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CIPRO: La politica estera di Cipro nell’East-Med

 

di Alberto Mariotti

 

C’è una caratteristica su tutte che determina la crescente centralità dell’area del Mediterraneo Orientale: i prospetti economici legati allo sfruttamento delle sue risorse naturali. Una su tutte, ora più che mai, il gas.

Sebbene le prime riserve di gas naturale nel Mediterraneo Orientale (East-Med) siano state individuate già negli anni Settanta, è soprattutto a partire dal 2009, con il rinvenimento del giacimento Tamar a largo delle coste d’Israele, che vi è stato sempre maggiore interesse verso la regione, interesse alimentato dal continuo rinvenimento di nuovi giacimenti.

Ultimo in ordine di cronologico, ad agosto 2022, è il comunicato della italiana ENI che ha annunciato la scoperta di un significativo bacino di gas a largo di Cipro. L’azienda stima che Cronos-1, il pozzo rilevato all’interno del Blocco 6, contenga oltre 70 bcm di gas naturale. Considerate le riserve a oggi rinvenute e quelle prospettate, il bacino del Levante e del Mediterraneo Orientale continua ad essere al centro dell’attenzione dei policy-makers della regione, e in particolare di quelli europei, nonostante le oggettive difficoltà che il contesto geopolitico ed energetico presentano per un effettivo sviluppo del suo potenziale in termini di export.

L’interesse dell’Unione Europea

Facile comprendere l’interesse dimostrato dall’Unione Europea negli ultimi anni nei confronti delle potenzialità energetiche emerse, specialmente a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e agli sforzi (voluti e obbligati) dell’Unione Europea per ridurre di 2/3 le forniture di gas russo entro la fine del 2022 e porre fine alla sua dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2030.

A livello di policy-making ufficiale, le potenzialità dell’East-Med sono state menzionate per la prima volta nella EU’s Energy Security Strategy (EUESS). Successivamente, il Consiglio dell’Unione Europea ha individuato la regione come priorità chiave su cui l’UE dovesse focalizzare il proprio supporto per la diversificazione delle fonti, dei fornitori e delle rotte energetiche. È in questo quadro che sono emersi due grandi progetti supportati largamente dalla Commissione Europea: l’EuroAsia Interconnector electricity link e l’East Med Gas Pipeline Project (EMGP). Con il passare degli anni, nonostante le nuove riserve individuate, l’ambizioso progetto EMGP è stato oggetto di numerose valutazioni e analisi, spesso critiche. I dubbi sollevati da più parti non sono stati solo in riferimento alle problematiche derivanti da una esclusione della Turchia, ma anche e soprattutto sull’opportunità economica di investire in tale progetto, sia in termini di potenziale energetico che di costi di implementazione.

Si è poi affermata una latente ambizione e volontà dell’Unione Europea di affrancarsi progressivamente dagli idrocarburi in favore di fonti rinnovabili. Uno degli obiettivi dell’UE è la riduzione del 30% dei consumi di gas entro il 2030 e dell’80% entro il 2050. Ciò preclude, o comunque disincentiva, la sostenibilità finanziaria di progetti di lungo termine quali la costruzione di nuove pipeline come EMGP, il cui completamento richiede un quinquennio e i cui profitti per chi vi ha investito inizierebbero a materializzarsi solamente dopo altri venti. Motivi per cui gli Stati Uniti hanno recentemente deciso di defilarsi e ritirare il proprio appoggio al progetto.

Il gas nella nuova politica estera cipriota

Con il rinvenimento di Aphrodite (127 bcm) nel 2011, ma soprattutto con quelli successivi (2018-19) Calypso-1 (170-227 bcm) e Glaucus-1 (142-227 bcm), la Repubblica di Cipro (RdC) ha potuto perseguire con maggiore convinzione un’agenda di politica estera proattiva e dinamica. Tale nuovo orientamento non ha mutato tanto gli obiettivi e la tradizionale direttrice di politica estera – la risoluzione della “questione cipriota” che preveda il ritiro delle forze armate turche e il ritorno alla piena sovranità cipriota sull’isola – quanto i modi attraverso cui Nicosia cerca di raggiungere tali obiettivi. Se prima infatti venivano perseguiti quasi esclusivamente focalizzandosi sulla illegalità secondo diritto internazionale dell’occupazione (e dunque appellandosi alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU), la nuova politica estera cipriota ha assunto un approccio più poliedrico.

In particolare, grazie all’accesso all’UE prima (2004), e il rinvenimento dei giacimenti di idrocarburi poi, il governo cipriota ha compreso di poter sfruttare la centralità geografica nella regione del Mediterraneo Orientale per proporsi come attore affidabile promuovendo una cooperazione su più livelli tra i vari attori subregionali. Lo ha fatto in primis ponendosi come attore centrale della fitta rete di cooperazione in divenire nella regione, prodotto della cosiddetta “Diplomacy of trilateral partnerships” (Cipro-Grecia-Israele; Cipro-Egitto-Grecia; Cipro-Grecia-Giordania). Nelle parole del Ministro degli Esteri cipriota Nikos Christodoulides gli idrocarburi individuati nell’East-Med sono, tra le altre cose, «un catalizzatore per una più ampia e istituzionalizzata politica di cooperazione nella regione» .

L’annuncio nel gennaio 2019 della formazione dell’East Mediterranean Gas Forum (EMGF), e ancor di più l’accordo ratificato nel settembre 2022 dai Paesi partecipanti per trasformarlo in una organizzazione intergovernativa con sede al Cairo, rappresenta secondo alcuni un importante successo della politica cipriota. Non solo perché l’EMGF ha il potenziale di guidare la cooperazione regionale in materia energetica all’interno di un framework multilaterale che porti mutui benefici, ma anche perché la sua formazione indica, in certa misura, una volontà comune tra i partner di controbilanciare l’influenza e l’assertività turca nella regione. Secondo alcuni, inoltre, quasi a confermare le parole di Christodoulides, l’EMGF avrebbe il potenziale e dovrebbe in futuro approfondirsi andando al di là della stretta materia energetica.

Le opzioni di monetizzazione del gas per Cipro

Nonostante tutto, il governo cipriota non è riuscito a sfruttare appieno e con tempismo i propri asset energetici. Se è vero che la monetizzazione del potenziale energetico dell’East-Med è una difficoltà comune a tutti i paesi della regione, la Repubblica di Cipro è quella che sembra esser maggiormente in ritardo. Considerata la mancanza di risorse di gas sufficienti a giustificare la costruzione di un proprio impianto LNG negli anni passati, il governo cipriota è stato uno dei maggiori promotori e sponsor istituzionale dell’EMGP come opzione di monetizzazione delle riserve trovate. Lo stallo e i continui dubbi sulla sua fattibilità hanno tuttavia reindirizzato l’orientamento di Nicosia verso una terza opzione, ovvero la costruzione di una meno ambiziosa pipeline che porti il gas dai propri giacimenti verso i già esistenti impianti LNG egiziani di Idku e Damietta.

Alla luce dei recenti sviluppi conseguenti il conflitto russo-ucraino, quello sopramenzionato è un accordo intermodale che, fa notare Fabio Indeo del NATO Defense College «rappresenta la soluzione ottimale per consentire all’Unione Europea di disporre nel breve periodo di approvvigionamenti alternativi di gas naturale russo». In caso di successo, tale cooperazione potrebbe eventualmente espandersi – nella cornice dell’EMGF, potenzialmente allargato a una Turchia post elezioni del 2023, qualora venissero effettuate nuove scoperte nella regione.

infografica: ekathimerini.com

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