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LITUANIA: proteste contro la riforma dell’educazione di Lukashenko

Mentre in Ucraina si combatte contro l’invasore russo, e Putin dichiara la mobilitazione parziale, la Bielorussia torna a far parlare di sé. A preoccupare è la riforma dell’educazione attuata dallo storico presidente Aleksandr Lukashenko che, seguendo le orme dei predecessori sovietici, ha deciso di puntare nel 2022 sullo sviluppo di un forte patriottismo tramite la narrazione delle imprese storiche bielorusse e l’emarginazione culturale delle minoranze.

L’anno della memoria storica

Nella pagina ufficiale del governo di Minsk, nella sezione dedicata alle citazioni del presidente bielorusso, si può leggere “L’educazione è alle fondamenta della società, è il biglietto verso un futuro [florido] dello stato e della nazione intera”. Ed è proprio attraverso la riforma del sistema educativo del 2022 che Lukashenko spera di garantire al proprio stato e governo un avvenire prospero e rigoglioso.

Al centro dell’attenzione del capo di stato ci sono due obiettivi: aumentare le conoscenze storiche della popolazione bielorussa e ostacolare la preservazione della cultura delle minoranze etniche presenti sul suolo nazionale. Per quanto riguarda il primo obiettivo, durante l’anno ufficialmente denominato “della Memoria Storica” il governo di Minsk punta ad incrementare le informazioni a disposizione della popolazione sulla storia e sulle imprese bielorusse. Attraverso la narrazione di episodi accuratamente selezionati dal suo entourage, il presidente spera di risvegliare l’addormentato patriottismo bielorusso. Quest’ultimo, se accompagnato dalla convinzione che ci siano particolari popoli da colpevolizzare per le difficoltà del passato e del presente, permetterà a Lukashenko di assicurarsi l’appoggio anche dei più giovani che non esiteranno ad approvare eventuali politiche aggressive ed espansionistiche. Per raggiungere il suo obiettivo Lukashenko è andato a scavare nel passato; infatti, in occasione di una lezione sulla storia nazionale impartita lo scorso primo settembre, sono state ricordate le contese territoriali con la vicina Lituania e Polonia, paesi incolpati di aver sottratto dei territori alla Bielorussia a seguito della creazione della Confederazione polacco-lituana nel lontano 1569 d.C.

L’allarme lanciato dalle minoranze lituane e polacche

Proprio queste ultime sono tra i destinatari della nuova politica di Minsk che prevede il divieto per le scuole che si trovano sul territorio nazionale di impartire lezioni in lingue diverse dal russo o bielorusso. Questa nuova politica costringerà migliaia di studenti a rivolgersi ad istituti scolastici in cui non solo l’aspetto linguistico ma anche quello culturale sarà gestito dal governo di Lukashenko che selezionerà i programmi scolastici in base ad obiettivi di natura politica. Insomma, questa manovra ridurrà decisamente la possibilità per le giovani minoranze di sviluppare e preservare la propria cultura in Bielorussia, paese in cui, col passare degli anni, c’è il rischio reale che nasca una vera e propria dittatura culturale.

È per questo motivo che, all’annuncio di tale riforma, migliaia di dimostranti si sono presentati nel centro di Vilnius, la capitale lituana, per manifestare il proprio dissenso e chiedere al governo di agire per tutelare i propri connazionali all’estero. Tra i punti fondamentali della protesta, alla quale hanno preso parte anche Vilma Leonavičienė, responsabile del Centro per i Programmi Lituani e Internazionali dell’accademia della Formazione della Vytautas Magnus University, l’università pubblica di Kaunas, e Emanuel Zinger, membro conservatore del parlamento lituano, il trauma psicologico e il rischio di creare un esercito di “putinoidi”. Nel corso della dimostrazione è stato, infatti, sottolineato che sono gli studenti stessi a star vivendo un vero e proprio trauma psicologico a seguito del cambio drastico delle proprie abitudini scolastiche e la frequentazione di ambienti a loro ostili. Il parlamentare Zinger ha ribadito l’importanza di agire il prima possibile per evitare che avvenga una  catastrofe: ciò che il politico teme è che, agendo sul sistema educativo, Lukashenko  riesca ad allontanare i giovani lituani dalle proprie origini e, infine, inglobarli nel Russkij Mir.

I reali obiettivi di Lukashenko

Insomma, le manovre di Lukashenko in ambito educativo stanno mettendo in luce il suo obiettivo reale per il 2022, ovvero, aumentare la percentuale di consenso all’operato del suo governo. Infatti, come altri leader prima di lui, il Presidente potrebbe riuscire a riscattare la propria persona dopo anni di proteste utilizzando uno strumento tanto semplice quanto pericoloso: il passato. Per raggiungere tale risultato però, è necessario che la diffusione della versione “ufficiale” della storia sia accompagnata dall’eliminazione della narrativa storica delle minoranze presenti sul suolo bielorusso. È per questo motivo che, in un periodo storico in cui  la comunità internazionale è  concentrata sul conflitto in Ucraina, i dimostranti chiedono al primo ministro lituano Ingrida Šimonytė di agire prima che sia troppo tardi.

 

Chi è Sofia Mariconti

Classe ’97, è una studentessa magistrale all’ultimo anno dell’università di Bologna dove frequenta il MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe). Appassionata di est-Europa e Russia, dopo aver trascorso un semestre in Lituania, sta svolgendo un tirocinio presso LAPAS.lv in Lettonia. Per East Journal, prima testata con cui collabora, scrive principalmente di attualità.

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