Cremlino Africa
Manifestanti anti-francesi in Mali sventolano bandiere russe

RUSSIA: Il Cremlino rivuole la sua parte di Africa

Con la fine dell’Urss crollano i rapporti tra Russia e Africa, il Cremlino ora li rinsalda tra supporto militare e ideologica anti-occidentale. In Mali ormai le bandiere russe accompagnano ogni manifestazione contro Francia e sanzioni Ue

Gli slogan antifrancesi mentre vengono sventolate bandiere russe: una scena ormai comune nelle strade del Mali, dove i buoni rapporti col Cremlino accompagnano l’allontanamento della Francia. Qui, come un po’ in tutta l’Africa, la Russia cerca di ricomporre quel puzzle di rapporti assemblato dall’Unione sovietica a partire dagli anni ’50, che si è rapidamente scomposto con la dissoluzione dell’Urss. Riprendono spessore quindi i legami economici e militari, che un tempo avevano anche una solida base politica. E un velo di ideologia non manca, con quella generica simpatia per la Russia che, come nel caso del Mali, accompagna l’astio verso i paesi occidentali.

Mali, prima i mercenari e poi gli accordi ufficiali

La crisi in Mali è uno dei terreni di scontro freschi tra Russia e paesi europei nel Continente nero. La scorsa settimana nelle strade della capitale Bamako i sostenitori del regime golpista di Assimi Goita hanno appunto protestato contro le sanzioni dell’Ue innalzando i tricolori russi. In Mali i primi ad arrivare sarebbero stati i mercenari del Gruppo Wagner, agenzia militare i cui legami con il Cremlino non sono chiarissimi.

In Europa su questo le idee sono abbastanza chiare, ma per i russi è solo un “al lupo, al lupo” che arriva dall’Ovest. Ad ogni modo, Wagner o non Wagner, la Russia ha assicurato assistenza e addestramento all’esercito maliano nella lotta contro gli islamisti legati ad Al-Qaeda, con un accordo “bagnato” da un incontro a Mosca tra il ministro russo Sergey Lavrov e l’omologo maliano Abdoulaye Diop.

Recuperare il terreno perduto

La presenza russa in Africa è andata scemando rapidamente dall’inizio degli anni ’90. Con la dissoluzione dell’Urss la Russia si è vista piombare addosso economia di mercato e sistema multipartitico: troppe grane in patria per pensare a gestire tutti i nuovi equilibri mondiali e quelle che, bene o male, erano una sorta di “colonie socialiste”.

La Russia di Vladimir Putin, poco per volta, ha ripreso in mano un po’ tutto. Anche l’Africa, piatto ricco dal mercato delle armi alle risorse naturali. Il Cremlino oggi arranca dietro Cina, Europa e Usa. Per rinverdire i legami dell’epoca sovietica, Mosca punta perciò molto sulla cooperazione militare: vende armi, addestra forze armate, dispiega truppe in contesti di crisi. Gli accordi bilaterali più importanti, a partire dal 2015, sono stati firmati con Nigeria, Mozambico e Repubblica centrafricana.

Ci sono poi altri settori di interesse, come i progetti per la fornitura di attrezzature a imprese metallurgiche e minerarie, lo sviluppo di trasporto e logistica, la creazione di infrastrutture energetiche. Tanto da dare ma anche tanto da prendere: l’Africa è un mercato di approvvigionamento fondamentale per l’industria nucleare russa.

L’Urss in Africa, un amore socialista

L’amore russo per l’Africa è sbocciato nel Dopoguerra. Chi si stava scrollando di dosso la tutela coloniale strizzava l’occhio a quell’Urss che era un modello di emancipazione e un supporto economico, oltre che il nemico del nemico, visto che i sovietici si stava spartendo l’Europa con chi occupava l’Africa. Abbracciare le idee comuniste portava tecnologia e formazione innanzitutto nel campo militare, fondamentale per chi è alle prese con una guerra, che sia di liberazione o civile.

Mentre di fatto Urss e Usa si fronteggiavano dietro le quinte, i sovietici non perdevano di vista l’aspetto politico e culturale: fino al 1991 circa sessantamila africani hanno studiato in Unione sovietica. Alla fine il collasso del sistema socialista ha sciolto legami intrecciati grazie anche all’ideologia comunista di ieri. Quella non esiste più: ma una spolverata di acredine anti-occidentale oggi può aiutare la nuova Russia a risaldare i vecchi rapporti.

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Immagine da chathamhouse.org

Chi è Andrea Rapino

Nato nel 1973 a Lanciano, in Abruzzo, dove vive e lavora come giornalista professionista, si è laureato in Storia a Bologna con una tesi sulla letteratura serba medievale, e ha frequentato la scuola di giornalismo dell'Università di Roma - Tor Vergata. Si occupa di cronaca, sport e cultura per diverse testate locali. Ha iniziato a scrivere per East Journal dal dicembre 2021.

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