disputa sul raki, Tirana, Albania

“La Disputa sul Raki”, l’Albania raccontata con gli occhi di un expat

L’Albania per molti versi è stato forse il paese dei Balcani più legato all’Italia da corsi e ricorsi storici – tra cui l’invasione fascista – e tra le due sponde dell’Adriatico gli scambi di genti e culture sono sempre stati frequenti. Le commistioni tra i due paesi sono proprio uno dei leitmotiv della Disputa sul Raki e altre storie di vendetta, raccolta di racconti di Fabio Rocchi, edito da Besa e uscito il 25 febbraio scorso. L’autore è fiorentino ma vive e lavora da sei anni a Tirana, facendo – ma non è certo l’unico – il percorso inverso rispetto a tanti albanesi che dagli anni Novanta hanno cercato fortuna nella nostra penisola.

Albanesi in Italia, italiani in Albania

Rocchi racconta in una modalità quasi da antropologo i tanti tipi di persone che popolano la multietnica Tirana come i villaggi più piccoli, cercando di descrivere stili di vita e tensioni di chi popola l’Albania oggigiorno. Da accademici smaniosi di far carriera a sdentati pastori, da ingegneri a maestri del webmarketing, Rocchi indaga le ragioni di tutti, ben raccontando i pensieri di alcuni e solo abbozzando la personalità di altri. I protagonisti sono però accomunati dall’essere degli sradicati, la maggior parte dalla loro terra di origine – albanesi di ritorno in Albania e italiani che ci lavorano -, altri perchè non si sentono più di appartenere alla propria comunità.

Storie di vendetta

Albanesi che hanno vissuto in Italia e sono tornati in patria e italiani che, per diversi motivi, vivono in Albania sono tra i protagonisti di questo libro corale di racconti. Tra i primi c’è Danush che, nel racconto Bulloni, che apre il volume, fa rientro nel suo paese dopo 20 anni in Italia per assistere la madre malata. Una volta lì, in un posto che apparentemente non sente più suo, chiuderà i conti con una vecchia, quanto misteriosa storia di violenza.

Il filo conduttore principale tra queste storie, come esplicita anche il sottotitolo della raccolta, è infatti proprio la vendetta, a volte violenta, altre sottile o ironica, che muove l’intreccio dei racconti. Una vendetta spesso legata a canoni ancestrali detenuti da persone sanguigne. Non manca la violenza, che è però è una forma di rivalsa, come nel caso di Aferdita nel racconto Inbutino, in cui traspare anche una concenzione della donna legata al possesso.

Quale Albania

L’Albania di oggi che scopriamo nelle pagine di questo libro è un paese in bilico tra tradizioni e canoni del passato e una sfrenata voglia di modernità. Il popolo albanese è un popolo in rapida evoluzione. Come ha spiegato lo stesso autore in un’intervista “negli ultimi venti anni, si è consumata una transizione che alla velocità della luce ha proiettato il vecchio mondo in una nuova dimensione”. Questa nuova dimensione e quella legata alla tradizione per ora ancora coesistono in un equilibrio precario, come coesistono nella Disputa.

La raccolta stessa è costruita sull’alternanza di vecchio e di nuovo. Nei racconti dispari si parla della vecchia Albania, dei suoi riti, dei soprusi e della società uscita ancora relativamente da poco dal regime comunista di Enver Hoxha. In quelli pari, invece, Rocchi si preoccupa di raccontare la nascita di un nuovo tipo di società e dei nuovi individui che ne fanno parte. Anche in questi ultimi però lo sguardo di Rocchi è critico nei confronti di una ricchezza rapida quanto probabilmente effimera e soprattutto verso lo sfruttamento della grande ricchezza naturale albanese a beneficio di un’edilizia selvaggia, come nel racconto La diga su a Peshmanar.

Un’esordio difficile da categorizzare

L’ultimo racconto, La disputa sul Raki, è il più autobiografico e nell’italiano esperto di webmarketing che procura clienti a chirurghi e dentisti di Tirana si può riconoscere lo stesso Rocchi, emigrato in Albania proprio per lavorare nel webmarketing e che ora invece insegna Letteratura italiana all’Università di Tirana. La posizione dell’autore è di osservatore privilegiato: è sposato con una donna albanese ed è in attesa della doppia cittadinanza.

Rocchi con uno stile estremamente asciutto, quasi neorealista, traccia dei quadri vividi trattando temi come la famiglia, la soddisfazione per il proprio lavoro, i vecchi rancori, senza però paura di ferire perchè forte della conoscenza dei luoghi e del tipo di persone di cui parla. I racconti procedono a ritmo sostenuto fino a quando, all’ultima svolta, non si incappa in uno schiaffo, o a volte in un buffetto, che riporta il lettore alla realtà. Una scrittura senza fronzoli che con grande forza descrittiva ci porta all’interno di un nuovo mondo – ora distante solo due ore di aereo, ma per molto tempo lontanissimo – e della mentalità dei suoi abitanti, con la sicurezza di chi si sente parte di quella comunità.

Questa raccolta rappresenta l’esordio di Rocchi nel campo della narrativa, un esordio non semplicissimo da categorizzare: la Disputa sul Raki è letteratura dell’altrove, letteratura expat o solo letteratura italiana? Le etichette anche se non sono fondamentali per apprezzare un’opera, sono utili però per la loro divulgazione. Si può intanto sicuramente dire che quello di Rocchi è un esordio vivace, che tramite dei racconti potenti ci svela l’Albania contemporanea dall’interno in un modo quasi unico.

Foto: Wiki Commons

Chi è Tommaso Meo

Giornalista freelance, si occupa soprattutto di Balcani, migranti e ambiente. Ha scritto per il manifesto, The Submarine e La Via Libera, tra gli altri. Collabora con East Journal dal 2019.

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