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BIELORUSSIA: Studenti espulsi, docenti licenziati e arresti illegali. La repressione continua

Come preannunciato dall’opposizione, lunedì 26 ottobre l’intera Bielorussia ha aderito allo sciopero nazionale: la chiamata è stata accolta da diversi gruppi sociali, tra cui spiccano non solo operai delle fabbriche statali, ma anche studenti e docenti universitari. Il presidente Aleksandr Lukashenko – il quale ha totalmente ignorato l’ultimatum della leader dell’opposizione in esilio, Svetlana Tichanovskaja – ha continuato imperterrito per la sua strada, ancora una volta dando avvio ad atti di repressione e violenza nei confronti dei manifestanti.

Fra le vittime di queste numerose e sistematiche repressioni ci sono diversi intellettuali che sostengono l’opposizione, tra cui il noto poeta bielorusso Dmitrij Strocevarrestato il 21 ottobre per aver partecipato alle proteste di domenica 4 e rilasciato oggi, martedì 3 novembre, dopo 13 giorni di carcere – e Natalia Dulina, professoressa del dipartimento di lingua italiana presso l’Università Linguistica Statale di Minsk (MGLU), arrestata venerdì scorso per aver promosso uno sciopero tra i docenti.

East Journal ne ha parlato con Amerigo Zanetti, giovane insegnante italiano che ha lavorato al fianco di Natalia Dulina come lettore di lingua italiana presso la MGLU.

Ci puoi dire due parole su Natalia Dulina: chi è e perché è stata prima licenziata e successivamente arrestata?

Natalia Dulina è una dei docenti dell’Università Linguistica Statale di Minsk in sciopero dal 26 ottobre. Lavora alla MGLU dal 1991 ed è una delle migliori italianiste di tutta la Bielorussia; gode di grande rispetto sia tra gli studenti che tra il corpo insegnanti. 

Natalia figura tra i docenti che hanno aderito dello sciopero nazionale e, proprio per questa ragione, a distanza di pochi giorni ha ricevuto un ordine di licenziamento: non ha firmato le dimissioni e giovedì 29 ottobre è stata licenziata. L’università ha pubblicato una nota in cui spiega che le motivazioni del licenziamento sono da ricollegare al fatto che i docenti non avevano alcun diritto a scioperare e sono consapevoli che partecipare allo sciopero equivalga alla violazione dei termini contrattuali.

Il giorno del suo licenziamento, Natalia ha rilasciato un’intervista al canale russo Dožd’ (minuti 37:46 a 45:15) dove spiega l’accaduto. A quanto pare, questa apparizione pubblica non è piaciuta al regime, tant’è che venerdì la docente è stata arrestata con l’accusa di aver urlato “Viva la Bielorussia” (Жыве Беларусь) e “Lukashenko, vattene” (Лукашенко уходи). Natalia è rimasta in stato di fermo presso il centro di detenzione di Okrestina fino al processo, avvenuto ieri (ndr, lunedì 2 novembre): il tribunale della capitale le ha assegnato due settimane di detenzione. L’ambasciatore italiano a Minsk, Mario Giorgio Stefano Baldi, aveva fissato un appuntamento con Natalia per martedì 3 novembre.

Cosa ha spinto Natalia a unirsi alle proteste?

Natalia sostiene apertamente l’opposizione e ritiene che quello che sta succedendo nel suo paese sia oltraggioso. All’inizio di settembre ha anche partecipato alla registrazione di un videomessaggio con altri 140 professori docenti della MGLU in cui viene denunciata la detenzione e la violenza nei confronti degli studenti.

In un’intervista del 5 settembre, Natalia racconta i fatti accaduti durante i primi giorni di proteste studentesche. ll primo settembre – primo giorno dell’anno accademico -, la professoressa sceglie di posticipare la lezione per permettere agli studenti di decidere liberamente come agire. Insieme a studenti e docenti di altre università cercano di raggiungere senza successo il ministero dell’Istruzione per consegnare una petizione. Da quel momento inizia un’escalation di violente repressioni in tutte le università. Le richieste dei docenti di proteggere gli studenti cadono nel vuoto. Consapevoli di non poter saltare altre lezioni o scioperare per evitare il licenziamento, diversi docenti scelgono di partecipare ai sit-in pacifici degli studenti per farli sentire protetti.

A tal proposito, nell’intervista Natalia fa una bellissima analogia tra la situazione attuale e il romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, in cui il giornalista protagonista gradualmente prende consapevolezza della realtà del regime in cui vive, fino al suo totale risveglio che coincide con la morte del suo giovane e appassionato collaboratore per mano della dittatura salazarista. Ecco, in Bielorussia sta accadendo lo stesso, e gli arresti degli studenti hanno risvegliato questa consapevolezza anche tra i loro docenti.

Come risponde il mondo delle università allo sciopero nazionale indetto da Svetlana Tichanovskaja? Ci puoi fare un quadro del mondo studentesco durante queste proteste contro il regime?

Tre anni fa lavoravo alla MGLU come lettore di italiano. Sono tutt’ora in contatto con molti miei ex colleghi, studenti e amici, e mi faccio raccontare da loro ciò che succede, oltre a seguire le notizie sui canali Telegram. Le repressioni delle manifestazioni, come sempre pacifiche, sono state connotate nuovamente da un altissimo livello di violenza, che ha coinvolto centinaia di persone: diversi studenti sono trattenuti in carcere, dove gli uomini vengono torturati e seviziati senza ritegno. Oltre a Natalia, alla MGLU sono state licenziate altre 3 professoresse e 15 studenti sono stati espulsi; in segno di solidarietà due docenti hanno dato le dimissioni. 

Venerdì 30 ottobre circa 200 persone si sono radunate all’ingresso dell’università per sostenere Natalia Dulina e tutti gli altri studenti espulsi e docenti licenziati. Ma gli studenti della MGLU non sono gli unici a unirsi alle proteste: in alcune università, sono state organizzate delle proteste di sit-in; in altre, decine e centinaia di studenti hanno protestato, in piedi, all’ingresso delle loro università. E non solo a Minsk, ma anche nelle altre città bielorusse (Grodno, Brest). Studenti e insegnanti partecipano attivamente alle proteste in Bielorussia già dall’inizio di settembre, semplicemente ora – con l’annuncio dello sciopero nazionale – sono aumentate.

Il presidente Lukashenko ha ordinato di espellere gli studenti dalle università che prendono parte alle proteste, aggiungendo che negli ultimi giorni i manifestanti hanno oltrepassato la “linea rossa” e che le loro azioni possono essere considerate come azioni di “gruppi criminali organizzati con segni di terrorismo”.

In Italia si parla poco dell’attuale situazione in Bielorussia, paese che pochi conoscono realmente. Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per essere solidali con il popolo bielorusso e dare voce a queste proteste?

Il desiderio di informarsi attivamente è una pratica poco diffusa. Ormai l’informazione si subisce. Io cerco di fare quello che posso e divulgare il più possibile le informazioni che ricevo. Una mia ex-collega dell’università, Giulia Dossi (dottoranda in Slavistica presso l’Università di Harvard) ha tradotto in italiano il testo teatrale “Insultati” del regista bielorusso Andrej Kurejčik. La pièce racconta la storia delle ultime elezioni presidenziali bielorusse, delle prime marce pacifiche, della reazione violenta delle autorità, del crescente sostegno tra i lavoratori delle fabbriche in sciopero e della notevole perseveranza dei bielorussi – soprattutto donne – che continuano pacificamente a protestare nonostante gli arresti, i pestaggi e la dura repressione.

Lo spettacolo è stato scritto da Andrej Kurejčik solo sei settimane fa. Lo scrittore bielorusso si è sentito chiamato a parlare di quello che sta succedendo nel suo paese da agosto: la violenza della polizia, gli arresti, le prevaricazioni, il rifiuto di Lukashenko di abbandonare il potere nonostante abbia perso le elezioni. Nelle ultime sei settimane, lo spettacolo è stato tradotto in più di dieci lingue e compagnie teatrali e università in tutto il mondo stanno organizzando letture pubbliche o spettacoli per dare voce ai bielorussi e mostrare la propria solidarietà. Potete seguire gli spettacoli e le letture  sul gruppo Facebook “Insulted. Belarus. Worldwide Readings”. Per ora, ho avuto dei contatti con una compagnia italiana per metterlo in scena e abbiamo iniziato a farlo circolare per poter organizzare eventuali letture e rappresentazioni.

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Potete scaricare gratuitamente la pièce di Andrej Kurejčik tradotta in italiano direttamente qui: Insultati. Bielorussia

Per saperne di più: Cosa succede in Bielorussia, tutti gli articoli. E in ordine

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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