L’isola di Cipro è divisa da ormai cinquant’anni, e le opportunità di una riunificazione come federazione di due zone e due comunità sono al lumicino – gli ultimi incontri a Ginevra non sono stati particolarmente illuminanti. Eppure, in questo problema geopolitico intrattabile, esistono esempi di cooperazione su temi concreti. Si tratta dei dodici comitati tecnici congiunti – un raro esempio di successo di coinvolgimento senza riconoscimento, secondo la ricercatrice Nasia Hadjigeorgiou. Il loro lavoro è al centro dell’attenzione del progetto di ricerca InPeace (Inclusive Peacebuilding: the Technical Committees in Cyprus) finanziato dall’UE per il periodo 2023-2026. Il progetto di ricerca mira a valutare l’efficacia dei comitati tecnici e migliorarne le relazioni con le associazioni della società civile cipriota.
I comitati tecnici, strumento di risoluzione dei problemi
Nel 2008, sei comitati tecnici bicomunitari sono stati istituiti dai leader delle comunità greco-cipriota e turco-cipriota per “affrontare le questioni che incidono sulla vita quotidiana delle persone, incoraggiando e facilitando una maggiore interazione e comprensione tra le due comunità”; da allora, altri sei comitati tecnici si sono aggiunti all’elenco, gestiti da greco-ciprioti e turco-ciprioti sotto l’egida delle Nazioni Unite, per affrontare le sfide e gli obiettivi comuni di Cipro.
Le loro prestazioni restano variabili da tema a tema, eppure sono molti gli esempi positivi. Tra i primi, il Comitato tecnico per l’energia: nel 2011, quando la Repubblica di Cipro rischiava di restare senza elettricità per un’esplosione alla centrale di Vasilikos, il comitato ha favorito la fornitura temporanea di energia dal nord dell’isola occupato dalla Turchia – riattivando la rete elettrica nazionale tramite cui, dal 1974 fino agli anni ’90, erano stati invece i greco-ciprioti a fornire elettricità al nord, allora senza sufficienti fonti energetiche autonome. O ancora, in un altro caso di fuoriuscita di petrolio al nord, lo stesso comitato tecnico ha favorito contatti per far arrivare in tempo equipaggiamenti necessari a prevenire un disastro ecologico.
Un altro esempio è quello del Comitato tecnico sulle questioni criminali, tramite cui le agenzie di sicurezza delle due parti si scambiano informazioni sensibili e collaborano per il ritorno dei criminali che attraversano la Linea Verde in cerca di impunità, e per evitare ad esempio che casi di separazione familiare si trasformino in rapimento di minori.
Il Comitato tecnico per la salute ha inoltre svolto un ruolo fondamentale durante la pandemia, coordinando le risposte delle due comunità al Covid-19 e mettendo a disposizione della comunità turco-cipriota alcune dosi di vaccino ricevute dalla Repubblica di Cipro. Il Comitato tecnico per le questioni economiche e commerciali ha contribuito all’adozione della denominazione di origine protetta per l’Halloumi/Hellim e ha iniziato a facilitare i contatti tra i sistemi bancari delle due comunità, anche se molto resta ancora da fare.
Opacità dei lavori e dipendenza dal potere politico
Eppure, tutti questi esempi positivi negli ultimi 15 anni restano ben poco noti all’opinione pubblica delle due parti. Ciò perché i comitati tecnici non si fanno pubblicità e non sponsorizzano i propri risultati – spesso perché temono che l’attenzione pubblica innesci la paura del riconoscimento reciproco, e possa impedire l’efficacia dell’azione tecnica.
Dall’altra parte, questa discrezione non permette loro di raggiungere il proprio secondo obiettivo – quello di migliorare la comprensione tra le due comunità, e fungere da misure di costruzione della fiducia (confidence-building). Il loro operato resta quindi spesso opaco, senza coinvolgimento della società civile. Una eccezione è il lavoro del Comitato tecnico per il patrimonio culturale, il cui focus sulla ricostruzione delle chiese al nord gli è valso il sostegno vocale della Chiesa ortodossa greco-cipriota.
Un altro elemento di debolezza deriva dalla dipendenza dei comitati tecnici dalle nomine politiche da parte dei leader delle due comunità. Ciò comporta un rischio di spoil system e di sospensione dei lavori ogni volta che vi sia un cambiamento di governo – anche se non necessariamente: il leader turco-cipriota Mustafa Akıncı, arrivato al potere nel 2015, apportò solo modifiche minori alla composizione e alle presidenze dei comitati tecnici. Dall’altra parte, con la vittoria di Ersin Tatar nel 2020 i comitati tecnici hanno visto un cambiamento sostanziale, con nuove nomine che sposassero la visione dei “due stati” propugnata dalla leadership turco-cipriota.
Dalla risoluzione dei problemi alla costruzione della pace
Negli scorsi 15 anni, i comitati tecnici congiunti a Cipro hanno ottenuto risultati importanti per migliorare la qualità della vita di tutti i ciprioti, nel nord come nel sud dell’isola. Tale approccio non è pero scevro da critiche. Resta il timore infatti che, in tal modo, si normalizzi la spartizione dell’isola tra la Repubblica di Cipro, stato membro UE, e l’autoproclamata Repubblica turca di Cipro Nord. Una critica fondata, soprattutto nel contesto dell’erosione dei negoziati di riunificazione dopo il fallimento di Crans Montana nel 2017, ma che va discussa.
Da una parte, la cooperazione tecnica consente di far fronte a problemi immediati e questioni vitali per i ciprioti di tutte le comunità – compito che ha un valore in sé. Dall’altra, i comitati tecnici hanno anche il mandato di incoraggiare le relazioni tra le due comunità e la comprensione reciproca, mostrando che la cooperazione è possibile e favorendo lo sviluppo dal basso di un processo di pace. E’ il caso del Comitato tecnico sulle questioni di genere, che ha prodotto nel 2022 un piano d’azione per integrare la prospettiva di genere in tutte le dimensioni degli accordi di riunificazione, adottato anche a livello politico, come spiega la ricercatrice Fezile Osun.
Il caso della cooperazione tecnica tra greco-ciprioti e turco-ciprioti, pur nel contesto di un problema geopolitico spesso considerato impossibile da risolvere, potrebbe fornire ispirazione anche ad altri contesti di conflitto. Secondo la ricercatrice Nasia Hadjigeorgiou, “in un momento in cui i negoziati sono spenti, i comitati tecnici dimostrano che sull’isola ci sono ancora persone che si stanno impegnando per una migliore cooperazione e per costruire un clima di fiducia. Nonostante i loro sforzi, tuttavia, c’è ancora molto da fare per raggiungere l’obiettivo di ‘facilitare una maggiore interazione e comprensione tra le due comunità’, a partire dall’informare le comunità delle loro attività.”
- Per approfondire: Podcast Nicosia Uncut – Episode 57: InPeace project elaborates on the bicommunal technical committees in Cyprus (20/1/2025)