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UCRAINA: Le divisioni della NATO e la voglia di diplomazia

“Non c’è nessun rischio di intervento massiccio” della Russia, dice il presidente ucraino. Intanto la NATO resta divisa sulla risposta da dare a Mosca, e la voglia di un confronto militare è poca…

Le due posizioni nella NATO

Malgrado le dichiarazioni, la NATO non ha ancora raggiunto un accordo sulla risposta da dare alla Russia. Le manovre militari del Cremlino hanno messo l’occidente nell’imbarazzo di scoprirsi diviso, segnando un punto a favore di Mosca. La pressione sui confini dell’Ucraina ha fatto emergere due differenti posizioni all’interno dell’Alleanza Atlantica, una più attendista e dialogante, portata avanti dai paesi dell’Europa occidentale, e una più muscolare, invocata dai paesi dell’Europa orientale e sostenuta da Washington che, proprio per tranquillizzare questi ultimi, ha deciso di mobilitare 8500 uomini di reparti di intervento rapido da dislocare – eventualmente – in Polonia e Romania. Si tratta di un numero esiguo di soldati, un intervento simbolico, rivolto agli alleati più che alla Russia.

Dure conseguenze, ma quali?

L’unica cosa su cui davvero i leader occidentali sono d’accordo è che ci saranno “dure conseguenze” in caso di invasione dell’Ucraina, ma che tipo di conseguenze non è chiaro. Economiche, dicono a Berlino, Roma e Parigi. Militari, suggeriscono da Varsavia, Bucarest e Londra. Un fatto è certo, la NATO non si sta preparando alla guerra. Non c’è alcun accordo in tal senso. Anche l’invio di armi all’Ucraina, annunciato dal Regno Unito – che già aveva accordi con Kiev per la vendita di armamenti la cui consegna verrebbe solo accelerata – ha visto una levata di scudi da parte di Berlino che giudica tale mossa una provocazione verso Mosca.

Da più parti si leggono elenchi di caccia pronti al decollo, portaerei in avvicinamento, flotte salpate e truppe mobilitate ma sono dichiarazioni di intenti declinate al futuro, o al condizionale. Svogliatamente, la NATO afferma che mostrerà i muscoli, ma intanto resta ancorata all’incertezza.

“Nessuna minaccia imminente”

La Russia, d’altro canto, si sta adoperando in una peculiare forma di diplomazia coercitiva. L’aggressività serve a riportare l’occidente al tavolo delle trattative. L’indolente reazione atlantica verso la minaccia militare sembra confermare una generale voglia di diplomazia. Lo si capisce anche osservando la stampa russa. Il Kommersant ha dichiarato ieri, 25 gennaio, che “i negoziati sono usciti dal coma” e che “la minaccia di un conflitto su larga scala è rinviata”. Lo stesso giorno, l’Alto commissario degli Affari esteri dell’UE, Josep Borrell, ha detto che non esiste “alcuna minaccia imminente della Russia conto l’Ucraina” e persino il presidente Zelensky ha affermato davanti al Consiglio di Sicurezza nazionale che “non c’è nessun rischio di un intervento massiccio” dell’esercito russo al momento. Restiamo a guardare, sperando che la de-escalation prosegua.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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