Sangiuliano Herling-Grudziński

Il revisionismo del ministro Sangiuliano passa da Herling-Grudziński

Il ministro italiano della Cultura, Gennaro Sangiuliano, scrive un articolo usando la memoria dello scrittore polacco Gustaw Herling-Grudziński per legittimare il revisionismo storico della destra italiana, e un po’ anche polacca… 

Il 18 luglio sul Giornale è stato pubblicato un articolo a firma del Ministro italiano della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dedicato allo scrittore polacco Gustaw Herling-Grudziński. Il Ministro, infatti, in quei giorni è stato in visita a Varsavia e – tra le altre cose – ha partecipato a un evento al Castello reale in cui si presentava l’opera omnia di Herling. Insieme a lui anche Marta Herling, figlia dello Scrittore e di Lidia Croce. È interessante provare a dedurre la visione politica che ha generato tale articolo, integrandolo, magari, con alcuni spunti che Herling ci ha lasciato in eredità intellettuale.

Partendo dalla fine, il testo è l’occasione per rimarcare la storica vicinanza tra Italia e Polonia: „Un rapporto che si celebra nel gemellaggio tra i nostri inni nazionali, che si declina nella difesa dei valori fondativi dell’Europa e dell’Occidente e che si snoda nel comune e determinato sostegno all’eroica resistenza del popolo ucraino contro la brutale guerra di aggressione della Russia”, scrive il Ministro.

Lungo tutto l’articolo, però, il rapporto di amicizia tra i due Paesi sembra saldarsi non già sulla base dei valori comuni e democratici che li muovono, né sugli episodi storici che lo hanno effettivamente rafforzato, quanto sui danni che il comunismo ha generato in entrambi, almeno secondo la visione del Ministro.

A questo scopo, la lettura di Herling si focalizza su Un mondo a parte, in cui l’Autore ricostruisce la propria vita nell’inferno concentrazionario dei gulag sovietici tra il 1940 e l’inizio del 1942. Il resoconto del contenuto di questo libro, in quanto testimonianza diretta di ciò che i polacchi esperirono durante la dominazione sovietica, nell’articolo viene affiancato dalla sua storia editoriale in Italia, dove fu effettivamente avversato dagli ambienti di sinistra proprio per le verità che andava disvelando.

L’articolo del Ministro inizia in maniera eloquente: “Quando nel 1965 Rizzoli ripubblicò in Italia Un mondo a parte, uno dei libri più celebri dello scrittore polacco Gustaw Herling-Grudziński (1919-2000), il quotidiano Paese Sera, vicino alle posizioni del Pci, chiese di espellere l’autore dall’Italia. La «colpa» di Herling-Grudzinski, uno dei più grandi scrittori della Nazione polacca, era aver raccontato le verità dell’inferno del comunismo, in un’epoca nella quale un consistente pezzo del ceto intellettuale italiano magnificava acriticamente ogni cosa accadesse nel «paradiso sovietico», ritenuto il «sol dell’avvenire» comunista”.

Segue la descrizione di tutte le difficoltà riscontrate dall’opera: la scarsa distribuzione, l’indifferenza e l’ostruzionismo che la circondarono costantemente fino alla caduta del comunismo. Le parti dedicate alle “tribolazioni” editoriali del testo, “capolavoro assoluto della letteratura del Novecento”, come lo definisce Sangiuliano, superano di gran lunga quelle incentrate sugli episodi in esso contenuti, o sulla biografia di Gustaw Herling-Grudziński. E tuttavia, si omette di rammentare che fu Feltrinelli, nel 1989, a rilanciare e distribuire Un mondo a parte così come meritava.

Si arriva all’elogio della storica amicizia italo-polacca, dunque, partendo dalla lotta che gli ambienti di sinistra italiani mossero a Herling e a Un mondo a parte; così facendo, si accomunano le due nazioni sulla base del dominio esercitato dal comunismo al loro interno: storico e fattuale in Polonia, ideologico in Italia. Considerando che l’articolo è rivolto al pubblico italiano del Giornale, pare un modo per sottolineare come il nostro Paese sia stato troppo a lungo vittima dell’egemonia culturale di sinistra e necessiti – adesso – di un (giustificato) riequilibrio.

Al netto del giudizio politico, quest’impostazione finisce per ridurre alquanto la portata dell’opera di Herling. L’autore polacco, invece, è una figura in grado di unire l’Italia, la Polonia e l’Europa in virtù del suo amore per la libertà esercitato sul campo (la battaglia di Montecassino, cui Herling partecipò, e cui si fa rapido cenno nell’articolo, fu decisiva per sconfiggere il nazifascismo) e per il tramite di una scrittura che comprende anche svariati saggi, racconti, articoli di giornale e il celeberrimo Diario di notte.

Proprio di recente è stata pubblicata tutta la raccolta degli articoli scritti da Herling per giornali e riviste italiane a cura dell’editrice Bibliopolis, Scritti italiani 1944-2000. Leggendola, ci si può rendere conto di quanto a lungo Herling scrisse per Il Giornale, “come molti intellettuali non allineati all’egemonia del Partito comunista italiano”, sottolinea Sangiuliano. Dalle pagine degli Scritti, però, emerge anche la ragione per cui quella collaborazione cessò: “All’inizio tutto andava liscio, poi subentrò l’amore senile di Montanelli per il generale Jaruzelski, segno evidente che ero di troppo”, racconta Herling in un articolo del 7 agosto 1994 uscito sul Mattino.

Abbandonato Il Giornale, per dieci anni (1982-1992) Herling non scrive più sui quotidiani italiani, proprio in un momento – quello successivo al colpo di stato di Jaruzelski – in cui la sua lungimirante visione politica avrebbe senz’altro saputo accompagnare l’opinione pubblica italiana nella lettura dei fatti. L’autore polacco, già accantonato dalla sinistra italiana, in quel frangente si sentì respinto da tutta la classe intellettuale nostrana e si isolò fino alla caduta del Muro. Per amore della verità che lo contraddistinse tutta la vita, siamo certi che in questo frangente ce lo avrebbe rammentato.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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