L’Ungheria è fuori dagli scambi Erasmus per il 2023. E’ una delle consequenze delle sanzioni UE per la mancanza di stato di diritto a Budapest
Dal 2024 non sarà più possibile per la gran parte delle università ungheresi ricevere nuovi fondi UE, inclusi i programmi Erasmus (scambi) e Horizon Europe (ricerca). La misura, che colpisce 30 istituti d’istruzione superiore tra cui 21 università, è una delle conseguenze del taglio del 55% dei fondi strutturali all’Ungheria per mancanza di garanzie sullo stato di diritto nel paese centroeuropeo.
Sin dal 2019, dopo aver espulso la Central European University, il governo Orban ha messo sotto controllo politico 34 università, trasferendone la gestione a fondazioni private, finanziate con fondi pubblici e guidate da politici legati al partito Fidesz al potere. Tale sistema, secondo la Commissione europea, non garantisce la libertà accademica e favorisce l’interferenza politica e i conflitti d’interesse. E’ inaccettabile per Bruxelles che politici in carica decidano la destinazione di fondi pubblici a organizzazioni da cui sono stipendiati.
Un esempio è quello dell’Università di Miskolc, la cui fondazione è presieduta dalla ministra della giustizia, Judit Varga. 80% delle università ungheresi è gestita secondo questo modello. Tra le poche eccezioni c’è l’Università Eötvös Loránd, che per questo ha subito negli scorsi anni un taglio dei finanziamenti pubblici. Il governo Orban ha inoltre centralizzato anche il sistema dell’informazione e quello della ricerca.
- Per approfondire: UNGHERIA: Atenei privatizzati. L’istruzione pubblica si conta sulle dita di una mano (29 aprile 2021)
Le conseguenze per gli studenti
Il portavoce della Commissione europea, Balazs Ujvari, ha confermato che dal 15 dicembre all’agenzia ungherese per i fondi europei è “vietato concludere nuovi impegni giuridici con le fondazioni di interesse pubblico”. Per quanto riguarda i progetti UE in corso, il governo ungherese dovrà sostituire i fondi UE con fondi nazionali per rispettare gli impegni giuridici già presi. Secondo la Commissione, tali misure non intendono “ostacolare la mobilità accademica, ricerca e innovazione”, ma mirano a garantire “l’uso trasparente dei fondi europei da parte delle fondazioni di interesse pubblico”.
Sono stati 22.622 gli ungheresi – studenti, insegnanti e ricercatori – che hanno beneficiato dei programmi Erasmus+ nel 2020, che l’UE ha finanziato con oltre 40 milioni di euro, secondo quanto riporta il quotidiano Nepszava. Per l’eurodeputata liberare ungherese Katalin Cseh, nonostente il controllo politico di Fidesz sulle università sia “scandaloso e inaccettabile”, “escludere gli studenti universitari ungheresi dall’Erasmus e privarli dell’opportunità di conoscere l’Europa è la peggior risposta possibile”.
La sanzione europea
L’Ungheria ha avuto tempo fino al 19 novembre per introdurre una serie di riforme per rimediare alle falle nello stato di diritto e nel sistema democratico, dopo che la Commissione europea ha attivato il suo nuovo meccanismo di condizionalità per lo stato di diritto alla fine di aprile.
Le riforme necessarie riguardavano l’indipendenza della magistratura e degli organi anticorruzione, il controllo e rendicontazione dei fondi UE, e norme più rigorose contro i conflitti di interesse. La Commissione ha stabilito alla fine di novembre che, sebbene avesse fatto alcuni passi avanti, l’Ungheria “non era riuscita ad attuare adeguatamente gli aspetti centrali delle necessarie 17 misure correttive”.
Il 15 dicembre il Consiglio europeo ha confermato la proposta della Commissione e ha bloccato 6,3 miliardi di euro in fondi di coesione, nonché 5,8 miliardi di euro in fondi per la ripresa post-COVID, fino a quando Budapest non avrà raggiunto 27 “pietre miliari” tra cui le 17 riforme inizialmente richieste.
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