Stoccarda albanesi

17 gennaio 1982, quei rivoluzionari albanesi uccisi a Stoccarda

Il 17 gennaio 1982, diversi colpi di pistola vengono sparati in una cittadina poco distante da Stoccarda. Non si tratta di criminalità o guerra tra bande, ma di un assassinio politico. Non riguarda cittadini tedeschi, dato che vittime e colpevoli vengono dalla lontana Jugoslavia. Un evento che la Germania dimenticherà presto, ma che in Kosovo, allora piccola provincia meridionale della Jugoslavia socialista, a maggioranza albanese, avrà un eco rilevante per gli eventi del ventennio successivo.

Le vittime

Le vittime dell’agguato sono tre albanesi del Kosovo, i fratelli Jusuf e Bardhosh Gërvalla e Kadri Zeka, di 36, 31 e 28 anni. Non sono emigrati qualsiasi. I tre sono tra i fondatori del Movimento Popolare per la Liberazione del Kosovo, una formazione di ispirazione marxista che si propone di lottare per l’indipendenza del Kosovo dalla Serbia e dalla Jugoslavia. Il leader carismatico è Jusuf Gërvalla, giornalista, scrittore, musicista, ma soprattutto attivista per la causa degli albanesi che vivono in Jugoslavia. La sua attività politica viene presto messa nel mirino dalla polizia segreta jugoslava, costringendolo alla via dell’esilio.

È in Germania che Jusuf Gërvalla, insieme al fratello Bardosh, riunisce la diaspora kosovara per fondare le basi di un movimento politico di estrema sinistra impegnato nella lotta di autodeterminazione del popolo albanese. Tra gli altri, a loro si unisce il giovane Kadri Zeka, anche lui costretto a lasciare la Jugoslavia a causa della sua attività politica. Eredi dei primi nuclei clandestini organizzati da Adem Demaçi (incarcerato per 28 anni dal regime di Tito), questi giovani rivoluzionari vedono nelle proteste scoppiate a Pristina nel 1981 il segnale che gli albanesi del Kosovo sono pronti a ribellarsi a Belgrado.

L’UDBA

In quegli anni, l’UDBA, letteralmente l’Amministrazione Sicurezza Statale, istituita nel 1946 dal regime del Maresciallo Tito con il compito di garantire la sicurezza dello Stato jugoslavo, era impegnata nell’arresto e nell’eliminazione di centinaia di cosiddetti “nemici dello Stato” in giro per il mondo: croati, serbi, albanesi, uccisi in esecuzioni sommarie a causa delle loro attività considerate sovversive.

In questa scia di sangue si inserisce l’assassinio di Zeka e dei fratelli Gërvalla, freddati in una vera e propria esecuzione mentre uscivano con la macchina dal garage dell’appartamento dove vivevano. Nessuno fu mai condannato per l’assassinio, ma non vi sono dubbi sulle responsabilità dell’UDBA.

Le conseguenze

L’uccisione di una figura nota come Jusuf Gërvalla non fece che alimentare la rabbia degli albanesi del Kosovo verso Belgrado, in un momento di crescenti tensioni a seguito delle proteste del 1981 e della conseguente repressione attuata dallo stato jugoslavo. Piuttosto che stroncare le rivendicazioni indipendentiste, l’uccisione dei fratelli Gërvalla e di Zeka spinse altri giovani ad avvicinarsi ai movimenti rivoluzionari e nazionalisti, gruppi di piccole dimensioni radicati soprattutto nella diaspora.

Proprio dall’impegno dei leader del Movimento Popolare per la Liberazione del Kosovo, erano difatti nati il Movimento Popolare del Kosovo (LPK) e il Movimento Nazionale per la Liberazione del Kosovo (LKÇK). Entrambi movimenti clandestini, con una piattaforma allo stesso tempo comunista e nazionalista, LPK e LKÇK iniziarono a farsi conoscere in Kosovo all’inizio degli anni ’90, in risposta alla crescente repressione contro gli albanesi attuata dal regime di Slobodan Milošević. La loro strategia, che prevedeva azioni armate contro postazioni di polizia, era in contrasto con la linea pacifista dello storico leader degli albanesi del Kosovo Ibrahim Rugova.

E fu proprio il LPK a fondare, nel 1993, l’ala armata del partito, l’Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK), che divenne il protagonista della guerra del 1998-99 e della successiva indipendenza del Kosovo. Una storia lunga e complessa, che molto deve a quei giovani uccisi a Stoccarda il 17 gennaio 1982. Uno di loro, proprio Jusuf, aveva una figlia di soli dieci al momento dell’uccisione: oggi Donika Gërvalla è Ministro degli Esteri del Kosovo indipendente.

Foto: Flamur Gashi Facebook

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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