Dopo le polemiche legate al bando del cinema russo dal Festival di Cannes avvenuto lo scorso anno, viene presentato Grace di Ilya Povolotsky opera prima sublime ed eterea.
La Quinzaine des Cineastes anche quest’anno si fa portavoce del cinema internazionale più particolare, e quest’anno si arricchisce con un film di produzione russa. Dopo Tchaikovsky’s Wife, film del dissidente Kirill Serebrennikov, è il primo film girato e prodotto in Russia che arriva alla croisette dall’inizio del conflitto.
Grace (Blazh) può essere descritto come road movie o un film coming-of-age, ma sarebbe tremendamente riduttivo in entrambi i casi: il viaggio di un padre ed una figlia, che gestiscono un cinema itinerante (una fantasia del regista) che avviene dal Caucaso alle coste settentrionali avviene anche una ricerca di una forma di grazia e redenzione, una pace che forse non viene mai trovata perché è già presente nell’anima dei protagonisti. Curiosa anche la scelta della situazione dei protagonisti, quella di un cinema itinerante proiettato dal loro camper, per certi versi simile ai corrispettivi presenti in Italia negli anni cinquanta, interamente frutto dell’immaginazione del regista. Si tratta di un film degno di Sokurov e Tarkovsky, dai quali eredita molte scelte di inquadrature. La fotografia in pellicola, magistralmente firmata da Nikolay Zheludovich mette in scena il vasto microcosmo della Russia più desolata.
Come già è avvenuto con il film ceceno The Cage is Looking for a Bird di Malika Musaeva, presentato a Berlino lo scorso Febbraio, Grace è pervaso da una sensazione di tempo sospeso, sembra fuori dal mondo, una sensazione presente nella narrativa russa fin da Čechov e permeata nel migliore cinema d’autore russo, del quale il lungometraggio è degno di far parte . Questa sensazione di acronia non è data da una scelta di apoliticità provocata dagli eventi contemporanei, il film è stato concepito e filmato nel 2021, il lungo processo di produzione è dato anche dalla natura fortemente indipendente del progetto.
Pur essendo La Quinzaine una sezione collaterale non competitiva è la collocazione migliore di questo film, in quanto qui si trovano le opere più sperimentali o potenti da un punto di vista artistico: non a caso alla Quinzaine è stato presentato l’anno scorso Pamfir, che si è rivelato essere il miglior film est europeo al festival. In modo simile, Grace si rivela essere il miglior lungometraggio dell’Europa orientale presentato al 76° Festival di Cannes – potenzialmente, uno dei migliori di tutto l’anno.