto si dovrà fare i conti con le fortificazioni russe. Un’impresa difficile, ma non ancora fallita. I risultati non si vedono in fretta, né la guerra è uno spettacolo d’intrattenimento. La salvaguardia di uomini e mezzi è fondamentale per entrambi le parti in conflitto. La pianificazione è complessa. Nei limiti del possibile, l’operazione ucraina sta andando bene se consideriamo che l’avversario è superiore e che l’esercito ucraino non gode della superiorità aerea.

Non ci sarà una controffensiva risolutiva

A conti fatti, si tratta di azioni limitate da parte di entrambi gli eserciti, a ulteriore riprova del fatto che ci troviamo ancora in una fase interlocutoria. Tuttavia, l’idea di una controffensiva ucraina risolutiva, capace di ricacciare indietro i russi, non appare realistica poiché il potenziale militare ucraino è sempre stato sufficiente per una guerra difensiva ma non per azioni di profondità su larga scala. I partner occidentali non hanno mai fornito gli armamenti necessari a una riconquista. La NATO e gli Stati Uniti in primis sembrano interessati a logorare militarmente ed economicamente la Russia, ma non a rovesciare le sorti del conflitto. La volontà degli ucraini rischia di essere secondaria.

Tuttavia il morale delle truppe sembra essere ancora alto, malgrado l’anno e mezzo di guerra. Non sono rari i casi in cui reparti militari abbiano deciso di dedicare parte dei propri stipendi all’acquisto motu proprio di armi e attrezzatura, così come continuano le campagne di crowdfunding da parte della popolazione civile a sostegno delle forze armate. I soldati al fronte sanno che, alle loro spalle, c’è chi li sostiene e la convinzione di condurre una guerra per la giustizia e la libertà continua a essere l’arma in più dell’esercito ucraino. Basterà?

immagine di Diego Herrera Carcedo/Anadolu Agency via Getty Images

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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