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BIELORUSSIA: “Esercizi di memoria”, un silent book per Minsk

Esercizi di memoria” è il silent book di Sasha Zelenkevich, un’artista bielorussa che vive e lavora in Italia da ormai vent’anni. Ha alle spalle numerose esposizioni collettive e personali, nazionali e internazionali. In questo delicato periodo per la Bielorussia, Sasha ha dedicato la sua attività artistica all’espressione del profondo dolore che sta vivendo la sua terra natale. Nasce così l’idea di Esercizi di memoria, un silent book in cui l’artista indaga il tema della memoria attraverso le tracce che l’acquerello lascia sulla carta; una carta sporca, vecchia, intrisa di nostalgia per un passato tanto recente quanto irraggiungibile. 

Quante cose può contenere una casa?  

Una casa, una casetta in realtà, come quella disegnata da un bambino. Linee, graffi, vuoti, campiture di inchiostro tracciano i paesaggi dell’anima. Il disegno infantile della casa ha un importante contenuto emotivo: rappresenta il modo di vivere del bambino, i rapporti con i genitori, il ruolo nella famiglia e come egli si prepara ad affrontare il mondo esterno. Fin da subito, infatti, un bambino esprime il desiderio di vivere sotto un “tetto sicuro” al riparo dai pericoli del mondo “esterno”. Ma questa casa ora è irraggiungibile, avvolta e coperta dall’esterno con un pesante panno nero. E cosa fai se ti viene sottratta la casa? Se viene invasa, calpestata, distrutta?

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Il silent book di Sasha Zelenkevich parla di questo: vi troviamo il ritratto della memoria profonda della sua casa, la Bielorussia.  Con la delicatezza propria della sua espressione pittorica, l’artista ci porta con sé: il sapore della neve, l’odore della nebbia, le fragoline di bosco appena raccolte. E, d’un tratto ci scorgiamo il Rosso, colore della violenza, del sopruso, del sangue. 

Un contributo per aiutare la Bielorussia

Le elezioni presidenziali che si sono tenute il 9 agosto del 2020 in Bielorussia, l’esclusione e la reclusione dei candidati dell’opposizione e la manipolazione dei  risultati elettorali hanno spinto il popolo a scendere in piazza e protestare pacificamente contro la dittatura di Aleksandr Lukashenko, che ha reagito praticando le più deprecabili forme di repressione contro i suoi stessi cittadini, arrestando migliaia di persone e portando avanti una campagna di intimidazioni e torture, tuttora in corso. Almeno sei manifestanti sono stati uccisi, migliaia sono stati arrestati e centinaia  sottoposti a torture. 

Per saperne di più: Cosa succede in Bielorussia, tutti gli articoli. E in ordine

Le proteste continuano in tutto il paese e ogni settimana si rivivono le stesse scene: le violenze commesse nei loro confronti sono confermate dalle immagini diffuse dai social media, dai mezzi d’informazione indipendenti e anche da movimenti nati dal basso come Supolka, la rete dei bielorussi in Italia. Attualmente, gran parte del paese è in sciopero: operai, studenti, liberi professionisti e dipendenti statali.

Dall’inizio delle proteste, l’Associazione degli Studenti Bielorussi ha raccolto le prove di 306 arresti e 113 espulsioni dalle università. In molti casi, gli studenti espulsi saranno costretti alla leva militare obbligatoria; molti si sentiranno obbligati e spinti a lasciare la loro terra natale.

Al fine di evitare una nuova diaspora sono sorti numerosi fondi e iniziative a sostegno del diritto allo studio. Questa campagna di fundraising intende donare un pezzettino di storia a chi vuole e può aiutare gli studenti bielorussi a liberarsi dai soprusi perpetrati dal dittatore da ormai 26 anni. In particolare, le donazioni effettuate andranno a coprire le spese di stampa e spedizione del silent book, mentre il resto del ricavato sarà devoluto al fondo Strana Fund “Honest University” che offre aiuto economico e programmi accademici in collaborazione con università estere per garantire la continuità degli studi degli gli studenti bielorussi oppressi

Potete seguire il progetto anche sulla pagina Instagram: esercizidi_memoria

Immagine: Sasha Zelenkevich, “Esercizi di memoria”

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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