Praga abortire
le attiviste di Ciocia Czesia nel novembre 2020, in occasione della consegna di una lettera aperta al primo ministro ceco Andrej Babis e al ministro della Salute Jan Blatny per chiedere la riforma della legge sull’aborto del 1986

REP. CECA: La “zia” che aiuta le polacche che hanno bisogno di abortire

In un anno 700 polacche hanno chiesto aiuto all’associazione di Praga Ciocia Czesia (la “zia ceca”) per le difficoltà ad abortire in Polonia

In media quasi due richieste al giorno arrivano a Ciocia Czesia (Zia Ceca), l’associazione di volontariato nata nell’ottobre 2020 per aiutare le polacche che hanno difficoltà a interrompere la gravidanza nel proprio Paese, a causa dell’inasprimento della normativa in materia, e cercano di farlo nella vicina Repubblica Ceca. Secondo un recente bilancio tracciato dall’organizzazione, fondata da polacche che vivono prevalentemente a Praga, il gruppo finora ha risposto a circa settecento richieste.

Numeri in crescita

Un numero che ha conosciuto un’impennata negli ultimi mesi. L’associazione, che conta su almeno una dozzina di volontari, nel marzo scorso ha ricevuto la centesima richiesta, nel solo mese di maggio ne ha contate una quarantina, che a settembre sono diventate ottanta. La legge in vigore in Polonia consente l’interruzione della gravidanza solo in caso di stupro, incesto o pericolo per la vita della madre, ma nonostante questo ci sono stati casi di donne alle quali è stato negato l’aborto e sono morte. Così, di pari passo con l’aumento delle proteste finora infruttuose, crescono anche i “viaggi della speranza”.

L’aiuto delle “Zie”

Di “Zie” ce n’è più di una. Oltre a quella “Ceca” esistono infatti anche Ciocia Basia (Zia Tedesca), Ciocia Wienia (Zia di Vienna) e Ciocia Frania (zia di Francoforte). E sono diversi i motivi che spingono a contattare la “Zia”, tramite il proprio sito o i canali Facebook e Instagram. A volte si chiedono solo informazioni pratiche su come prendere la pillola del giorno dopo, trovare un mezzo di trasporto o un alloggio. C’è chi domanda quale clinica non ha problemi ad aiutare chi non ha la residenza permanente nella Repubblica Ceca, chi chiede supporto legale e chi finanziario, e addirittura chi ha bisogno di interrompere una gravidanza all’insaputa della famiglia.

Moravia-Slesia regione preferita

La Zia Ceca opera soprattutto nella zona di Ostrava, nella regione della Moravia-Slesia, geograficamente e linguisticamente più vicina alla Polonia. Ci sono in particolare quattro cliniche di riferimento propense a collaborare con l’associazione, ma ne servirebbero di più. Purtroppo alcune strutture non accettano donne straniere, a causa di un quadro legislativo che nella Repubblica Ceca non è chiarissimo, poiché normativa in materia, che risale al 1986, vieterebbe di praticare aborti a chi non risiede stabilmente nel Paese.

Una legge da riformare

Nel 2016 il ministero della Salute ha chiarito che tutte le donne di Stati membri dell’Unione europea possono farlo. Sulla questione è tornato a novembre il Difensore civico Stanislav Křeček che, come riportato dal settimanale Respekt, in una lettera Milan Kubekche, presidente dell’Ordine dei medici, ha definito improbabili azioni legali contro chi asseconda cittadini Ue che vogliono abortire. L’Ordine non ha manifestato contrarietà all’interruzione di gravidanza di donne straniere nel Paese, ma ha comunque sottolineato che la legge del 1986 va riformata, escludendo chiaramente la possibilità di conseguenza penali.

Immagine in primo piano: le attiviste di Ciocia Czesia nel novembre 2020, in occasione della consegna di una lettera aperta al primo ministro ceco Andrej Babis e al ministro della Salute Jan Blatny per chiedere la riforma della legge sull’aborto del 1986

Chi è Andrea Rapino

Nato nel 1973 a Lanciano, in Abruzzo, dove vive e lavora come giornalista professionista, si è laureato in Storia a Bologna con una tesi sulla letteratura serba medievale, e ha frequentato la scuola di giornalismo dell'Università di Roma - Tor Vergata. Si occupa di cronaca, sport e cultura per diverse testate locali. Ha iniziato a scrivere per East Journal dal dicembre 2021.

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