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SERBIA: Glorificano il genocidio di Srebrenica, otterranno borsa di studio

Due studentesse hanno glorificato sui social Ratko Mladic e il genocidio di Srebrenica. Riceveranno una borsa di studio per proseguire l’università a Belgrado mentre le autorità bosniache aprono un fascicolo a loro carico… 

Ha creato controversia in Bosnia Erzegovina le pubblicazioni social di due studentesse della facoltà di Criminalistica di Sarajevo, Valentina Vujičić e Slađana Todić. Martedì 11 luglio, nel giorno in cui si commemoravano gli oltre ottomila uomini e ragazzi bosgnacchi uccisi nel genocidio a Srebrenica, e si inumavano i corpi di altre trenta vittime riconosciute nello scorso anno, le due studentesse glorificavano Ratko Mladić, generale dell’esercito della Republika Srpska condannato all’ergastolo per genocidio.

Delitto e glorificazione

“Condannato all’immortalità. Eri e resterai il nostro eroe”, ha scritto Vujičić accanto alla foto di Mladić. “Ma nek smo vas pobili”, abbiamo fatto bene ad ammazzarvi tutti, ha commentato Todić, indossanto una maglietta con l’immagine del miliziano cetnico Mitar Maksimović  e alzando le tre dita su Instagram.

La glorificazione dei criminali di guerra ha provocato aspre reazioni da parte della facoltà, così come del Parlamento studentesco, che ha chiesto sanzioni verso le due studentesse. Invece della richiesta espulsione, il preside della facoltà di Criminologia di Sarajevo, Jasmin Ahić, ha annunciato un procedimento disciplinare nei confronti delle studentesse. Secondo il suo omologo di Banja Luka, Predrag Ćeranić, “ci sono abbastanza facoltà a Sarajevo Est e all’Università di Banja Luka, avranno ampia scelta”.

La procura di stato ha annunciato di aver aperto un fascicolo, dietro segnalazione del ministero degli Interni del cantone di Sarajevo. Secondo il codice penale bosniaco, il diniego dei crimini di guerra e l’esaltazione dei criminali di guerra sono proibiti, così come è proibito l’incitamento all’odio nazionale, razziale e religioso, alla discordia e all’intolleranza.

Un (radioso) futuro a Belgrado

Dopo i post di esaltazione dei crimini di guerra, le due studentesse hanno denunciato minacce e annunciato di non voler proseguire gli studi a Sarajevo. Il ministro bosniaco della sicurezza Nenad Nešić ha affermato che tale evento mostra ciò che i serbi possono aspettarsi a Sarajevo. “Questa è la Bosnia multietnica, che non ha nulla di un paese civile. Farò di tutto dalla posizione in cui mi trovo per proteggere quelle ragazze”.

In loro difesa è venuto anche il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, che le ha invitate a continuare la loro istruzione in Republika Srpska: “A Sarajevo si manifesta l’intolleranza pubblica nei confronti delle due ragazze che hanno espresso la loro posizione, il che dimostra che questa città [Sarajevo] non è multietnica, ma viene solo falsamente dipinta come tale. Le studentesse esposte a persecuzione pubblica, se lo desiderano, possono proseguire gli studi in una delle facoltà della Republika Srpska, e io le aiuterò a farlo”.

Ma le due studentesse continueranno piuttosto la loro formazione nella capitale della Serbia, dove la magistratura bosniaca non può arrivare. Il direttore generale di Sarajevo-gas, Nedeljko Elek, ha annunciato che le due proseguiranno gli studi presso l’Accademia per la sicurezza nazionale di Belgrado, su invito del direttore dell’Agenzia per la sicurezza e l’informazione (BIA) della Serbia, Aleksandar Vulin – da pochi giorni sotto sanzioni USA.

“Saranno beneficiarie di una borsa di studio dello Stato serbo, e riceveranno un alloggio nel dormitorio studentesco, mentre i costi degli studi sarà a carico della società Sarajevo-gas“, l’azienda pubblica di proprietà del governo della Republika Srpska, che si occupa di distribuire il gas che arriva dalla Russia tramite la Serbia. Così ha affermato Elek in una conferenza stampa assieme alle due studentesse a Sarajevo Est il 15 luglio, come riportato da RFE/RL.

Le reazioni

“C’è qualcosa nel mondo serbo che ti garantisce il successo, che ti mette sulla mappa della visibilità e ti trasforma in star istantanee. La formula è semplice, glorifica i criminali di guerra, nega o meglio ancora glorifica e invoca un nuovo genocidio, invoca un nuovo massacro e sii filo-fascista e sei già una persona di successo a metà. Ripeto, nel mondo serbo, che è ben distante dal buon senso, dall’etica e dall’umanità, questa è una ricetta per il successo”. Così ha commentato il professore di filosofia e giornalista bosniaco Dragan Bursać.

“E chi dice che i sogni non si avverano? Basta scrivere che celebri il criminale di guerra Ratko Mladić, che neghi il genocidio e lo presenti nel giorno della commemorazione a Potočari, e ti si aprono tutte le porte del mondo serbo. E quando finiranno la loro istruzione, eccole in una posizione ministeriale.”

“Una volta, in un articolo sul quotidiano Borba, suggerii che tutti gli jugoslavi normali, circa centomila, fossero trasferiti da qualche parte in Istria e che la città fosse circondata da un alto muro.” Così ha commentato sarcastico invece Dragan Banjac.

Anche sui social non è mancata l’ironia, in particolare verso tutti gli altri studenti serbi e serbo-bosniaci che per anni hanno negato il genocidio e glorificato i criminali di guerra, senza vedersi ricompensati nemmeno da una borsa di studio di Sarajevo-gas.

“Spero davvero che questo dìa inizio una nuova tendenza in cui i più fascisti siano invitati a vivere e studiare in Serbia. Per favore, offrite loro tutte le borse di studio e liberateci di tutti questi asini in modo che noi altri possiamo finalmente vivere normalmente in Bosnia”, ha commentato un altro utente su Twitter.

Foto: N1/social

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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